Monte Prama – le statue del mistero

di Igor Carta

I Giganti di Monte Prama, una civiltà sconosciuta riaffiora grazie a queste misteriose statue rinvenute in Sardegna.

Giganti-pugilatori-Mont-e-Prama

Una scoperta risalente al 1974 ma che solo di recente ha ricevuto la giusta attenzione da parte del grande pubblico. Sono passati quarant’anni dal giorno in cui un contadino durante l’aratura riportò alla luce una testa in arenaria. Egli comprese così che anche diversi altri frammenti già emersi in passato facevano parte di qualche statua e informò di ciò la Soprintendenza ai Beni archeologici di Cagliari ed Oristano. Nei cinque anni seguenti furono intraprese diverse campagne di scavo, caratterizzati dalle frequenti visite dei tombaroli, che riportarono alla luce frammenti di statue per circa 10 tonnellate di materiale, che rimasero fino al 2003 in un deposito del museo di Cagliari. E’ da quell’anno che iniziò il restauro finanziato con fondi sia regionali che ministeriali.

Chi o cosa rappresentavano i giganti di Monte Prama? Quale era la funzione di tale esercito di pietra, perché di ciò si sta parlando? I paragoni si sprecano, da quello con la statuaria greca al famoso esercito di terracotta rinvenuto in Cina.

Malgrado si tratti di una scoperta avvenuta esattamente quarant’anni fa si sa davvero poco sul conto di questi guerrieri dallo sguardo enigmatico, a cominciare dalla datazione, ma le ipotesi più gettonate indicano un periodo tra il IX ed il VII secolo a.C., accertato in base alle analisi al C14 e alla stratigrafia del terreno. Proprio da essa poi si potrebbe spiegare l’ingloriosa fine dei giganti.

In passato infatti venne ipotizzato, per i danni e per presunte tracce d’incendio, che l’intero complesso monumentale fu vittima della furia distruttrice dei cartaginesi, insediatisi nella vicina città di Tharros. Tale teoria è stata recentemente messa in discussione da alcuni studiosi secondo cui i cartaginesi in zona non vantarono mai una vera e propria “occupazione” di stampo militare come fecero in seguito i romani, privilegiarono a quanto pare gli scambi commerciali. Inoltre, nel caso di una razzia, sarebbe stato naturale attendersi che i resti delle statue venissero utilizzati come materiale di recupero per altre costruzioni, come accaduto ad esempio, a significative porzioni del Colosseo.

Particolare del guanto di un arciere
Particolare del guanto di un arciere

Per come sono state trovate verrebbe da pensare che l’intero sito, si parla di una necropoli monumentale di grandi dimensioni, sia rimasto vittima di una calamità naturale, di una alluvione che avrebbe travolto e sepolto nel fango l’intero complesso. Probabilmente la stessa grande ondata che ha nascosto, tra i tanti, anche la fortezza nuragica di Barumini, la cui cortina di fango venne rimossa solo negli anni ’50 dall’archeologo Giovanni Lilliu ma che ancora, in gran parte del Campidano, cela forse città, fortezze, opere d’arte e magari qualche testimonianza scritta di un’era e di una civiltà di cui si sa poco o nulla. Non si tratta di ipotesi così balzane visto che, nella sola area della necropoli in cui sono stati rinvenuti i giganti, i sondaggi effettuati con il georadar su una superficie di circa 100 ettari hanno rivelato che vi sono almeno 56 mila “anomalie” vale a dire oggetti sepolti che per dimensioni non sono assimilabili al suolo circostante, posti per di più secondo geometrie ben precise. Nell’area si continua a scavare ma c’è già chi sussurra che sotto appena un metro di terra si celi un’intera città. Ma cosa hanno queste statue di tanto particolare per cui fior di esperti hanno già ventilato una probabile revisione della storia del Mediterraneo? Finora sono 23 le statue restaurate ed esposte nei musei di Cagliari, Sassari e Cabras, guerrieri, arceri e pugili con armi, scudi e protezioni per il corpo in bella mostra, più altre 3 rinvenute lo scorso settembre. Alcune particolarità sono emerse in seguito, come i capelli raccolti in trecce alla maniera celtica,o dei solchi sul viso che farebbero pensare a delle maschere. Il confronto con altri esempi di sculture dell’area del Mediterraneo, specie quelle greche o etrusche, non ha palesato grandi affinità, ma sarebbe ormai assodato che i Kolossoi, così li battezzò Giovanni Lilliu, sarebbero il più antico esempio di sculture a “tutto tondo” del Mediterraneo.

Panoramica degli scavi
Panoramica degli scavi

Oltre ai guerrieri sono stati rinvenuti numerosi frammenti riconducibili a “modelli” di nuraghe sia monotorre che quadrilobati, senza contare un reperto piccolissimo ma assai interessante, uno scarabeo di fattura simile a quelli egiziani che da successive analisi risultò essere tipico del “Nuovo Regno” i tempi di faraoni come Akehnaton, Tutankhamon e Ramsete II, il faraone che, stando ai geroglifici del templi di Karnak e Medinet Habu, si servì degli Shardana durante la guerra con gli Ittiti oltre che come guardia personale. Non resta quindi che attendere con pazienza che archeologi e storici completino il loro lavoro, ma dalle prime notizie filtrate ci sono serie possibilità di essere vicini a delle scoperte che potrebbero rivelare l’esistenza di un’altra grande civiltà del passato; l’importanza della scoperta si evince anche da polemiche di ordine “politico”, visto che in Sardegna si teme che l’intervento del Ministero dei Beni culturali possa porre le basi per allontanare le statue dall’isola. Timori ben fondati specie sul lato economico, visto che l’esposizione dei giganti ha significato il debutto in pompa magna del polo museale di Cabras, comune nel cui territorio vennero ritrovati, ed un deciso incremento delle visite al museo di Cagliari, classificatosi nel 2014 tra i venti siti più gettonati d’Italia.

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