Fatherland – e se Hitler avesse vinto?

di Igor Carta

Lo scrittore Robert Harris immaginò come potesse essere l’Europa in seguito alla vittoria di Hitler nella seconda guerra mondiale

hitler

Nel romanzo fantapolitico “Fatherland“, scritto da Robert Harris nel 1992 e da cui venne tratto due anni dopo l’omonimo film TV meglio noto in Italia con il titolo di “Delitto di Stato“, tentava di mostrare come sarebbe potuta finire l’Europa in seguito alla vittoria tedesca nella seconda guerra mondiale. Fantascienza per fortuna, ma con tutti i retroscena emersi nel tempo, unita alla feroce resistenza opposta dalle truppe tedesche quasi ridotte alla fame, in tanti si posero il quesito fatidico, ovvero sulle ragioni che impedirono ad Adolf Hitler di mantenere il possesso dell’intera Europa. Tutto comincia con l’Anschluss, l’annessione dell’Austria nel marzo 1938, nessuno muove un dito, nonostante appena quattro anni prima un tentativo simile operato dai nazisti austriaci si infranse con la minaccia dell’intervento militare italiano, disposto in virtù dei protocolli di Roma del 1934. Erano altri tempi, pare che all’epoca il Duce non gradisse affatto avere il III Reich appena dietro il Brennero. Pochi mesi e fu il turno dei Sudeti, regione della Cecoslovacchia a maggioranza tedesca, entro il 1939 lo “stato salsiccia” aveva cessato di esistere, smembrato tra Germania e Ungheria. L’ultima incruenta conquista tedesca fu Memel, l’odierna Klaipéda, città della Prussia orientale ceduta alla Lituania per effetto del trattato di Versailles, riannessa alla Germania il 22 marzo 1939. Venne poi il 1°settembre con l’invasione della Polonia e la reazione di Francia ed Inghilterra, che fu talmente blanda da non impensierire granché lo stato maggiore tedesco, che poté comunque liquidare la Polonia in meno di un mese, grazie anche alla “pugnalata” alle spalle da parte dell’Unione Sovietica. Arriviamo al primo punto controverso, maggio 1940, invasione della Francia, la Wehrmacht entra a Parigi, l’esercito inglese ed i resti di quello francese sono bloccati a Dunkerque cercando nel panico di imbarcarsi per l’Inghilterra.

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Lo storico inglese Basil Liddel Hart la definì “un’occasione persa”, l’omessa distruzione dell’esercito nemico che Hitler vanificò bloccando le sue unità corazzate, lasciando alla Luftwaffe l’onere di bombardare Dunkerque da cui, comunque, vennero evacuati 338.000 soldati. Ancora non è stato appurato con certezza il motivo che indusse Hitler a non annientare l’esercito nemico, avrebbe potuto senz’altro fare un cospicuo numero di prigionieri, utile moneta di scambio per i negoziati che pare intendesse aprire con gli inglesi dopo la resa della Francia. La Francia per l’appunto, dopo averle dato l’umiliazione di firmare la resa nello stesso vagone ferroviario in cui fu stipulato nel 1918 l’armistizio di Compiègne, dopo aver fatto sfilare la Wehrmacht sui Campi Elisi, aveva senso mantenere l’occupazione militare in un paese così grande, anche se sconfitto palesemente ostile e che alla prima occasione avrebbe attivato la guerra di Resistenza? Altro punto debole, l’alleato italiano, secondo il diario del ministro degli esteri Galeazzo Ciano l’inizio delle ostilità era previsto per il 1943 specie per l’impreparazione bellica italiana; lo sforzo maggiore il Duce lo impose all’esercito, l’arma peggio equipaggiata, mentre la più efficiente, la Regia Marina, che vantava la flotta più potente del Mediterraneo, rimase inattiva nei porti in attesa delle incursioni inglesi, vedasi Taranto. Le iniziative italiane in Grecia, Jugoslavia e Nordafrica costrinsero Hitler a distrarre ingenti forze dal fronte principale dell’operazione Barbarossa, che fu forse l’errore più grave di tutti, quasi al pari della dichiarazione di guerra agli Stati Uniti. Sia nel libro che nel film si menziona il fallimento dello sbarco in Normandia sia del debutto delle armi di rappresaglia, così pomposamente ribattezzate dalla propaganda di Joseph Goebbels; l’operazione “Overlord” avrebbe davvero potuto fallire? Probabilmente no, sia per le notevoli forze schierate sia per la decisa superiorità aerea degli Alleati; essi inoltre potevano contare sul sistema Ultra per la decrittazione dei messaggi in codice dei tedeschi, inoltre riuscirono perfettamente a far credere, fino alla mattina inoltrata del 6 giugno, che allo sbarco in Normandia potesse affiancarsene uno anche a Calais. L’operazione venne studiata in ogni suo aspetto, prezioso come lezione anche se sanguinario fu il tentativo di conquistare il porto francese di Dieppe, sulla Manica, che si risolse in un completo disastro. Secondo Erwin Rommel, il comandante del Vallo Atlantico, in caso di sbarco esso doveva ad ogni costo essere respinto con il nemico ancora sulle spiagge con l’impiego di tutti i reparti corazzati disponibili. All’alba del 6 giugno il feldmaresciallo Gerd von Rundstedt aveva già lanciato la controffensiva delle Panzerdivisionen, che vennero fermate per volontà del capo di stato maggiore Alfred Jodl, secondo cui tale ordine era appannaggio solo di Hitler, che lo avallò solo al suo risveglio nel pomeriggio.

Quando non dovevano temere i caccia alleati i panzer inflissero perdite ingenti, come a Villers Bocage, tuttavia decisiva fu la sempre più ridotta capacità industriale tedesca, decimata dalle incursioni alleate, a risultare decisiva per la sconfitta. Riguardo le armi di rappresaglia, debuttarono in battaglia troppo tardi per sortire effetti in grado di cambiare l’esito della guerra; le V1 iniziarono a martellare Londra il 13 giugno 1944, le terribili V2 di Werner von Braun debuttarono a settembre, in tutto ne caddero più di 500 mietendo centinaia di morti, ma era ormai tardi.

Un’altra arma, il Messerschmitt Me262 sarebbe potuto essere decisivo per arginare il potere aereo degli alleati; buttato anch’esso nella mischia destò enorme impressione ma possedendo dei proverbiali difetti di gioventù, uniti alla sempre crescente carenza di ricambi e carburante, non poté fare molto per arginare le incursioni degli Alleati sulle città tedesche. A conti fatti Fatherland è solo un romanzo di fantapolitica, molto bello, ed è davvero un bene che sia tale!

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