Ustica – intervista all’avvocato Daniele Osnato

di Igor Carta

Intervistiamo l’avvocato Daniele Osnato, legale di punta della vicenda Ustica, riguardo quelli che potrebbero essere gli sviluppi futuri dell’inchiesta

L'avvocato Daniele Osnato
L’avvocato Daniele Osnato

Daniele Osnato è, così lui si definisce, un “avvocato di provincia”. Iniziò ad occuparsi della strage di Ustica nel 2001 insieme al collega Alfredo Galasso, assistendo un piccolo gruppo di parenti delle vittime. Oggi, quando si parla di quella orrenda strage il nome di Daniele Osnato è associato ai risarcimenti milionari che la magistratura, in seguito alla nuove inchieste di Palermo e Roma, ha decretato a favore dei suoi assistiti.

Avvocato Osnato, a che punto verte attualmente la nuova inchiesta sulla strage? Chi conduce il procedimento? Recentemente avete incassato nuovamente il pieno sostegno della magistratura, specie con il rigetto del ricorso presentato dall’ Avvocatura di Stato e la collaborazione della Francia.

I PM Erminio Amelio e Maria Monteleone della Procura di Roma. Non posso riferire poiché trattasi di indagini coperte da segreto istruttorio. Nel frattempo anche la Corte di Appello civile di Palermo ha accolto le nostre teorie sull’ipotesi del missile o, comunque, di una near collision.

Qualcuno si ostina a indicare l’esistenza di un contrasto tra il giudizio in sede penale e quello in sede civile; anche se lo ha già fatto, ci può spiegare nel dettaglio l’infondatezza di tale contrasto?

Nessun contrasto, solo una differente risposta ad una domanda processuale diversa. Nel processo penale era chiesto ai giudici di dire se i Capi dell’ A.M.I. avessero “depistato” sulla presenza di aerei militari statunitensi; e la risposta è stata negativa. Nei processi civili è chiesto se il depistaggio è stato comunque realizzato non solo dagli apici dell’ A.M.I. ma dai 78 imputati di reato connesso appartenenti all’Arma azzurra; e la risposta è stata positiva.

L’inchiesta partì in seguito alle dichiarazioni che l’ex presidente Francesco Cossiga rilasciò ai giornalisti Giampiero Marrazzo e Luca Cerasola. Le modalità che descrive sono tecnicamente credibili?

Si, sono credibili nel senso che, visto come espone i fatti e non essendo un tecnico del ramo, fa capire di aver letto documentazione al riguardo o di aver parlato con qualcuno che possedeva una chiara visione dei fatti.

100_4478_itavia

Come giudica questa improvvisa apertura dopo 27 anni di silenzio?

Cossiga forse credeva che le sue dichiarazioni non sortissero l’effetto della riapertura delle indagini. Fece tali dichiarazioni qualche giorno dopo la chiusura del processo penale. Evidentemente sconosceva l’esistenza del processo civile che alcuni Parenti delle Vittime avevano iniziato presso il Tribunale di Palermo.

Nello stesso documentario, oltre a Cossiga, vengono sentiti altri due personaggi, Giulio Andreotti e Gianni De Michelis. Quest’ultimo disse una frase ben precisa: “Ci sono delle cose che non possono e non devono avere una risposta”. Lei che ne pensa? E’ prevista l’audizione per Giuliano Amato?

L’affermazione di De Michelis è la rappresentazione di ciò contro cui abbiamo dovuto combattere in questi 35 anni di depistaggi. Non ci sono i nomi dei responsabili, ma che vi sia stata una accorta regia dedita esclusivamente all’occultamento della verità non lo dico io, lo dice la sentenza della Dott.sa Paola Proto Pisani. Amato è stato sentito nel processo civile, non ricorda nulla.

Anche Rosario Priore, dopo l’emissione della sua sentenza-ordinanza, pronunciò una frase ad effetto: “Ci sono verità che non ho mai potuto dire. Perché, pur intuendole e a volte intravedendole o addirittura vedendole chiaramente, non potevano essere provate sul piano giudiziario. Erano verità indicibili, secondo un neologismo coniato dal mio amico Giovanni Pellegrino e, scritte in una sentenza, avrebbero potuto produrre effetti destabilizzanti sugli equilibri interni e internazionali”. Un suo commento.

Sono assolutamente in accordo con Priore. Avendolo conosciuto personalmente mi sento di definirlo “l’uomo giusto nel momento sbagliato”. Questo perché se avesse assunto lui la direzione delle indagini nel 1980 noi oggi non saremmo qui a dibattere sulla strage di Ustica, la verità sarebbe già emersa da tempo. E’ davvero inimmaginabile la mole di documenti che ha dovuto esaminare e gli ovvi ostacoli che trovò lungo il suo cammino.

Lo scorso dicembre i professori Agostino De Marco e Leonardo Lecce dell’università Federico II di Napoli hanno pubblicato un nuovo studio sulla destrutturazione del DC9. Quali scenari aprono alla luce di queste nuove risultanze? I tecnici della parte civile Itavia era giunti alle medesime conclusioni negli anni ’90 giusto?

Infatti, non c’è alcuno scenario nuovo, solo la conferma di quanto sapevamo già da tempo.

Lei rappresenta un discreto numero di parenti delle vittime. Lo Stato italiano è reduce da una condanna che impone il pagamento dei danni ai familiari delle vittime, all’Itavia e alla famiglia di Aldo Davanzali, ex titolare della compagnia. Potrebbe riassumere i passi principali? Avete mai pensato, poi, lei o i familiari, di chiedere ai vertici dello Stato “diteci cosa avete fatto e noi rinunciamo ai risarcimenti”? 

La richiesta di risarcimenti è stata concepita proprio per questo; se ci dicessero la verità non esiteremmo un attimo a rinunciare ai risarcimenti. Tenga conto che, da un recente calcolo che ho effettuato con i miei collaboratori, in caso di condanna lo Stato dovrebbe liquidare all’Itavia, alla famiglia Davanzali e ai parenti delle vittime una somma che si avvicina al miliardo di euro. Ha senso davanti ad una simile conseguenza continuare a coprire i responsabili, gente che si è comprata castelli con le liquidazioni, gira in elicottero e percepisce pensioni di gran rispetto?

Un punto spinoso, la Sinadex; di cosa si tratta? Avete indagato riguardo questa misteriosa procedura? In un documentario il portavoce NATO James Appathurai è apparso assai in difficoltà al riguardo.

La Sinadex era una esercitazione simulata che Marsala effettuò proprio la sera dell’abbattimento del DC9. Ho molti dubbi che i nastri di tale Sinadex siano originali, ed ho altrettanti dubbi che davvero quella sera si sia svolta tale esercitazione simulata.

Ha mai sentito parlare di Mario Ciancarella e del suo scenario su Ustica? Sta seguendo altresì la vicenda di Sandro Marcucci, su cui ci sono ancora accertamenti in corso da parte della Procura di Massa?

Sono vicende che seguiamo con grande interesse, anche se non me ne sono mai occupato personalmente e non ho recenti informazioni circa l’esito delle indagini. E’ certo che molti profili appaiono strani. Mi sento inoltre in dovere di invitare chiunque abbia dei riscontri al riguardo di condividerli con più persone possibili, perché è una forma di protezione. Ciancarella e, con la peggiore delle conseguenze, Dettori ad esempio, sbagliarono ad isolarsi.

Ecco, Mario Alberto Dettori, i suoi congiunti affermarono che era sconvolto dopo aver prestato servizio al CRAM di Poggio Ballone la sera della strage. Una sua presunta frase mi ha colpito in particolare: “Stanotte è successo un casino, qui finiscono tutti in galera. Siamo stati ad un passo dalla guerra”. Galera per cosa, per non aver saputo proteggere un volo civile? O per qualcosa di ben più infamante?

Anche io mi sono chiesto cosa intendesse Dettori con la frase sulla “galera”, e senza averne riscontro l’ho attribuita ad una carenza di controllo, una inefficienza del sito. Almeno mi pare di poterla interpretare così.

Possiamo una volta per tutte, togliere di mezzo le varie teorie di ammaraggio? Certi programmi di “approfondimento” continuano a dare spazio alle dichiarazioni di un certo Guglielmo Sinigaglia.

No, al momento anche questa ipotesi potrebbe essere ancora plausibile; è da escludere un ammaraggio morbido o comunque guidato dai piloti, ma su questo fronte stiamo ancora lavorando. Personalmente non credo in tale ipotesi, ma ciò non toglie che i ritardi nei soccorsi, dipesi da certi soggetti operanti quella notte nell’ambito del sistema di controllo aeronautico, lasciano molto ma molto riflettere.

Altro capitolo spinoso, il MiG “libico” di Castelsilano, si è detto tutto ed il contrario di tutto; prevedete una nuova analisi del caso? Che ne è stato del relitto e del suo pilota? I pochi frammenti superstiti che a Pratica di Mare albergavano nello stesso hangar del DC9 che fine hanno fatto?

I resti del Mig sono spariti ma, se vuole il mio parere, credo che tutta la storia sia uno specchietto per le allodole architettato dai Servizi per depistare l’attenzione da altri paesi “amici”.

Vi aspettate una maggiore collaborazione dalla nuova Libia? Interrogherete Abdelsalam Jalloud, ex n°2 del regime di Mu’ammar Gheddafi? E’ vero che in quei giorni venne tentato un golpe in Libia ai danni di Gheddafi come disse anche il generale Nicolò Bozzo?

Su questa domanda non posso rispondere. Onestamente non so cosa aspettarmi, visto che con la caduta del regime, e vista la fine che ha fatto Gheddafi ho buone ragioni per sospettare che “qualcuno” abbia già “ripulito” gli archivi libici.

Si è detto che fosse una usanza consolidata per i caccia libici effettuare la manutenzione in Jugoslavia passando per lo spazio aereo italiano. Il punto però è che sarebbero passati a poca distanza da luoghi come Aviano, Camp Darby, la VI Flotta USA a Napoli, infine Sigonella. Ragioni di autonomia avrebbero comunque imposto una sosta rifornimento. Ci sono dei riscontri al riguardo? Le autorità dell’ex Jugoslavia sono state interpellate?

Non so se i Giudici istruttori abbiano mai fatto rogatorie alla ex Jugoslavia, mi pare di no, visto che all’epoca con il Patto di Varsavia non vi erano convenzioni di collaborazione giudiziaria. Qualche elemento che ci fa ritenere dei rifornimenti dei Mig libici in Italia c’è tra le carte processuali.

Sono sorte numerose discrepanze riguardo all’ identificazione sia del velivolo, sia del pilota; prima libico, poi siriano, poi mercenario siriano d’origine palestinese. E’ stato chiarito qualcosa al riguardo?

Ufficialmente era un libico, ma ci sono versioni non riscontrabili che ne dichiarano una nazionalità diversa.

1127625459

Andiamo a Ramstein: Ho già avuto modo di parlare con Giancarlo Nutarelli, sostenete la tesi del sabotaggio sul velivolo di Ivo Nutarelli e state preparando un dossier al riguardo. Se e quando verrà reso pubblico? Come sarebbe stato sabotato il Pony 10?

Non posso ancora rispondere perché sono ancora in corso gli accertamenti tecnici. Ciò che posso dire è che probabilmente, se i dati tecnici ce lo confermeranno, fu Ivo Nutarelli il bersaglio destinato di omicidio premeditato, Mario Naldini fu una vittima collaterale; questo lo sappiamo perché dalle deposizioni delle rispettive compagne si evince che fosse Ivo Nutarelli colui che volesse vuotare il sacco; pare che ci fu anche un acceso diverbio tra i due. Devo anche segnalare che quella su Ramstein fu un’indagine che nacque non per errore ma quasi; accennai al fatto quasi per caso e subito si levò un’ondata di rimbrotti e di smentite che mi fecero capire di aver toccato un nervo sensibile; non potevo certo lasciar perdere.

Avete intenzione di ascoltare in udienza Diego Raineri, all’epoca comandante della P.A.N., e i crew chief dei velivoli 6 e 10?

Sono stati già ascoltati, ma è come se non ci fossero. Il copione è sempre lo stesso.

Giovanni Bergamini, Alberto Moretti, Aldo Giannelli; parteciperanno anche loro?

Su questi soggetti stiamo svolgendo ulteriori verifiche. Sono stati ascoltati in passato dalla Magistratura ma hanno dichiarato di non ricordare nulla della sera del 27 giugno 1980. Eppure ci risulta che erano in volo affiancato al DC9 e che qualcuno invase l’aerovia civile.

Eppure l’A.M.I. ha rilasciato nel 2012 la propria relazione tecnica sui fatti di Ramstein, quali impressioni e che giudizio avete dato alle sue risultanze?

Relazione assolutamente semplicistica ed atecnica, del tutto inaffidabile, tra l’altro non supportata da alcuna valutazione tecnica sulla strumentazione dei velivoli o su analisi autoptiche sui piloti.

Qual’è attualmente la posizione tenuta dall’ Aeronautica Militare riguardo a Ustica?

L’A.M.I. recentemente aveva dato un’apertura. Ma credo si sia trattato solo di uno sprazzo, adesso tutto è rientrato.

Lo scorso novembre 25 parlamentari del PD hanno richiesto l’istituzione di una commissione bicamerale d’inchiesta su Ustica, come giudica questa iniziativa?

Ottima, nel momento in cui ci si affida a dei tecnici ovviamente, non a dei politici che fondano una commissione giusto per percepire un doppio stipendio. Anche noi abbiamo fatto una rogatoria al Parlamento Europeo per chiedere la costituzione di una Commissione di inchiesta. Poi tutto venne affondato nel mare della burocrazia, seppellito tra i meandri del “faremo”.

Per concludere, quali saranno i prossimi passi dell’inchiesta e dei parenti che a lei fanno capo?

Proseguiremo nei processi civili in attesa che la Procura di Roma concluda l’indagine riaperta in seguito alle dichiarazioni di Cossiga. Attualmente abbiamo aperto alcune piste che continuiamo a battere, da Ramstein ad alcune ulteriori verifiche tecniche. E poi c’è la Libia: sono convinto che proprio da tale fonte ci saranno grosse novità a breve.

 

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente La Moneta del Sesso a Pagamento dei Romani Successivo Italia Programmi Net - la truffa impunita