Alcatraz – il mistero della grande fuga

di Igor Carta

La grande fuga da Alcatraz, resa celebre dal film con Clint Eastwood, aveva realmente delle possibilità di riuscita, ma il suo esito rimane un mistero

Alcatraz1

La fama di Alcatraz, un tempo temibile penitenziario su un isolotto al centro della baia di San Francisco, e oggi grande attrazione turistica, è senz’altro legata alla fama di alcuni suoi ospiti, Al Capone soprattutto. Ma alla sua inviolabilità venne continuamente messa in discussione, specie dopo la famosa fuga dell’11 giugno 1962 ripercorsa con mirabile maestria dal regista Don Siegel nel film “Escape from Alcatraz” con un fenomenale Clint Eastwood nei panni del detenuto Frank Lee Morris, indicato come la mente di un complicato piano d’evasione il cui esito é ancora avvolto nel mistero. Quattro detenuti, Morris, John Anglin, Clarence Anglin e Allen West, che ebbero modo di legare già in altri penitenziari, organizzarono un traffico di oggetti utili alla fuga sotto gli occhi dei secondini, ma sembra improbabile che gran parte dei detenuti ignorasse questi movimenti, risolvendo man mano i diversi problemi che l’attuazione del piano presentava. L’idea prese corpo a quanto pare quando uno dei quattro, Allen West, rinvenne delle vecchie lime che cominciarono ad essere impiegate per allargare le griglie di aerazione delle celle. Il cemento ricavato, al pari di sapone e carta igienica venne impiegato per la fabbricazione delle famose teste finte, dipinte poi con colori presi dal laboratorio d’arte. Un lavoro relativamente semplice se si pensa a quello successivo, ovvero l’attraversamento della baia e la successiva fuga una volta toccato terra. Secondo il credo comune era impossibile attraversarla a nuoto, per via della bassa temperatura dell’acqua e per la presenza di correnti molto forti. Allen West, l’unico dei quattro che non riuscì a partecipare attivamente alla fuga, descrisse poi agli inquirenti il piano nei particolari; una volta preso il mare Morris ed i fratelli John e Clarence Anglin si sarebbero diretti a Angel Island, dove si sarebbero procurati altri vestiti, rubato un’auto e proseguito la fuga. Nell’immediato si pensò che i tre fossero annegati, vennero ritrovati i resti della zattera costruita con impermeabili, dei rudimentali remi e un sacchetto con alcuni effetti personali di Clarence Anglin. Sei mesi dopo si verificò un altro tentativo di fuga da parte di due detenuti, Darl Parker venne ripreso in meno di mezz’ora mentre l’altro, John Paul Scott, venne trovato due ore dopo da alcuni passanti a Fort Point, presso l’uscita di San Francisco sul Golden Gate, sfinito, in stato di ipotermia ma vivo, morì in carcere nel 1987. Il caso di Morris e degli Anglin venne riaperto e chiuso 17 anni dopo, non essendo emersi elementi che facessero pensare che i tre fossero ancora vivi. Qualcuno ha dimostrato in tempi recenti come sia possibile attraversare la baia con mezzi di fortuna simili a quelli impiegati dal famoso trio

 

Nel 2014 un pool di ingegneri idraulici olandesi ha modellato un software illustrante l’andamento delle correnti nella baia ma, non contenti, hanno effettuato un esperimento direttamente in acqua e hanno concluso che in quella data la fuga sarebbe potuta riuscire, e che il punto più probabile di approdo dei tre fu presso la sponda nord dell’ingresso della baia, presso il Museo; non solo, a notte inoltrata, per l’effetto della marea, é stato possibile osservare come le correnti andassero in senso inverso, dal Golden Gate verso Angel Island, presso il quale vennero rinvenute dall’Fbi oggetti riconducibili ai fuggitivi. Si dibatte ancora oggi sull’eventualità che fossero state rubate delle auto, quella notte, in quella zona.

Secondo un documentario del National Geographic la zattera sarebbe stata effettivamente rinvenuta a Angel Island, a fianco di orme sulla sabbia, e risulterebbe anche il furto di un’auto. A tal punto i tre avrebbero dovuto ovviamente cambiarsi gli abiti e prendere il traghetto da Angel Island a Tiburon, ma senza contanti in tasca sarebbe stato piuttosto complicato. Assai improbabile la versione di un altro ex detenuto di “The Rock” secondo cui i tre sarebbero fuggiti grazie alla fidanzata di Clarence Anglin che li avrebbe attesi a bordo di un’auto per poi dileguarsi; come avrebbero potuto concertare un piano simile senza essere scoperti durante i colloqui, senza poter notificare eventuali imprevisti, concordare il luogo del rendez-vous e quant’altro? Inoltre l’equipaggio di una nave norvegese che circa un mese dopo la fuga avrebbe denunciato l’avvistamento di un cadavere con addosso indumenti simili a quelli dei detenuti omettendone però il recupero, fatto spiegabile anche con i diversi suicidi effettuati sovente con salti dal Golden Gate. Secondo notizie recenti Frank Morris avrebbe vissuto in Irlanda, mentre secondo altri gli Anglin avrebbero inviato corrispondenza ai parenti dal Sudamerica. Semplici delinquenti o meno, visto il coraggio e l’inventiva palesata, vien quasi da sperare che ce l’abbiano fatta, per il resto chissà!

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente Vandana Shiva - Contro gli OGM Successivo Tutorial - 5 Regole per farvi rendere i soldi