Mostro di Foligno presto in libertà

di Igor Carta

Il mostro di Foligno libero a settembre? Sdegno a parte ecco perché non sarebbe il caso.

Mostro Foligno

Al peggio non c’è mai fine, diceva un antico adagio; qualche giorno fa girò la notizia che Mario Alessi, l’uomo che uccise a colpi di badile il piccolo Tommaso Onofri di appena 18 mesi di vita, potrebbe il prossimo anno accedere al permesso di lavoro nonostante la condanna all’ergastolo; qualche mese fa circolò la notizia secondo cui anche il mostro di Foligno, Luigi Chiatti, potrebbe presto tornare in libertà; la notizia è stata rilanciata qualche giorno fa da diversi quotidiani ed è stata dimenticata con la stessa velocità con cui era apparsa, ma non ha mancato di generare polemiche. La data fatidica sarebbe fissata per il 3 settembre anche se gli stessi difensori del mostro, al secolo Antonio Rossi prima e Luigi Chiatti poi, si sono dichiarati scettici al riguardo; per chi non lo ricordasse Luigi Chiatti nel 1992 assassinò prima Simone Allegretti di quattro anni e mezzo, e dieci mesi dopo Lorenzo Paolucci di tredici, delitti efferati, assai crudeli e dai dettagli agghiaccianti. Nel primo caso, Chiatti dopo aver avvicinato il piccolo Simone Allegretti lo portò nella sua abitazione in cui, dopo un tentativo di abuso lo strangolò. Per liberarsi del corpo andò in campagna e lo abbandonò nei pressi di un torrente, ma accortosi che il piccolo era ancora vivo lo finì con due colpi di coltello. Nei mesi successivi all’omicidio il mostro si divertì a sfidare le forze dell’ordine lasciando messaggi in una cabina telefonica, preannunciando di non riuscire a fare a meno di uccidere. Quando poi nella zona sparì il tredicenne Lorenzo Paolucci, tutti pensarono ad un nuovo colpo del mostro, che stavolta malgrado la sua personalissima sfida con le forze dell’ordine commise imprudenze che lo incastrarono quasi subito. Dopo aver colpito il bambino con un forchettone da cucina ed averlo finito con un coltello si masturbò sul cadavere, dopodiché lo trascinò fuori casa per poi abbandonarlo presso un laghetto. In paese era già scattato l’allarme e Chiatti come se niente fosse partecipò alle ricerche, ma al suo ritorno a casa trovò i poliziotti ad attenderlo. Il resto è noto, dichiarato sano di mente venne condannato all’ergastolo in primo grado, pena commutata in appello a 30 anni per rettifica della diagnosi psichiatrica, da sano a seminfermo di mente. Ma dopo un iniziale lungo oblio Luigi Chiatti riprese a far parlare di sé, specie per alcuni sogni, alcune dichiarazioni a lui attribuite che hanno ben suggerito a chi di dovere di negargli i permessi premio richiesti più di una volta.

Anche se i legali di parte, merito anche, chissà, dell’ondata di sdegno dell’opinione pubblica, hanno dichiarato di essere scettici sulle possibilità che Chiatti torni in libertà a settembre, ci sono buone e confutate ragioni perché ciò materialmente avvenga. Vi è soprattutto un grande controsenso in determinate disposizioni nelle leggi, a cui comunque la magistratura deve per forza attenersi: al soggetto in questione venne in primo grado comminato l’ergastolo perché ritenuto capace di intendere e di volere, quindi estremamente pericoloso, in appello viene poi condannato a 30 anni per seminfermità mentale. Quindi verrebbe da pensare che da insano di mente, quindi privo anche dei più normali scrupoli o freni inibitori, sia il caso di non lasciarlo in carcere, benché, logica permettendo, risulti ancora più pericoloso di un uomo sano! Con quali garanzie sul fatto se sia ancora in grado di nuocere rimane un mistero, almeno fino al delitto successivo s’intende. Eppure un caso emblematico di quanto tale linea di pensiero sia pericolosa oltre che inutile, risale a meno di 10 anni fa, quando uno dei “mostri del Circeo”, Angelo Izzo, malgrado la condanna all’ergastolo, due tentativi di fuga di cui uno riuscito con relativa ma breve latitanza, nel 2005 approfittò del regime di semilibertà accordatagli dai giudici di Palermo per macchiarsi di un nuovo delitto, l’omicidio e l’occultamento dei cadaveri di Maria Carmela e Valentina Maiorano. In tutta la nazione fu enorme lo sdegno, e vi furono violente polemiche indirizzate specie verso il magistrato che firmò il provvedimento, Gabriella Gagliardi, che da par suo venne anche ammonita dal CSM per il suo operato. Va segnalato però che sul tavolo del magistrato albergavano fior di relazioni di psichiatri e del gruppo di assistenza e ascolto del carcere di Campobasso secondo cui Izzo era una pecorella smarrita che tentava fermamente di tornare all’ovile; omise però, secondo il CSM, di approfondire sui motivi che resero necessario il trasferimento di Izzo dal carcere di Campobasso a quello di Palermo. Izzo nel 2008 venne condannato all’ergastolo dalla Cassazione per il duplice omicidio del 2005 e c’è da sperare che i vari buonisti si siano messi l’anima in pace, si auspica quindi che con Luigi Chiatti non si ripetano gli stessi madornali errori dettati da questa solita assurda logica del perdono.

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