Femen – Ideologia o Business?

di Mariarosa Signorini.

Il discorso che Marine Le Pen, la leader del Front National dell’estrema destra francese, ha tenuto il Primo Maggio nella centralissima Place de l’Opéra a Parigi è stato interrotto da tre Femen.


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Le attiviste a seno nudo, con un «Le Pen Top fascist» dipinto sul busto, si sono affacciate da un balcone del Boulevard de l’Opéra facendo il saluto nazifascista, ma sono state quasi immediatamente fermate, in modo quasi brutale, dal servizio d’ordine del Front. 
Le Pen ha poi ripreso il suo discorso, usando le quasi consuete parole contro gli immigrati e la classe politica francese.

Chi sono le Femen?


Femen è un movimento femminista di protesta ucraino fondato a Kiev nel 2008. E’ divenuto famoso in tutto il mondo per la pratica di manifestare mostrando i seni nudi contro il sessismo, il turismo sessuale e altre discriminazioni sociali. Alcuni degli obiettivi del movimento sono:

«Incrementare le capacità intellettuali e morali delle giovani donne in Ucraina – e ancora – ricostruire l’immagine dell’Ucraina, un paese dalle ricche opportunità per le donne».

Modificare l’immagine dell’Ucraina all’estero da meta di turismo sessuale a paese democratico e finanche organizzare, entro il 2017, una rivoluzione femminista.

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Nel 2010 il movimento ha considerato l’idea di diventare un partito politico e partecipare alle elezioni parlamentari. La sua colonna portante è costituita da studentesse universitarie tra 18 e 20 anni. A Kiev ci sono circa 300 manifestanti attive che fanno capo al movimento, ma non mancano attivisti maschi interessati alla causa e attivamente coinvolti. Femen ha giustificato i suoi metodi provocatori affermando:

«E’ l’unico modo per essere ascoltati in questo paese. Se avessimo manifestato con il solo ausilio di cartelloni le nostre richieste non sarebbero state nemmeno notate».

Con riferimento all’utilizzo del corpo femminile, la fondatrice dell’organizzazione, Anna Hutsol, ha affermato:

«Mi sono resa conto che il femminismo tradizionale qui in Ucraina non avrebbe attecchito, né con le donne né con la stampa, né tanto meno con la società. E allora perché non adattare il femminismo al modello ucraino?».

Nel 2011 il movimento ha annunciato l’istituzione di punti di riferimento anche a Varsavia, Zurigo, Roma, Tel Aviv, Rio de JaneiroInna Shevchenko, una delle maggiori attiviste Femen, spiega la ragione del togliersi gli indumenti durante le proteste:

«Le persone [possono vedere] che non abbiamo armi, eccetto i nostri corpi … in un mondo che appartiene agli uomini [è l’unico mezzo per] provocarli e catturare l’attenzione di tutti».

In molti centri Femen, come in quello di Parigi, le donne possono formarsi con un allenamento:

«Morale, ma anche fisico: devi essere in buona forma perché magari alle proteste potresti avere necessità di scappare via, o di attaccare la polizia, o di arrampicarti su un edificio … non nascondiamo i nostri corpi, né i nostri volti, ci confrontiamo con i nemici faccia a faccia. Li guardiamo negli occhi e dobbiamo essere ben preparate fisicamente per farlo».

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Daryna Chyzh, giornalista televisiva ucraina, è riuscita ad infiltrarsi all’interno del movimento. Nel suo reportage racconta che, dopo aver partecipato ad una sorta di “provino” ed essersi fatta fotografare a seno nudo, si sarebbe trasferita a Parigi per seguire un training su come mostrarsi dinanzi alle telecamere e come denudarsi in maniera eclatante. Avrebbe poi partecipato ad una manifestazione anti-islamica a seno scoperto. Secondo la reporter le attiviste, oltre al rimborso spese (aereo, taxi, vitto, alloggio, trucco e cosmesi) percepirebbero un compenso di circa 1000 euro al mese, mentre le dipendenti dei vari uffici coordinativi di Kiev arriverebbero a percepire 2500 euro mensili, cifre elevatissime se si considera che lo stipendio medio di un lavoratore ucraino è di circa 500 euro. Secondo la giornalista dietro il movimento si celerebbero importanti personalità del jet set europeo.

In Italia il movimento non ha ancora molto seguito ed è tenuto quasi a distanza dalle veterane del femminismo che, del resto, non potevano prima plaudire la crociata contro i nudi in tv e poi benedire il topless delle colleghe ucraine. Femen ha una pagina Facebook con migliaia di contatti, un account su twitter, un sito internet in tre lingue diverse: lì si trovano filmati, interviste, magliette, colori per il corpo, tazze e cappelli. Ideologia o business? Ai posteri l’ardua sentenza.

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