La crisi economica in Venezuela spiegata

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Parlare della situazione venezuelana, si tratti di descrivere un’epoca favorevole o di crisi, non può prescindere da uno sguardo verso la sua struttura economica. Infatti, il 95% delle sue esportazioni dipendono dal petrolio (opec.org), risorsa amministrata principalmente dalla compagnia statale PDVSA e caratterizzante l’economia del Paese a partire dalla scoperta dei suoi ricchi giacimenti nei primi decenni del secolo scorso. Possiamo notare una interessante correlazione tra il boom dei prezzi petroliferi ed i successi del governo bolivariano di Hugo Chavez – sia nella crescita del PIL che nella riduzione del tasso di popolazione sotto la fascia di povertà e dunque delle diseguaglianze sociali (dal 50% al 30% dal 1998 al 2013, dal 0.49 al 0.40 indice di Gini, worldbank.org) – come tra il vertiginoso calo del prezzo del barile e l’esasperante crisi economica degli ultimi tre anni.

Il problema strutturale. Possiamo affermare che proprio questa esposizione sia il problema fondamentale del Venezuela, un problema strutturale che accomuna questo paese agli altri Paesi in Via di Sviluppo, da sempre condizionati dalla fluttuazione del prezzo delle materie prime. Da qui- con l’enorme riduzione delle entrate, dunque di dollari- con la complicità di politiche poco avvedute da parte del governo di Caracas, discendono i tre problemi che stanno affliggendo la Repubblica bolivariana: l’inflazione, la carenza di beni, il debito pubblico. Cioè: il ricorso alla massiccia stampa di moneta per ovviare alle mancate entrate e finanziare così il deficit fiscale; un bolivar in caduta libera, la riduzione delle riserve estere e la conseguente riduzione della capacità di importare merci dall’esterno, tenendo conto che il Venezuela produce poco in proprio; la difficoltà del governo ad onorare le proprie obbligazioni senza la liquidità necessaria e il crescente debito contratto dalla compagnia petrolifera di Stato.

Tra le cause interne della crisi, anche le colpe governative di Maduro: ad esempio, i continui aumenti di salario minimo non possono che contribuire all’aumento dell’indice dei prezzi; misure come i calmieri dei prezzi non possono che creare distorsioni tali da indurre all’accumulo di beni- da destinare magari al mercato nero- o alla riduzione della produzione contribuendo alla carenza. In questo contesto- di forte conflitto sociale e politico- non è facile comprendere quanto il suddetto accumulo sia dovuto ad una intenzione di danneggiare il governo Maduro- secondo la tesi della «guerra economica» – e quanto sia dovuto a comportamenti indotti da determinati provvedimenti.

Quale alternativa al PSUV?

Non è possibile guardare al Venezuela senza tenere conto del processo rivoluzionario iniziato dal bolivarismo e del corrispondente conflitto tra chi vuole uno Stato volto agli interessi popolari- e in direzione del socialismo – e chi vorrebbe riportare il Paese negli anni dell’ultima fase della Repubblica di Punto Fijo, dominata dal bipartitismo liberale, dalla dipendenza politica verso gli Stati Uniti e volta alla difesa di interessi oligarchici.

La storia recente del Paese e dell’America Latina in generale non possono portarci a considerare la Destra venezuelana come un’alternativa di governo auspicabile, pur tenendo conto degli errori e di ogni razionale critica all’attuale governo di Caracas. Innanzitutto, bene ricordarsi che il movimento bolivariano non è stato il prodotto di un demagogo abbindolatore delle masse ma della profonda diseguaglianza e povertà creata dalle politiche attuate dai governi venezuelani negli anni’80, al termine di un’altra epoca di boom dei prezzi petroliferi (quella delle crisi del 1973 e 1979) e nel tentativo di contrastare un’inflazione crescente, in particolare da Carlos Andres Perez di Accion Democratica- partito socialdemocratico ora nell’Opposizione a Maduro- che applicò un piano concordato con il Fondo Monetario Internazionale, comprendente tagli alla spesa pubblica e liberalizzazione dei prezzi, tanto impopolare- specie per il rincaro delle tariffe sui trasporti e della benzina- da provocare accese proteste popolari represse nel sangue (circa 300 morti nel caracazo del 27 febbraio 1989). Dal 1982 al 1997 la povertà totale crebbe dal 26.4% al 62.5% delle famiglie (la povertà critica passò dal 5.4% al 27.3% (dati: Matias Riutort, Universidad Catolica Andreas Bello, 2001). Significativo anche che uno dei primi provvedimenti approvati dal nuovo Parlamento- poi cassato dal tribunale costituzionale- sia stato diretto alla privatizzazione di alcune case popolari.

Il progressismo sudamericano. Inoltre, tenendo conto del processo progressista in Sudamerica, iniziato proprio dalla Rivoluzione Bolivariana, possiamo provare a fare un confronto con un grande paese del continente che non è stato toccato da questo: la Colombia. Uno Stato ove non solo i leader politici della Sinistra (Union Patriotica) ed i sindacalisti tendono a morire ammazzati, ma anche uno dei più diseguali dell’America Latina, dove il 10% più ricco guadagna 4 volte più del 40% più povero, gran parte della popolazione non ha accesso alla salute ed all’educazione e che ancora necessita di una riforma agraria che redistribuisca la terra (indice di Gini sulla redistribuzione terriera sarebbe 0.86).  [Fonte: BBC Mundo]

Ipotizzando la futura conquista dell’esecutivo da parte della Destra, possiamo fare un paragone con un paese dell’America Latina dove accadde un fatto analogo: il Nicaragua. La Destra vinse le elezioni del 1990, interrompendo il governo sandinista figlio della rimozione del dittatore Somoza nel 1979, governando per sedici anni in cui i poveri crebbero numericamente, diminuendo in percentuale ma sempre intorno al 45% della popolazione. Nel 2005 Ortega del FSLN vinse di nuovo le elezioni e dal 2009 al 2014 la povertà nazionale diminuì dal 42.5% al 29.6% (worldbank.org).

Fonti

http://www.nasdaq.com/markets/crude-oil.aspx?timeframe=10y

http://www.worldbank.org/en/country/venezuela/overview

http://www.opec.org/opec_web/en/about_us/171.htm

http://www.tradingeconomics.com/venezuela/balance-of-trade

http://www.tradingeconomics.com/venezuela/government-bond-yield

http://www.tradingeconomics.com/venezuela/inflation-cpi

http://www.tradingeconomics.com/venezuela/gdp-growth-annual

http://www.tradingeconomics.com/venezuela/foreign-exchange-reserves

http://www.economist.com/news/americas/21693273-default-becoming-hard-avoid-praying-pay

http://www.economist.com/blogs/graphicdetail/2016/02/graphics-political-and-economic-guide-venezuela

http://www.nytimes.com/2016/01/29/business/dealbook/the-coming-mess-in-venezuelan-debt.html?_r=0

http://www.bbc.com/mundo/noticias/2016/03/160308_america_latina_economia_desigualdad_ab

http://www.bancomundial.org/es/country/nicaragua/overview

«Inflacion, desempleo y pobreza en Venezuela» – Matias Riutort (2001)

«La economia venezolana entre siglos» – Asdrubale Batista (2004)

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