Alain Prost – la Ferrari e il camion

di Igor Carta

Una storia bella ma tormentata quella di Alain Prost con la Ferrari, con un finale amaro per entrambi, solo 10 anni dopo arriverà il tanto agognato titolo

Suzuka 1989
Suzuka 1989

Qualcuno nei mesi scorsi ha paragonato la vicenda Fernando Alonso e il suo addio alla Ferrari con quella avvenuta nel 1991, quando sulla Rossa sedeva “il professore” Alain Prost, attualmente il pilota più vincente di sempre dopo le loro maestà Michael Schumacher e Juan Manuel Fangio. Una bella e tormentata storia quella tra il pilota francese e la Ferrari, non finì bene purtroppo e aprì uno dei periodi più neri della scuderia di Maranello. L’avventura cominciò discretamente, Alain giunse con il mondiale in dote dopo un discusso contatto con Ayrton Senna a Suzuka 1989, l’accordo fu siglato già a settembre, la Ferrari era una buona macchina che aveva vinto due gare con Nigel Mansell ed una con Gerhard Berger, Alain era invece insofferente alla presenza di un ingombrante e rampante team-mate, un certo Ayrton Senna, ma il francese aveva le idee chiare, mollare sì la macchina migliore nelle mani del peggior nemico ma pretendere ed ottenere dalla nuova squadra tutte le garanzie tecniche del caso. In Ferrari c’era già il miglior tecnico disponibile, quel John Barnard che firmò l’ottima vettura del 1989, codice progetto 640, ma il mago non era benvisto a Maranello, in più il direttore sportivo della Ferrari di allora, Cesare Fiorio strappò alla McLaren anche il chief designer Steve Nichols che andò ad affiancare il già presente Enrique Scalabroni nello sviluppo del progetto 640.

Dopo un inizio non esaltante, tranne la vittoria di Prost in Brasile, da metà stagione i piloti iniziarono a macinare davvero con la F1-90, Prost infilò una serie di ben tre vittorie consecutive in Messico, Francia e Gran Bretagna, ma dopo le gare più veloci svoltesi in estate, esplose la rivalità tra i piloti Ferrari che fece ovviamente il gioco di Senna. La splendida prima fila rossa al Gp del Portogallo venne vanificata da Mansell che, partito dalla pole, chiuse platealmente il compagno contro le barriere lasciando via libera alle McLaren. Si venne inoltre a conoscenza di un episodio che spezzò l’armonia in maniera irreparabile dentro il box, o meglio tra Prost e il suo muretto. Nel week-end del Gp di Monaco avvenne un incontro segreto tra Senna e Fiorio, il contratto era già redatto e pronto ma Prost lo venne a sapere e secondo tanti rovinò tutto facendo il diavolo a quattro.

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Con tutto il rispetto per Senna, come si può non essere d’accordo con il francese, che abbandonò la scuderia che lui e Lauda fecero grande, lasciò la vettura migliore al rivale pur di non dividere il box con lui, riportò la Ferrari a lottare per il titolo dopo cinque anni e quella stessa squadra come ringraziamento, tentò di mettergli al fianco quel tipo, proprio quello che non puoi vedere. Immedesimandosi si può ben comprendere, chiunque si sarebbe incazzato.

Il mondiale ebbe l’epilogo che tutti conosciamo, e la stagione successiva fu un calvario che si concluse per il professore con la nota faccenda del camion; la storia conosciuta comunemente racconta che dopo il quarto posto nel Gran Premio del Giappone, Alain venne licenziato per delle dichiarazioni rilasciate nel dopo-gara, in cui avrebbe definito la sua Ferrari guidabile come un camion. Però in una intervista recente, rilasciata al Gp di Monaco del 2014, il professore é tornato sull’argomento e ha rivelato alcuni interessanti retroscena su quella tormentata stagione, specie sulla storia del camion. Le sue parole sarebbero state male interpretate, a seguito di un contatto al via avrebbe avuto problemi allo sterzo, e avrebbe concluso la gara con le braccia a pezzi; quando scoppiò lo scandalo ci fu un arbitrato in cui sfidò i dirigenti a trovare una registrazione dell’intervista in cui pronunciava quelle parole che, a suo dire vennero male interpretate, ma la decisione di appiedarlo, per ragioni politiche, era già stata presa. A tal proposito Alain sostenne che proprio dopo quella gara era prevista la firma di un nuovo contratto che per la prima volta in F1 avrebbe visto un pilota calarsi contemporaneamente nel ruolo di direttore sportivo. Chissà come sarebbe andata, forse quel disastroso 1992 la Ferrari se lo sarebbe anche potuto risparmiare.

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