Rossi vs Marquez – l’epilogo scontato

di Igor Carta

Rossi in press conference a Sepang riferì di complotti e preferenze ai suoi danni, non era il caso di far parlare solo la pista? Visto il risultato pare di sì

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Sono stati in pochi ad aver scritto qualcosa che non fosse accecato dal tifo riguardo l’epilogo del Motomondiale 2015; mentre partiva la corsa allo stracciamento delle vesti ed alla purificazione del tempio motoristico, qualcuno ha invece chiosato con un semplice, geniale ed azzeccatissimo: “Chi semina vento, prima o poi raccoglie tempesta“. E non ci vuole un genio a capire il riferimento; oggi la parola magica sulla bocca di tutti è “biscottone”, per carità, la combine tra Jorge Lorenzo e Marc Marquez a Valencia è palese, nessuno però sembra chiedersi come si sia arrivati a tanto. Tutto nasce ovviamente dalla gara di Philip Island, una delle più belle di sempre, con il giovane rampante che annichilisce gli avversari con un ultimo giro da cineteca. Però tutti diedero addosso ad Andrea Iannone, reo di aver fatto solo il suo lavoro, aver messo la sua Ducati sul podio a scapito di sua maestà Valentino Rossi. Tralasciamo sui vergognosi commenti riservati al ducatista, magari sparati dagli stessi tristi personaggi del famoso hastag #escilo. Come già scritto per i fatti di Assen, in cui  si dimostrò per la prima volta “sensibile” al subire manovre al limite, il 46 avrebbe fatto bene a pungere con la guida, in quanto incapace di farlo con la lingua; le sue parole infatti hanno solamente aizzato piloti più giovani e più veloci a deporre il vecchio re prima del dovuto, a prezzo anche di una gara oscena come quella di Valencia.

In secondo luogo perché mai i due piloti della Honda avrebbero dovuto aiutare il pesarese? Perché Marquez avrebbe dovuto rischiare di rovinare la sua gara a vantaggio di un pilota che alla sua casa, la Honda, ha fatto salire una bile da primato dal 2004 in poi? Perché mai avrebbe dovuto aiutare un pilota che lo accusa, gratuitamente o meno è difficile da appurare, di fare le parti di un altro invece delle sue? Senza andare troppo lontano Michael Schumacher non si dannò certo l’anima per far vincere il titolo ad Eddie Irvine nel 1999, il suo compagno di squadra, oltretutto. Nel 1990 Ayrton Senna si vendicò su Alain Prost del torto subito l’anno prima con un intenzionale tamponamento, ma nessuno parlò di complotto o gesto antisportivo. Nel 2007, specie dal Belgio in poi, Fernando Alonso corse palesemente contro Lewis Hamilton, suo compagno di squadra bruciando anche le proprie chances iridate pur di intralciare l’anglocaraibico; ad Interlagos il terzo posto dello spagnolo fu fondamentale per togliere il titolo al suo team-mate e consegnarlo alla Ferrari, queste sono le gare, come disse qualcuno in tempi non sospetti. Il biscottone tra Lorenzo e Marquez è palese, ma l’impasto bello piccante chi lo ha preparato nel giovedì di Sepang?

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