1999 – la sfiga nera di Schumacher

di Igor Carta

Il 1999 sarebbe potuto essere l’anno buono, ma Schumacher si rompe una gamba a metà stagione

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L’ingresso della Bridgestone come unico fornitore di pneumatici è visto positivamente da tutti, team, tecnici ed addetti ai lavori, vincerà il pilota migliore con la vettura migliore, non ci sono più scuse, la Ferrari ha l’obbligo di vincere, a vent’anni dall’ultimo titolo piloti con Jody Scheckter e dall’ultimo alloro costruttori datato 1983. La nuova Ferrari F 399 si presenta come un’evoluzione della già ottima F300, ma molto più raffinata a livello aerodinamico. Tutti, dai piloti, ai tecnici ai motoristi fino al presidente Luca di Montezemolo giurano che questo è l’anno buono. L’inizio è tutto un programma. Nella gara inaugurale di Melbourne il gradino più alto del podio è tinto di rosso, ma “da quello che non ti aspetti”; Eddie Irvine vince il suo primo gran premio in carriera in una gara che vede i protagonisti della vigilia sulla soglia della depressione. Mika Hakkinen e David Coulthard dominano le qualifiche staccando tutti di oltre un secondo. Dominano la prima parte di corsa, molti temono un remake della gara dell’anno precedente, ma prima lo scozzese, poi il finnico si devono fermare a causa di noie meccaniche. Non va meglio a Michael Schumacher, costretto a continui ingressi ai box per una foratura, cambio alettone e noie elettriche. Irvine conduce la gara praticamente indisturbato, mentre il caposquadra non fa meglio di un ottavo posto. Il vecchio duello Hakkinen-Schumacher si riattiva nella successiva corsa in Brasile, in cui il finlandese, con una ottima strategia riesce a precedere il tedesco. Per David Coulthard vi è un altro ritiro, mentre Irvine, afflitto da guai con il motore deve accontentarsi di un quinto posto. Per il Gran Premio di San Marino ad Imola la Ferrari gioca in casa e si presenta con il primo pacchetto di consistenti novità tecniche ed i risultati si vedono. Le frecce d’argento monopolizzano la prima fila ma le Ferrari hanno più che dimezzato il distacco accusato in Brasile. Al via i quattro protagonisti mantengono le rispettive posizioni, Hakkinen inizia ad allungare finché, per cause mai chiarite, alla fine del 17° giro va a sbattere contro le barriere a bordo pista distruggendo la vettura. Coulthard passa al comando tallonato da Schumacher, mentre Irvine inizia a perdere terreno per guai al motore che lo porteranno al ritiro. Con una abile strategia elaborata dal box, Schumacher ritarda il secondo pit stop in modo da rientrare in pista davanti alla McLaren di Coulthard; ciò regala al tedesco la prima vittoria stagionale. La tappa successiva si svolge nell’impegnativo circuito cittadino di Montecarlo, in cui è battaglia già durante le qualifiche; Hakkinen soffia la pole a Schumacher per appena 64 millesimi, Coulthard e Irvine sono subito dietro a meno di mezzo secondo. Ancora una volta è la strategia del box l’arma vincente. Le due Ferrari partono leggere ed imprimono un ritmo indiavolato alla corsa monegasca che dopo 78 torridi giri regala la prima doppietta stagionale al team in rosso, primo Michael, secondo Eddie davanti ad un Mika Hakkinen a dir poco abbacchiato. A Montercarlo si apre anche il mercato a causa di una dichiarazione dell’avvocato Agnelli, il quale si pronuncia favorevole al rinnovo del contratto in scadenza di Eddie Irvine. Nella successiva gara il nordirlandese addirittura spodesta il caposquadra dalla prima fila, è la n°4 la rossa che scatterà al fianco di Hakkinen l’indomani.

 

Peccato che Eddie parta malissimo chiudendo Schumacher, mentre Hakkinen Coulthard e Villeneuve si avviano indisturbati. Il duo McLaren, approfittando del tappo che il canadese attua sulle due Ferrari, accumula presto un distacco incolmabile e a fine gara è doppietta Hakkinen-Coulthard davanti alle Ferrari di Schumacher e Irvine. Al successivo Gp del Canada a Montréal, circuito storicamente favorevole alla Ferrari le voci di mercato danno ormai per certo l’addio di Irvine al Cavallino. Schumacher intanto firma la pole davanti ad Hakkinen e allo stesso Irvine, ma la domenica, dopo aver condotto quasi la prima metà di gara, si autoelimina andando a distruggere la vettura contro in celebre “muro dei campioni”. Tra una safety car e l’altra Hakkinen mantiene facilmente una leadership insperata, dietro di lui è Irvine invece a dare spettacolo. Dopo aver perso numerose posizioni a causa di uno speronamento di Coulthard il pilota Ferrari non demorde e rimonta a suon di sorpassi fino al terzo posto finale tra gli applausi di tutto il popolo ferrarista. La tappa successiva in Francia rappresenta l’ultima buona occasione per un colpaccio prima dei successivi appuntamenti in Gran Bretagna, Austria e Germania, su circuiti sulla carta più favorevoli alle vetture di Woking. Il sabato si scatena sul circuito francese un nubifragio che imperversa per tutte le qualifiche che alla fine decretano una inedita prima fila formata da Rubens Barrichello e Jean Alesi. Schumacher è solo sesto, Hakkinen è quattordicesimo, Irvine addirittura diciassettesimo. La gara parte sull’asciutto, Hakkinen inizia una rimonta furibonda che lo porta fino alla seconda posizione, ma a quel punto inizia a piovere forte, tutti ai box per montare le gomme full wet. Il finlandese riprende l’assalto al leader della corsa, il brasiliano Rubens Barrichello, ma durante il sorpasso la McLaren va in testacoda e Mika deve ricominciare daccapo. Schumacher invece, che fino a quel momento era sembrato in affanno, nell’arco di pochi giri prende il comando della corsa, sembra avviato verso una cavalcata trionfale quando, improvvisamente, inizia a perdere terreno, Barrichello e Heinz Harald Frentzen lo braccano finché il tedesco decide di anticipare la fermata ai box per cambiare, oltre le gomme, anche il volante. La vittoria è ormai un miraggio, il tedesco agguanta il quinto posto solo grazie a Irvine che lo protegge fino all’arrivo. L’atmosfera è cupa in casa Ferrari, si vola dunque a Silverstone in cui il nervosismo accumulato si sfoga in tutta la sua virulenza. Sulla pista di casa le vetture di Woking occupano tutta la prima fila ma le Ferrari, Schumacher in primis, minacciano battaglia. La gara si consuma in appena un giro o quasi. Michael parte male al punto da essere scavalcato da Irvine, battaglia con il compagno fino alla curva Stowe in cui la rossa n°3 tira dritto contro le barriere. L’urto è tremendo, Michael ha anche il tempo di battere i pugni contro il volante prima di rendersi contro che si è rotto una gamba. Stagione finita.

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In seguito si dirà che l’impatto è da ricondursi ad un guasto ai freni spiegato con magistrale perizia dai tecnici della Brembo, ma in molti non ci credono, si pensa ad una scusa architettata ad arte in modo da non togliere al pilota la sicurezza nei propri mezzi che ne minerebbe le prestazioni in maniera irrimediabile. Irvine assume il ruolo di prima guida, malgrado il contratto per il 2000 già firmato con la Jaguar, affiancato dal finlandese Mika Salo. Approfittando delle lotte interne in casa McLaren mantiene aperta la lotta per il titolo fino alla terz’ultima gara al Nürburgring in cui si palesa l’assenza di Michael. Malgrado l’ok da parte dei medici Schumacher tentenna, preferirebbe rientrare in pista a stagione conclusa ma Montezemolo gli fa cambiare idea. Così nell’inedito circuito di Sepang, Michael si cala nuovamente nell’abitacolo della sua Ferrari, marca la pole lasciando il secondo piazzato, Irvine, a più di nove decimi. In gara lascia la vittoria al compagno contemporaneamente facendo da tappo a Mika Hakkinen. Il titolo sembra finalmente alla portata, l’ultima gara di Suzuka decreterà il migliore di una stagione che ha già il suo vincitore morale. Quest’ultimo firma la pole al sabato, Hakkinen è ancora dietro di lui; la strategia è semplice, Michael deve vincere e Eddie arrivare alle calcagna di Hakkinen, stretto a sandwich tra le due Rosse. Il finnico invece, zitto zitto, parte a razzo annichilendo tutti, prende il comando e imprime un ritmo inavvicinabile che gli regala il secondo titolo mondiale consecutivo. Per la Ferrari c’è la consolazione del titolo costruttori, “la coppa del nonno”, come la rinominò in seguito Flavio Briatore; in Ferrari c’è delusione, in molti accusano Schumacher di non aver voluto aiutare il compagno fino in fondo. Di certo non hanno aiutato le immagini amatoriali che lo immortalarono sbronzo nel paddock di Suzuka istantanee che fecero imbufalire l’intero popolo rosso invece vestito a lutto. Il presidente Montezemolo impose il silenzio ad oltranza, bocche cucite fino alla prima gara della stagione 2000.

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