Diego Fusaro – Marx antidoto contro il Complottismo – VIDEO

di Juanne Pili.

Intervistiamo Diego Fusaro – «Complottismo fase suprema del capitalismo».

fusaro marx

Partiamo dai concetti fondamentali: A cosa serve la verità? Mi rifaccio al titolo di un celebre dialogo tra Richard Rorty e Pascal Engel.

Anche se Rorty – pace all’anima sua (è venuto a mancare pochi anni fa) – era contro la verità.

Significa la possibilità di distinguere tra vero e falso, quindi di poter cercare modelli di vita; forme politiche; di diritto; di morale – giuste – da contrapporre a quelli falsi. Quindi significa un rapporto tra soggettivo ed oggettivo, essenzialmente. Rinunciare alla verità come avviene nel mondo postmoderno rende impossibile dire cosa è falso e quindi ribellarsi contro qualcosa di falso. Questo è il punto politicamente più interessante della questione.

Effettivamente il principale problema del pensiero di Rorty è che toglie alla verità la sua posizione centrale nel pensiero filosofico.

Il problema del pensiero di Rorty è ch’è unilaterale. Dice in fondo che “verità” significa “autoritarismo”, perché poi vuoi imporla anche agli altri, quindi sostiene sia meglio abbandonare questo concetto. Però la verità non è automaticamente autoritaria. Può essere discussa dialogicamente, no?

Senza contare che togliendo la verità tutto diviene opinione. Quindi se un debunker mi spiega che le scie chimiche sono delle scie di condensazione frutto di fenomeni noti ai meteorologi, non sta facendo altro che sostenere una opinione di regime, anziché darmi una corretta informazione. E’ possibile tracciare un collegamento, anche solo indiretto, tra l’anti-scientismo del pensiero postmoderno e questo dilagare delle bufale? Non solo in Internet – in tutti i media in generale.

Certamente, se tutto è ugualmente falso o ugualmente vero non puoi nemmeno svolgere una funzione critica. Se «non esistono fatti ma solo interpretazioni» allora non puoi dire se una interpretazione sia falsa o vera. Non puoi più fare riferimento ad un criterio di verità. Esattamente quel che avviene nel pensiero postmoderno. A questo punto mi chiedo se un postmoderno possa leggere il giornale. Che senso avrebbe per lui? Tanto troverebbe solo interpretazioni. Può dare direttamente lui la sua interpretazione.

Del resto, una interpretazione dovrebbe essere sempre “di qualcosa”.

Soprattutto, per quanto sia vero che noi non abbiamo mai un accesso diretto alla realtà esterna al pensiero, perché tutto è sempre pensato, questo non vuol dire che il pensiero sia “inventarsi le cose”. C’è sempre – come direbbe l’idealismo tedesco – un rapporto “soggetto-oggetto”. Non c’è mai un oggetto sciolto dal soggetto, ma questo non vuol dire che sia impensato dal soggetto. Il postmoderno è una sorta di soggettivismo individualistico portato al suo grado parossistico. Quindi io sono piccatamente critico verso il postmoderno, ma sono anche critico verso lo “scientismo”, se per esso intendiamo quella tendenza della scienza a porsi come unico criterio di pensiero forte. La scienza nel suo ambito svolge una funzione fondamentale ed è bene che la svolga, però deve riconoscersi come sapere valido per un ambito dello scibile e dell’esperienza. Mai deve rientrare in una forma di sapere assoluto. Altrimenti tradisce se stessa, innanzitutto.

Anche perché la certezza scientifica per definizione non sarà mai completa. Arriviamo così dall’altra parte della barricata: Il cosiddetto “new realism”. La «realtà è inemendabile», ma, si affretta a precisare Maurizio Ferraris, «accertare non significa accettare». Non di meno se ci si limita ad una critica del postmoderno e non si va oltre, il rischio di limitarsi al puro sterile rispecchiamento è alto. Alla fine tutto questo non può risultare controproducente? Ai fini stessi della divulgazione scientifica.

Ho molta stima di Maurizio Ferraris, che tra l’altro ha un sito molto originale e seguito, critico il new realism come criticherei il pensiero di Marx o di Heidegger. Mi è utile anche per pensare confrontarmi col nuovo realismo. Comunque secondo me il rischio è proprio questo. Non è un caso se nel “Manifesto del Nuovo Realismo” – come ho scritto nel mio libro “Il Futuro è Nostro” – l’aggettivo più usato è “inemendabile”. Chiediamoci come mai. «La realtà è inemendabile» vorrà pur dire qualcosa. Non credo che nuovo realismo e postmoderno siano “opposti”, o meglio, lo sono in correlazione essenziale tra loro, perché in fondo in maniera diversa dicono che il mondo può essere interpretato infinitamente (postmoderno) o “accertato” – quindi “accettato”, dal mio punto di vista – illimitatamente (nuovo realismo) e in ogni caso dicono che non può mai essere trasformato, cioè rimuovono Marx dal coro, rimuovono il pensiero dialettico. Quindi io cercherei una terza via rispetto al nuovo realismo e al postmoderno.

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Ho letto i tuoi recenti articoli sul Fatto Quotidiano riguardo l’alimentazione (togli la carne e metti gli insetti) e l’immigrazione. Leggendo i commenti mi sono reso conto che molti non coglievano un fenomeno fondamentale, ovvero l’esistenza di un sistema complesso che sovrasta le persone, producendo conseguenze che vanno al di là delle decisioni dei singoli. Insomma molti leggendoti hanno capito che secondo te un gruppo di persone si sono riunite in uno stanzino è hanno deciso che “lunedì si condanna la carne e martedì liberalizziamo gli insetti in cucina”.

Il problema è duplice. Primo: Gli articoli erano scritti in italiano, quindi il problema che non vengano capiti sta nel fatto che troppi anni di televisione e di cultura della “desimbolizzazione” possono portare al fatto che la gente non capisca articoli scritti nella propria lingua. Secondo: Come sai io mi richiamo alla filosofia di Marx, ch’è il grande antidoto contro il complottismo; nel suo pensiero non esistono individui che decidono segretamente cosa fare, ma ci sono appunto, processi storici in atto, che vanno al di là della volontà del singolo individuo. Il fatto che esista il gruppo Bilderberg vuol dire ch’è coerente con lo spirito del tempo che si vada in quella direzione, in linea con processi in atto del capitalismo, come anche la demonizzazione della carne; perché danno spazio a questa notizia? Si sapeva già che non faceva bene mangiare troppa carne rossa.

Sì, la cosiddetta “scoperta dell’acqua calda”. Me ne sono occupato anch’io su Bufale.net.

Dal mio punto di vista lo fanno per imporre quel che io chiamo il “gastronomicamente corretto”. La versione culinaria del “politicamente corretto”, cioè diranno loro cosa si può e non si può mangiare; ciò ch’è globalizzato e che non ha più niente a che fare con le culture locali. Se lo dico io che sono piemontese… nella mia tradizione c’è il culto della carne. Anche da te in Sardegna.

Su Porceddu.

Quindi, dove andiamo a parare? Non potremmo più mangiare la carne rossa e mangeremo gli insetti globalizzati o le verdure OGM? Quindi nulla di complottistico ma semmai il riconoscimento di un processo in atto della mondializzazione che mira a distruggere tutto ciò che non è affine a questa logica.

Non è la prima volta che ti occupi del cibo nella tua critica a questo processo in atto. In particolare hai messo in relazione certe bevande col senso del tempo nelle varie classi sociali.

Esattamente, nel mio libro “Essere senza Tempo”, avevo provato a mostrare come ci sia un rapporto diretto fra l’affermarsi delle bevande e l’epoca storica. Il caffè è stata la bevanda della borghesia, che deve avere corpi lucidi, scattanti e sobri; mentre invece la cioccolata calda è la bevanda della aristocrazia, che garantisce ritmi lenti, oziosi; mentre invece l’acquavite diventa la bevanda del proletariato che deve evadere rispetto alla irrazionalità razionale del sistema capitalistico. Oggi la bevanda di massa diventa la Coca Cola, per il fatto che questa bevanda è la cifra della società dei consumi; promette di estinguere la sete ma in realtà la fa crescere di continuo, addirittura la Coca Cola Zero, se ci pensi, non si capisce cosa ci sia dentro, “niente” a parte il puro valore di scambio.

E’ possibile che le classiche teorie di complotto risultino addirittura organiche al potere che si vorrebbe combattere? nella misura in cui distraggono dai problemi reali.

Ti rispondo con una frase: “Complottismo fase suprema del Capitalismo”. Perché col complottismo sembra che il problema siano sempre singoli individui, mai il sistema in quanto tale, basta rimuovere questi singoli cattivi per rendere il sistema buono. Motivo per cui rigetto il complottismo e guardo alle leggi oggettive della produzione.

Per spiegare questo fenomeno molti parlano di “analfabetismo scientifico”, a questo punto mi chiedo se invece si tratti di “analfabetismo filosofico”.

C’è un analfabetismo in generale, se pensi che la maggior parte degli italiani fatica a legge degli articoli scritti in italiano, spesso, perché è più facile governare gente che non ha cultura, che non ha un patrimonio simbolico e critico con cui reagire, che sono i veri antidoti del potere. C’è un analfabetismo di ritorno in ogni ambito e settore della cultura, perché l’ideale è avere menti calcolanti e non pensanti. E’ a questo che oggi mira chi distrugge la scuola, chiamando le riforme «buona scuola», ovviamente.

Grazie Diego.

Grazie a voi, a presto.

Ascolta l’Intervista a Diego Fusaro


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