Schumacher e Ferrari – l’iride del 2000

di Igor Carta

La grande rincorsa viene coronata dopo 21 anni, Schumacher riporta la Ferrari sul trono iridato dopo una stagione incredibile

La Ferrari F1-2000
La Ferrari F1-2000

Nell’inverno ’99-2000 bocche cucite in casa Ferrari, non si fanno pronostici, non si parla della nuova vettura, sul quanto possa essere buona o meno. Eddie Irvine ha già lasciato da tempo la casacca rossa per indossare quella verde della Jaguar, che ha appena rilevato il team fondato da Jackie Stewart, reduce da un’annata memorabile. Sulla rossa n°4 siederà il brasiliano Rubens Barrichello, fino ad allora considerato nulla più che un onesto professionista, piuttosto bravo sul bagnato, così dicono. Quando lui e Michael Schumacher sollevano il drappo rosso che cela la nuova vettura tira subito una ventata di ottimismo difficile da arginare. La nuova F1-2000 si presenta come una versione assai estrema della già ottima F399. Schumacher non si sbilancia, auspica solo un briciolo di fortuna in più. Già alla gara d’esordio a Melbourne tutti si accorgono che non è la solita Ferrari conservatrice del passato. La prima fila in qualifica fu appannaggio delle solite McLaren Mercedes di Mika Hakkinen e David Coulthard, ma le rosse sono dietro ad appena mezzo secondo; Al via della corsa Schumacher parte male, ma tiene agevolmente il passo del duo in argento che non vedrà il traguardo causa guasti meccanici sulla stessa linea di quanto accaduto l’anno precedente. Barrichello invece si sbarazza grazie alla strategia della Jordan di Heinz Harald Frentzen, alla prima corsa della stagione è quindi subito doppietta Ferrari con Michael davanti a Rubens che già medita il colpo grosso nella gara successiva in Brasile, nella sua Interlagos. In qualifica la solfa non cambia, la prima fila è ancora tinta d’argento. Le Ferrari decidono di partire leggere con una tattica a due soste e già alla fine del primo giro Michael e Rubens sono già in fuga. Coulthard iniziò subito ad avere problemi con il cambio mentre Hakkinen a metà gara fu costretto al ritiro dal cedimento del propulsore. Anche Barrichello fu costretto al ritiro da problemi idraulici che si verificarono anche sulla vettura del tedesco, il quale riuscì comunque a tagliare il traguardo in testa per la seconda gara di fila. La McLaren di Coulthard, giunta al secondo posto nonostante le noie meccaniche venne invece squalificata per eccessiva usura del fondo piatto. La prima tappa europea del Circus, a Imola, è considerata la gara della verità, le Rosse danno battaglia già dalle qualifiche, quando Hakkinen per pochi millesimi toglie in extremis la pole a Schumacher. In gara il tedesco parte male, ma riesce a mantenere il contatto con il finnico, Barrichello è alle sue spalle e controlla Coulthard. La natura del circuito imolese, privo di possibilità di sorpasso, concede solo una chance alla Ferrari per artigliare la vittoria. Mika e Michael entrarono insieme ad effettuare la prima sosta al 27°giro, in tale occasione il D.T. Ferrari, Ross Brawn, fa imbarcare sulla Ferrari n°3 più carburante. Ciò permetterà, dopo la seconda sosta McLaren, di compiere 3-4 giri con pista libera e vettura scarica. Il trucco riesce, mentre Hakkinen annaspa nel traffico dei doppiati Michael tira al limite, e con un pit stop da record rientra in pista davanti alla McLaren n°1 che altro non può fare che accodarsi. Il tiro riesce anche a Coulthard ai danni di Barrichello, rallentato da problemi fisici per tutta la gara. Sul Santerno è l’apoteosi, la Ferrari ha sancito, se non la superiorità, sicuramente la parità tecnica con i rivali inglesi. Quarta tappa a Silverstone, la pessima idea di spostare una gara tipicamente estiva alla primavera fa subito diverse vittime, in primis le migliaia di spettatori rimasti bloccati nella campagna inglese saturata dalla pioggia. Che regala però una griglia di partenza assai singolare con Barrichello in pole davanti alla Jordan di Frentzen e alle McLaren di Hakkinen e Coulthard, Schumacher è solo quinto. L’indomani il tedesco effettua però uno start fulmineo vanificato da Hakkinen che lo spinge sull’erba spedendolo in settima posizione. Barrichello invece, dopo aver condotto la gara fino al 30° giro inizia ad accusare problemi alla vettura che lo portano a subire prima il sorpasso di Coulthard poi il ritiro. Lo scozzese vince così la corsa seguito da Hakkinen a cui il box impedisce di attaccare il compagno. Alle loro spalle si piazza uno Schumacher deluso ma che ha contenuto i danni grazie alla strategia. Si ritorna quindi sul continente per il Gp di Spagna nel circuito del Montmelò, dove Schumacher firma la pole, ma la gara è da dimenticare. A causa di un problema al rifornimento e di una foratura nelle battute finali il tedesco non va oltre il quinto posto, dopo aver tra l’altro favorito il compagno Barrichello ostacolando platealmente la Williams BMW del fratello Ralf togliendogli un podio inaspettato. Nell’appuntamento successivo per il Gp d’Europa sul circuito tedesco del Nürburgring piove a dirotto. La gara per i primi nove giri regala un serrato duello Hakkinen-Schumacher, poi alle prime gocce il tedesco salta il finnico e prende il largo. Il resto della corsa è un monologo del pilota Ferrari, infatti si concede anche qualche “pennellata” sull’asfalto viscido che ferma le pulsazioni a Jean Todt e a tutti i ferraristi. Barrichello è solo quarto a causa di una strategia suicida e dopo Imola è già la seconda volta che accusa la squadra di non supportarlo a dovere. A Montecarlo Schumacher firma la pole e sembra destinato ad una facile vittoria ma deve ritirarsi a circa 20 giri dalla fine a causa del cedimento di una sospensione posteriore. Un successo gettato alle ortiche per la felicità di David Coulthard che al traguardo precede la Ferrari di Barrichello e la Benetton di Giancarlo Fisichella. Due settimane ed è la volta della prima trasferta in Nordamerica, a Montrèal per il Gran Premio del Canada dove dopo l’Australia è di nuovo doppietta Ferrari. Con una condotta di gara perfetta e la pioggia che imperversa nel finale, Schumacher e Barrichello sembrano dare una mazzata decisiva ai rivali della McLaren.

 

La tappa successiva sul circuito francese di Magny Cours, tradizionalmente favorevole alle rosse regala invece una nuova doppietta in argento, con Coulthard davanti ad Hakkinen. Schumacher è stato fermato dalla rottura del motore mentre Barrichello non ha potuto fare di meglio del terzo posto. Da incubo invece le due tappe successive in Austria e Germania in cui il tedesco viene eliminato da collisioni al via. Ma in terra tedesca va in scena una gara d’altri tempi; mentre le McLaren pregustano un’altra facile doppietta dopo quella austriaca, la gara sul circuito tedesco viene interrotta prima da una invasione di pista di un ex dipendente Mercedes, poi inizia a piovere solo sulla parte finale del circuito. Barrichello, zitto e muto, partito diciottesimo per qualifiche da dimenticare ne approfitta per rimontare e sotto la pioggia, mentre tutti rientrano ai box per montare gomme da bagnato, prosegue con quelle da asciutto; tale azzardo gli regala la prima vittoria in F1 dopo ben 124 Gp disputati e salva il primato in classifica del compagno. La corsa successiva si svolge nel toboga dell’Hungaroring, pista lenta e tortuosa che dovrebbe favorire le caratteristiche delle Rosse; Schumacher marcò la pole ma Mika Hakkinen azzeccò la partenza e dopo la prima curva condusse la gara indisturbato fino al traguardo, dietro di lui si classificarono il tedesco della Ferrari, Coulthard e Barrichello. Con il successo ungherese Mika strappò il primato in classifica a Schumacher, che contò in un rapido riscatto in Belgio, sulla sua pista preferita. La pioggia cade copiosa sul tracciato delle Ardenne e ciò sembra favorire la rincorsa del tedesco, ma già da metà gara il tempo migliora e l’asfalto si asciuga velocemente sotto il sole sbucato dalle nubi. Hakkinen inizia una inesorabile rimonta sulla Ferrari che viene coronata dal sorpasso a tre giri dalla fine, uno dei più belli e temerari della storia. Vi è tanta inquietudine in casa Ferrari, alla vigilia del Gran Premio d’Italia a Monza, dove invece, e contro il pronostico sfavorevole, la Ferrari occupa tutta la prima fila e torna alla vittoria con Schumacher. Una gara funestata dalla morte di un addetto antincendio della CEA, Paolo Gislimberti, centrato da un pneumatico staccatosi dalla Jordan di Frentzen nella rovinosa collisione al primo giro. Si dice anche che la ritrovata competitività Ferrari sia dovuta ad una spiata che avrebbe fatto rilevare alla FIA qualche irregolarità tecnica sulle vetture di Woking. Nella successiva tappa, sull’inedito circuito di Indianapolis fu di nuovo doppietta Ferrari con l’acerrimo rivale Hakkinen tradito dalla rottura del motore mentre già sentiva la scia del tedesco.

Schumacher torna così in testa al mondiale ed è determinato a chiudere la partita già a Suzuka, la pista dei cattivi ricordi. Vanifica la pole del sabato con la solita partenza non brillante e tenta poco sportivamente di chiudere Hakkinen contro il muretto, ma il finnico resiste e prende il comando. Scuotono la testa in parecchi, tranne Ross Brawn, che per l’occasione studia una nuova tattica stile Imola che riesce grazie alla bravura del pilota e dei meccanici, ma anche per una pioggia finissima che rallenta il finnico quel poco che è sufficiente al tedesco per sfilargli il comando. Alla bandiera a scacchi di una gara incredibile, condotta a ritmi infernali con il terzo, David Coulthard, staccato di oltre un minuto, Schumacher è matematicamente campione del mondo con la Ferrari, a 21 anni da Jody Scheckter. Il titolo costruttori arriva nell’ultimo appuntamento di Sepang con Michael vincitore e Barrichello terzo. La forza della Ferrari è stato senz’altro il gruppo, dalla dirigenza tecnica ai piloti fino ai meccanici, i veri costruttori di ben 10 vittorie, 9 pole position e una vettura sempre sul podio. La McLaren Mercedes fu un duro e degno rivale a cui, va detto, avrebbe senz’altro giovato dare subito a Mika Hakkinen i galloni di caposquadra. Il finnico, con grande dispiacere di tutti gli appassionati, lascerà la F1 da lì ad una stagione. Per il Circus inizia così un ciclo tinto di rosso in cui il novello campione del mondo, da “Schumi”, diventerà presto “Der Kaiser”.

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