Nürburgring – l’inferno verde

di Igor Carta

Il vecchio Nürburgring è uno dei circuiti in cui è stata scritta, nel bene e nel male, la storia della F1

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Ci vorrebbe davvero un libro per descrivere il Nürburgring, il famigerato circuito fino al 1976 unica sede del Gp di Germania. La terrificante Nordlschleife era detta “l’inferno verde”, lunga ben 22.834 metri, un’infinità di curve, e dislivelli impossibili da imparare a memoria, e la sua cattiva fama è stata confermata anche quest’anno, a causa di un incidente durante la VLN Endurance che ha provocato la morte di uno spettatore. Malgrado il terribile rogo della Ferrari di Niki Lauda nel 1976 abbia imposto l’abbandono della F1, il vecchio Nürburgring ha continuato e continua ad ospitare corse, come la 24 ore, test di vetture stradali e semplici appassionati che su auto, moto ed addirittura camion desiderano sfidare l’inferno verde.

Uno scorcio del vecchio tracciato
Uno scorcio del vecchio tracciato

Fu a partire dal 1984, con la costruzione della cosiddetta Gp Strecke, che poterono tornare i grandi eventi; il nuovo circuito, seppur moderno e sicuro, non ha nulla a che vedere con il vecchio, in cui ogni curva, seppur pericolosa, rappresentava una sfida e aveva un aneddoto da ricordare. Il grande Jackie Stewart disse in proposito che se un pilota sosteneva di amare il ‘Ring o mentiva o non vi gareggiò mai con la dovuta velocità. il nuovo tracciato spodestò anche lo svolgimento della 1000 km, non è molto amato dai piloti, eppure, specie per il clima, fu teatro specie negli anni recenti di splendide gare.

 

Come ad esempio l’edizione del 1998, quando al ‘Ring si disputò, come penultima gara del campionato, il Gran Premio del Lussemburgo; la Ferrari era reduce dalla doppietta di Monza, e anche in Germania Michael Schumacher ed Eddie Irvine fecero sognare i tifosi con una prima fila tutta rossa. L’illusione in gara durò poco, visto che le McLaren Mercedes di Mika Hakkinen e David Coulthard con una oculata strategia sui pit stop riuscirono a sopravanzare i rispettivi “alter ego” in rosso; fu una gara di rara intensità, giocata sia dai piloti che dai box sul filo dei secondi. Quasi da incubo l’edizione del 1999 a causa del meteo che mandò le squadre nel pallone più completo; Schumacher si era rotto la gamba due mesi prima a Silverstone e la Ferrari lo aveva rimpiazzato con il finlandese Mika Salo, quella fu la gara del famoso episodio della ruota smarrita sulla vettura di Irvine, che si stava giocando il mondiale con Hakkinen. Storica fu l’edizione successiva nel 2000, quando a causa di una pioggia torrenziale la gara fu un monologo della Ferrari di Schumacher; edizione da cardiopalma nel 2003, quando il giovanissimo Kimi Raikkonen, pur con la vettura dell’anno precedente, segnò una fantastica pole al sabato e conduceva agilmente la gara la domenica con tanto di giro più veloce, ma dovette ritirarsi a causa del cedimento del propulsore.

Altro problema ma stessa depressione nel 2005 per il finlandese allora in forza alla McLaren; Kimi, reduce da due vittorie consecutive in Spagna e a Montecarlo dominò anche la gara del Nürburgring, peccato che nel finale spiattellò una gomma in frenata, il regolamento quell’anno proibiva il cambio gomme in gara, Raikkonen proseguì quindi malgrado le fortissime vibrazioni che, alla prima curva dell’ultimo giro, provocarono il cedimento della sospensione e quindi il ritiro, con sommo gaudio del rivale della Renault, Fernando Alonso, che colse quel giorno una vittoria inaspettata.

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