Otto Skorzeny – dalle SS al Mossad

di Igor Carta

L’incredibile real spy story di Otto Skorzeny, da ufficiale delle SS di Himmler fino al Mossad, il temibile servizio segreto israeliano.

SS-Colonel-Otto-Skorzeny

Titanic a parte, Otto Skorzeny è stato accusato di essere responsabile o parte in causa di ogni losco fatto commesso in Europa nel XX sec. Ma ad essere sinceri basta solo ciò di cui si è certi per definire la sua una vita “spericolata”, degna dei migliori thriller ispirati ai criminali nazisti.

Nato in Austria nel 1908, aderì al partito nazista nel 1930 e nel 1939 tentò di entrare nella Luftwaffe ma la corporatura imponente, due metri di statura per 100 e rotti chili di peso, gli negò l’impresa. Ripiegò così sulle SS, nelle cui fila combatté in Olanda, in Francia e sul fronte orientale, da cui fu rimpatriato nel dicembre 1942. Ad attenderlo c’è un nuovo incarico nel Sicherheistsdienst, il ramo spionaggio dell’apparato nazista, che gli affidò il compito di studiare azioni di commando e sabotaggio sul modello britannico. La prima operazione affidata a Skorzeny fu la “Long Jump”, ovvero l’assassinio di Winston Churchill, Josif Stalin e Franklin Delano Rooselvelt durante la conferenza di Teheran. L’operazione fu vanificata da un maggiore delle SS che, in stato di ubriachezza, descrisse il piano ad una spia sovietica infiltrata nella Wermacht. Fu così che i servizi sovietici, dopo lunghi rastrellamenti, individuarono il nascondiglio della banda di Skorzeny e fu quindi possibile mettere le loro comunicazioni sotto controllo. I tedeschi però si accorsero di ciò ed annullarono la missione a poche ore dall’attuazione.

Ciò che fruttò a Skorzeny grande notorietà fu invece l’operazione “Quercia”, ovvero la liberazione di Benito Mussolini dopo l’arresto su ordine del Re Vittorio Emanuele III. Skorzeny ricevette l’onere della missione direttamente da Hitler, e tra luglio e settembre percorse l’Italia in lungo e in largo alla ricerca del luogo in cui era detenuto il Duce, prima a Ponza, poi La Spezia, La Maddalena e infine il famoso hotel di Campo Imperatore sul Gran Sasso. A quel punto sarebbero subentrati i parà del generale Kurt Student per liberare il prigioniero, ma Skorzeny, cogliendo l’occasione di diventare famoso, volle esserci a tutti i costi. Fu sua l’idea di recarsi sul luogo con il generale di polizia Fernando Soleti, disorientando i carabinieri e i soldati italiani di guardia all’hotel; così facendo l’operazione riuscì senza colpo ferire. Mussolini prese il volo per la Germania mentre l’impresa fruttò a Skorzeny, oltre  alla croce di cavaliere, il comando della sezione destinata alle operazioni speciali. Il suo volto con la famosa cicatrice sulla guancia sinistra, frutto di un duello all’arma bianca, divenne famoso grazie ai pomposi documentari a lui dedicati da Joseph Goebbels.

Nell’aprile del 1944 collaborò con Himmler alla stesura di un piano per la cattura di Tito, il leader dei partigiani jugoslavi, ma l’operazione non venne attuata a causa del famoso attentato del 20 luglio quando, nella “tana del lupo” di Rastenburg, elementi della Wermacht tentarono di eliminare Hitler con un attentato dinamitardo. La repressione fu violentissima, Skorzeny entrò in azione nella notte per fermare le esecuzioni sommarie che il generale Friedrich Fromm stava portando avanti contro i congiurati a Berlino, contravvenendo all’ordine del führer che voleva i colpevoli vivi. Gli esecutori materiali, Klaus von Stauffenberg e Werner von Häften, erano già stati giustiziati al pari del mandante, il generale Friedrich Olbricht. Altri pezzi grossi verranno indotti al suicidio come i generali Ludwig Beck e Hennign von Treschow, al pari della famosa “volpe del deserto” il feldmaresciallo Erwin Rommel.

Skorzeny alla destra di Mussolini
Skorzeny alla destra di Mussolini

Nuova impresa ad ottobre, quando un commando da lui diretto rapì a Budapest il figlio del reggente d’Ungheria, ammiraglio Mìklòs Horty, impedendogli di firmare l’armistizio con i sovietici. Giunto l’inverno Skorzeny venne incaricato dell’operazione “Greif”; in occasione della programmata offensiva tedesca sulle Ardenne alla fine del 1944, detta in gergo “offensiva Rundstedt”; ai commando di Skorzeny fu affidato il compito di prendere intatti i ponti sulla Mosa servendosi inoltre di marinai tedeschi che, oltre a parlare l’inglese, avevano anche lo slang adatto. Skorzeny e i suoi crearono il panico nelle retrovie americane, manomettendo le indicazioni stradali, tagliando le linee telefoniche e telegrafiche e segnalando campi minati inesistenti. Particolare curioso: la fama di Skorzeny era tale che i suoi stessi soldati credevano che il loro obiettivo finale fosse la cattura del generale Dwight Eisenhower. I primi soldati bilingue catturati parlarono di ciò facendo cadere nel panico gli Alleati, lo stesso quartier generale di Ike venne fortificato, così annota lui stesso nel suo diario, apparvero carri armati e filo spinato, rimase diversi giorni prigioniero nel suo stesso comando. L’operazione Greif fruttò a Skorzeny ferite alla testa e all’occhio sinistro che vennero curate dai medici personali di Hitler che lo definì più volte “l’uomo del mio cuore”.

Sparito di scena ricomparve durante il processo di Norimberga; l’accusa formulò per lui una imputazione basata sull’utilizzo illecito di uniformi nemiche durante le operazioni. La difesa contestò il tutto riportando diversi casi anche da parte alleata in cui ci si servì di tale mezzo pur di vincere la guerra; decisiva fu in tal senso la deposizione di un ufficiale inglese, Forrest Yeo Thomas che, con un raro gesto cavalleresco, confermò la linea della difesa, elevando non poco il livello di tensione nel processo. Alcuni sospettarono invece che a salvargli la vita furono le informazioni fornite agli Alleati per la cattura del suo principale, Ernst Kaltenbrunner, poi condannato all’impiccagione. Assolto da tutte le accuse Otto Skorzeny prese dimora in Spagna, sotto l’ala protettrice del caudillo Francisco Franco. Dalla fine della guerra in poi di Skorzeny si parlerà solo per dati parziali, rivelazioni confermate a metà e fughe di notizie incontrollate. Già durante la guerra vi furono alcuni fatti in cui il maggiore delle SS viene dato per presente o addirittura come regista, a cominciare dalle ricerche dei famigerati tesori della cristianità, Santo Graal in primis, ma qui forse si sta già sforando nella fantaarcheologia. Secondo diverse fonti, al famoso incontro del 10 agosto 1944 alla “Maison Rouge” di Strasburgo, in cui si dice ebbe i natali la famosa organizzazione O.D.E.SS.A., erano presenti, oltre agli emissari di personaggi come Martin Bormann, Albert Speer e Wilhem Canaris, anche alti ufficiali delle SS tra cui proprio Skorzeny, che si sospetta ne fosse addirittura il direttore. Altre fonti invece lo vedono cofondatore di “Die Spinne” “Il Ragno”, insieme al generale Reinhard Gehlen, che in seguito diventerà collaboratore del BND, il servizio segreto dell’ex Germania Ovest. Dal ponte di comando dell’organizzazione o forse di entrambe a Madrid, Skorzeny avrebbe diretto l’espatrio verso il Sudamerica di personaggi come Adolf Eichmann, Josef Mengele, Erich Priebke e Klaus Barbie, tutti rifugiatisi in Brasile, Argentina o Paraguay. Vista la notevole esperienza divengono enormi i sospetti che l’ex SS sia divenuto un agente della CIA.

Otto_Skorzeny_and_Adolf_Hitler

Sempre a Madrid Skorzeny avrebbe avuto un colloquio con Adriano Monti, complice di Junio Valerio Borghese nel cosiddetto “golpe dell’Immacolata” del 1970. A detta di Skorzeny gli USA non avrebbero obiettato alcunché al disegno golpista, purché la nuova leadership si conformasse ai gusti del governo americano. Otto Skorzeny morirà poi a Madrid nel 1975, ma anche dopo la sua morte si continuò a parlare di lui. Nel 1995 Meir Amit, direttore del Mossad dal 1962 al 1968, affermò ad un convegno di aver ingaggiato Skorzeny allo scopo di studiare e attuare la cosiddetta “Operazione Damocle”. L’allora presidente egiziano Nasser, dopo la dura sconfitta militare subita contro Israele, decise di ricorrere a degli scienziati tedeschi, in specie ex tecnici della famosa base di Peenemunde, in cui venivano assemblate le famose V2. L’uomo del cuore di Hitler accettò di buon grado, non volle denaro, ma solo che le sue memorie venissero tradotte in ebraico e messe in vendita anche in Israele; mirava, dicono alcuni, a liberarsi dello status di criminale di guerra e di convinto antisemita.

L’operazione mise a segno diversi attentati e qualche tentato omicidio, sia in suolo tedesco che egiziano e diede i suoi frutti; il programma missilistico egiziano non portò a nulla, e verso il 1967 l’Egitto adottò sistemi d’arma di produzione sovietica. Fu però la decisione del presidente israeliano David Ben Gurion a fermare l’operazione, in quanto gli attentati agli scienziati tedeschi stavano facendo peggiorare i rapporti con la Germania. Da segnalare altresì che a causa dell’operazione Damocle fu necessario richiamare in patria gli agenti impegnati in Sudamerica nella caccia a Josef Mengele, proprio quando credevano di averlo finalmente individuato. I casi della vita. Ma ancora non basta. Nel 1998 un giovane americano raccontò, ma di conferme nisba, di aver raccolto le confidenze di Otto Skorzeny in punto di morte. Rivelazioni scottanti riguardanti le origini tedesche della famiglia Bush, sulle fughe dei criminali di guerra nazisti compresi Hitler e Bormann, nonché sull’omicidio di Nicolas Tesla per mano dello stesso Skorzeny con l’aiuto del generale Gehlen. Già che c’era perché non gli ha anche consegnato delle prove, magari il Santo Graal, alla faccia di Indiana Jones!

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente MediEvil - Game alla Tim Burton Successivo Berlusconi - Io tra i principali obiettivi dell'ISIS