Je suis Paris – non occorre un’altra guerra

di Igor Carta

Je suis Paris e la corsa alle armi che sembra inevitabile, ma è la guerra l’unica soluzione? Certamente no

Polizia in panne a Roma
Polizia in panne a Roma

Tolto il fatto di sangue ed il proverbiale carnevale complottista a cui siamo ormai tristemente abituati, ciò che è accaduto a Paris lo scorso venerdì sembra aver segnato una sorta di spartiacque su diversi aspetti che da anni ormai vengono quotidianamente battuti, l’immigrazione, l’integrazione, il fondamentalismo e quant’altro di ameno accompagna avvenimenti simili. Alcuni parlano di “crociata al contrario” (bugiardi), del palese fallimento del sistema francese fino ad oggi ritenuto un modello di integrazione; altri ancora, i soliti noti, farneticano di azioni militari che vorrebbero avviare seduta stante come se si trattasse di una caccia al cinghiale…armiamoci e partite, una minestra piuttosto nota.

L’unico che stavolta ha detto qualcosa di sensato è stato Gino Strada; malgrado disti anni luce come idee da quelle di chi scrive, ha saggiamente fatto notare come con la guerra al terrorismo, iniziata 15 anni fa con l’11 settembre, non si siano visti progressi di sorta, un fallimento sotto gli occhi di tutti in Afghanistan, in Iraq, in Siria e in Libia; fin qui tutto bene, peccato che di soluzioni alternative non se ne portino, magari che non siano assurde o tecnicamente irrealizzabili come la moratoria delle armi.

Satira...
Satira…

C’è chi sostiene che ne girino anche troppe, peccato che in maggioranza siano nelle mani sbagliate; guardano i fatti ed è subito caccia all’arabo, si scatena il conflitto d’idee e religioni, tolleranza o meno e via dicendo, ma nessuno sembra aver colto la vera radice del problema. Già lo scorso ottobre il premier Matteo Renzi sorprese tutti con una dichiarazione sull’inopportunità di effettuare raid sulla Siria, frutto forse della mancata necessità di farsi notare agli occhi dell’amico George W. Una linea che avrebbe ancora più senso se fosse seguita da fatti concreti, tipo la cancellazione del programma F 35 o delle nuove fregate FREMM, per dirottare i fondi stanziati alla vera difesa dei cittadini, alle forze dell’ordine. Visto che, dati alla mano, i vari conflitti non hanno risolto la situazione ma l’hanno solamente aggravata, ed appurato che il “nemico” è già radicato sul territorio, notare a tal proposito l’escalation delle espulsioni quando a Paris ancora si contano i morti, l’unica misura sensata che si possa intraprendere in Italia è un deciso potenziamento delle forze dell’ordine, che denunciano quasi quotidianamente risorse sempre più esigue; recentemente fonti sindacali della Polizia di Stato hanno denunciato carenze d’organico di circa 15000 unità, in crescita a causa di congedi non coperti, che sommate a quelle di Carabinieri e Guardia di Finanza arrivano a 27000, senza contare i tagli alle risorse per il comparto sicurezza, quasi 750 milioni di euro negli ultimi tre anni. Quei già citati personaggi che oggi speculano sulla paura, sacrosanta, della gente, hanno la loro bella fetta di responsabilità, specie per i tagli nel settore sicurezza, una delle tante misure draconiane atte a porre parziale rimedio ad una troppo allegra gestione delle finanze pubbliche che qualche anno fa portò il paese ad un passo dalla bancarotta; nessuno chiese a gran voce le dimissioni del ministro dell’Interno quando si arrivò al colmo, nel 2011, con una colletta destinata a rifornire le volanti della Polizia. Renzi si ritrova così un clamoroso asso in mano, zittire Matteo Salvini, tenere buoni i pacifisti, dare sicurezza ai cittadini e dulcis in fundo, ragione ai complottisti! Ma è difficile che si arrivi al microchip obbligatorio… non subito almeno.

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