Il femminismo anarchico di Alexandra Néel

di Mariarosa Signorini.

Alexandra David-Néel, nata in Francia nel 1868. Fu scrittrice, icona del femminismed anarchica, nonché esploratrice, fotografa, orientalista e antropologa.

Alexandra David Néel nel 1910.
Alexandra David Néel nel 1910.

La madre cattolica richiese che beneficiasse di una educazione religiosa, ma Alexandra, per tutta la sua vita, si interessò alla spiritualità orientale (soprattutto al buddismo). Fin da giovane dimostrò il suo senso di libertà e ribellione, tant’è che, all’età di soli diciotto anni, abbandonò la casa dei suoi genitori per viaggiare in sella ad una bicicletta. Scambiò una corrispondenza per tutta la sua infanzia ed adolescenza con Elisée Reclus, geografo amico del padre, che la condusse ad interessarsi alle idee anarchiche. Il suo sogno era il seguente:

«Abolire le frontiere e i dispotismi».

Per un certo periodo, scrisse sul giornale L’étoile socialiste. Nel 1899 pubblicò un trattato anarchico, Pour la vie. In questo libro, che comprende altri testi, Alexandra, con lo pseudonimo di Alexandra Myrial, “attacca” la chiesa, la patria, la proprietà, ecc. Denuncia inoltre il matrimonio e i pesi della maternità che gravano sulle donne. Vi si risente l’influenza di Max Stirner e dello Stoicismo. Gli editori dell’epoca si spaventarono e rifiutarono la pubblicazione di questo testo scritto da una donna che rifiutava gli abusi dello Stato, dell’esercito, della chiesa, dell’alta finanza, al punto che Jean Haustont, con cui viveva in libera unione dal 1896, si fece editore e stampò egli stesso questo volumetto. Notato negli ambienti anarchici, venne tradotto in cinque lingue, compreso il russo. Allo stesso tempo, Alexandra si interessò alle idee del femminismo. Divenne una libera collaboratrice di La Fronde, giornale femminista gestito in cooperativa da donne e partecipò ad alcune riunioni del Consiglio delle D onne Francesi. Sennonché le sue idee anarchiche la condussero a respingerne alcune posizioni, quale ad esempio la rivendicazione del diritto al voto. Per lei era fondamentale l’emancipazione economica, ritenendo che l’infelicità delle donne risiedesse nella loro impossibilità di essere indipendenti finanziariamente.

Per queste ragioni, Alexandra si allontanò in seguito dalle idee femministe di questi ambienti, ritenendole provenienti dalla borghesia e, quindi, ben poco sensibili alla lotta economica. Non le rinnegò tuttavia mai completamente, anzi improntò la propria vita all’indipendenza, soprattutto economica, finanziando i suoi viaggi con il patrimonio di sua proprietà, senza mai intaccare quello del marito, l’ingegnere Philippe Néel, con cui si sposò nel 1904. In contraddizione con i suoi scritti e pensieri libertari, frequentò la massoneria, nella quale raggiunse il 33º grado.

Dalla Esploratrice alla Protagonista del ’68


A seguito di un viaggio di studio che doveva durare 18 mesi, tornò dopo 14 anni, compiendo un’odissea attraverso l’Estremo Oriente, nel corso della quale si convertì anche al buddismo.

Alexandra 5

Viaggiò attraverso l’India, il Nepal, laBirmania, il Giappone, la Corea e la Cina; entrò due volte clandestinamente in Tibet. La sua impresa: penetrare nel febbraio 1924 nella città santa di Llassa, fece di lei un’icona dell’emancipazione delle donne. Un anno prima della morte – all’età di 100 anni – seguì gli avvenimenti del maggio 1968. Ricevette anche presso di lei un gruppo di giovani anarchici. Dichiarò in seguito:

«Durante la rivolta studentesca, ho notato con sorpresa che le bandiere nere erano state spiegate accanto alle bandiere rosse dei socialisti … Credevo che i gruppi anarchici appartenevano come i nichilisti russi a un passato vecchio di mezzo secolo e avevano cessato di esistere».

Vedendo risorgere per le strade e le riviste le idee dei suoi vent’anni, fece ristampare i primi scritti. A più di cent’anni, alcune settimane prima della morte, Alexandra fece rinnovare il suo passaporto.

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