di Juanne Pili.
In Giappone l’avvento dei Robot è già una realtà. Basti pensare a come stanno trasformando la vita quotidiana degli abitanti di Tokyo.
Gli operai della Kawada, i cui stabilimenti si trovano nei pressi di Tokyo, per la maggior parte non sono umani. Nella catena di montaggio è possibile trovare numerosi robot umanoidi che lavorano assieme a delle persone. A detta degli amministratori sono anche in grado di preparare un caffè eccellente.
Spostandoci in un’altra zona della città è possibile ammirare Pepe, il primo robot progettato per rispondere alle emozioni umane – sì, è “empatico” – scherza sovente coi clienti di un negozio di telefonia mobile. Il Giappone ormai è caratterizzato da un boom della robotica. La nazione robot-friendly per eccellenza registra un incremento della produzione di robot mai vista; a dispetto della sua demografia, ch’è in discesa.
Nei prossimi cinque anni si calcola che i robot supereranno per numero 20 volte la popolazione giapponese. Milke Zinser, della Boston Consulting Group, uno dei massimi esperti nel settore, prevede che i prossimi investimenti in questo campo dovrebbero portare ad una popolazione di 30 milioni di robot:
«Quello che si sta vedendo in Giappone è un approccio molto più aggressivo al robot commerciale … Hanno un potenziale tale da vedere significativi risparmi sui costi, e anche un miglioramento della competitività rispetto ad altri paesi nel prossimo decennio».
Gli americani non stanno a guardare. Stando alle previsioni, gli Stati Uniti dovrebbero acquistare circa 1,2 milioni di robot nel prossimo decennio. Anche negli altri paesi occidentali, soprattutto quelli che hanno perso la produzione a causa di salari più alti, sognano i benefici che l’impiego dei robot potrebbero portare. Ovviamente senza tener conto dei lavoratori in carne e ossa.
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