Tutti i Complotti Contro Hitler

di Igor Carta.

Sono stati almeno 41 i complotti e gli attentati che avevano come unico obiettivo l’eliminazione di Adolf Hitler.

valchiria

Il Generale Henning von Treschow
Il Generale Henning von Treschow

Tutti i grandi regimi dittatoriali hanno avuto la loro resistenza, violenta o non violenta che fosse; in Italia ebbe, italicamente appunto, mille sfaccettature e colori;

Anche nella Germania nazista vi furono movimenti di opposizione assai attivi, ma ciò è stato quasi del tutto cancellato dalla storiografia ufficiale, desiderosa quasi di far apparire l’intero popolo tedesco dell’epoca come un’unica compatta marmaglia militarista e antisemita. Militari o civili che fossero, questa moltitudine di uomini concepì e tentò di attuare la bellezza di 41 distinti tentativi di omicidio ai danni del dittatore austriaco. Dal lato del popolo vi furono ad esempio i membri della Weiße Rose (La rosa bianca), un gruppo di studenti bavaresi cristiani il quale attuò una protesta non violenta e che ben presto finì nelle mani della Gestapo, al pari di almeno un milione, ma si tratta di una cifra ufficiosa, di cittadini tedeschi deportati, e una buona fetta giustiziati, per aver compiuto attività antinaziste.

Ma per il regime i peggiori grattacapi vennero dagli ambienti militari, più precisamente dall’Esercito. All’epoca la Wehrmacht comprendeva tutte le tre forze armate; la Luftwaffe era espressione stessa di Hermann Göring, numero due del Reich e perciò totalmente fedele al partito, mentre la Marina, malgrado tutto, tendeva a conservare gli usi vigenti in epoca imperiale, pare che a bordo non fosse neppure d’obbligo il saluto nazista.

All’interno dell’Esercito vi erano invece delle anime che diffidarono dei nazisti già prima del Putsch di Monaco. Tra gli oppositori vi erano, oltretutto, due diverse correnti divise tra chi voleva limitarsi all’arresto di Hitler e chi riteneva indispensabile la sua eliminazione fisica, seguito a ruota dai suoi fedelissimi più pericolosi, Heinrich Himmler e Reinhard Heydrich in primis.

La “mente” del complotto che più si avvicinò all’obiettivo era il generale Ludwig Beck, ottimo stratega militare che si dimise dopo l’annessione dell’Austria e per gli ormai quotidiani alterchi con Hitler.

Il generale Ludwig Beck
Il generale Ludwig Beck

Dal 1938 al 1942, il periodo dei grandi successi militari ma anche politici del Führer, di complotti non si parlò più; fu con l’ingresso in guerra degli USA e con i primi rovesci sul fronte orientale, che il progetto tornò in auge. Beck aveva nel frattempo raccolto attorno a sé numerosi altri ufficiali dell’esercito; alcuni, come Friedrich Olbricht, generale pluridecorato sia nel 14-18 che nella campagna di Polonia, ricopriva un importante incarico allo Stato Maggiore; un altro, il generale Henning von Treschow, collaboratore di fior di Feldmarescialli come Erich von Manstein e Fedor von Bock, era inizialmente favorevole all’ascesa del nazismo, ma già dalla “Notte dei lunghi coltelli” comprese che Hitler e i suoi avrebbero condotto la Germania alla catastrofe.

In gran parte il film del 2008 “Operazione Valchiria”, con Tom Cruise nei panni del colonnello Claus von Stauffenberg e Kenneth Branagh in quelli di Treschow è abbastanza fedele alla storia vera; Treschow tentò per ben due volte, con la sola complicità del suo aiutante di campo, di uccidere Hitler, dapprima innescando un conflitto a fuoco nella mensa ufficiali, la seconda con le famose bottiglie di liquore imbottite di esplosivo, ma non ebbe fortuna.

Il Generale Friedrich Olbricht
Il Generale Friedrich Olbricht

Oggi si può quasi dire che quello del complotto “Valkirya” fu quasi un “segreto di Pulcinella”, visto il gran numero di personaggi coinvolti, in maggior parte membri dell’esercito, come già detto e dell’ Abwehr, come l’ammiraglio Wilhem Canaris. In quella cerchia spiccavano anche religiosi, politici, liberi professionisti e membri dell’aristocrazia terriera.

Numerosi storici hanno dichiarato che comunque, anche in caso di morte di Hitler, il colpo di Stato sarebbe fallito, a causa del troppo ambizioso progetto e delle modalità di esecuzione labili, a tratti definite addirittura “ridicole”. La riunione fatale tenutasi in un edificio di legno anziché nel solito bunker, e il fatto che Stauffenberg ed il suo aiutante Werner von Häften riuscirono ad armare solo una delle due cariche in loro possesso, impedirono il conseguimento dell’obiettivo. Treschow dal canto suo bussò a diverse porte raccogliendo numerosi ma taciti assensi, compreso quello di Erwin Rommel, ma mai nessuno si prese la briga di denunciarlo per alto tradimento.

Il Colonnello Claus Schenk von Stauffenberg
Il Colonnello Claus Schenk von Stauffenberg

Pare che “la Volpe del Deserto” auspicasse almeno la chiusura del fronte occidentale, ma che fosse contrario all’eliminazione fisica di Hitler. Rimarrà sempre il mistero sul livello di coinvolgimento di Rommel, poi vista l’opzione che gli venne offerta, suicidio con il cianuro oppure corte marziale con probabile fucilazione, si può desumere fosse piuttosto elevato. Altri si suicidarono a priori come il Feldmaresciallo Günther von Kluge colpevole solo di omessa denuncia, che seguì il destino di Beck e di Treschow. Tutti gli altri vennero giustiziati sommariamente, Stauffenberg, Olbricht e von Häften la notte stessa del 20 luglio. I cospiratori rimanenti, come il Feldmaresciallo Erwin von Witzleben, o il governatore militare della Francia Karl von Stülpnagel vennero processati dal “tribunale farsa” del fanatico giudice Roland Freisler e impiccati.

Tutti questi uomini ebbero il coraggio di fare qualcosa che risultava ormai inconcepibile; il piano venne portato avanti e attuato malgrado fossero in tanti a sapere, ma nessuno mai denunciò alcunché. Ciò dimostra che il sentimento antinazista era assai forte e condiviso e ai cospiratori mancò solo un numero più ampio di membri davvero decisi ad attuare un serio cambiamento.

Troppi furono invece coloro che non si spinsero oltre ad un tacito assenso, immaginando in maniera del tutto ragionevole che un simile atto di tradimento sarebbe stato ritenuto un abominio dal popolo tedesco. Peggio ancora dal lato militare, visto che tutti i soldati dell’epoca, dal Feldmaresciallo all’ultimo caporale, avevano l’obbligo di giurare cieca obbedienza al Führer. Le pene per i traditori, inutile rimarcarlo, erano degne di quelle della Santa Inquisizione, ma, citando infine von Treschow, vi fu comunque un pugno di uomini che, nonostante tutto, tentò di eliminare uno dei peggiori criminali della storia.

Complotti Civili


rosa bianca

Non solo i militari, anche diversi cittadini tentarono di stroncare o almeno di arginare l’odiosa dittatura di Adolf Hitler.

«I tedeschi non assalterebbero una stazione ferroviaria se non prima d’aver acquistato il biglietto».

Questo fu il commento di Lenin riguardo le possibilità di una rivoluzione socialista in Germania, la nazione fondata sui criteri cardine della monarchia prussiana, onore, fedeltà e cieca obbedienza nella scala gerarchica. Dopo la vittoria alle elezioni, Hitler da buon dittatore diede subito avvio all’eliminazione degli avversari politici, prima i comunisti, poi i socialdemocratici. Seguirono i religiosi che rifiutarono di “allinearsi”, cattolici e protestanti. Particolarmente virulenta fu la repressione verso i Testimoni di Geova, dei 25000 presenti in Germania nel 1933 almeno 10000 furono deportati e ben 2500 non fecero mai ritorno. Quale trattamento subirono invece gli ebrei è dominio comune.

Hitler nel 1914
Hitler nel 1914

Fin dalla sua ascesa Adolf Hitler subì ben 41 attentati alla sua vita, ma tutti fallirono per molteplici ragioni, conferendo al dittatore quell’aura di inviolabilità che trovò il suo perfetto sigillo nel suicidio del bunker di Berlino.

Hitler fu un bersaglio ideale fin dalla prima guerra mondiale; il primo a puntare il mirino su di lui fu Henry Tandey, soldato britannico che dopo un assalto contro le trincee nemiche nel 1918 s’imbatté in un militare tedesco ferito e incapace di difendersi. Tandey gli risparmiò la vita, ma in seguito si pentì amaramente del suo gesto.

Durante il putsch di Monaco del 1923, mentre Hitler marciava alla testa delle milizie naziste al fianco del generale Erich Ludendorff, il corteo fu bersagliato dalla polizia; Ludendorff continuò a marciare verso il cordone di polizia, mentre Hitler si gettò al suolo. La sparatoria si fermò quando il generale prussiano fu faccia a faccia con gli agenti, che nel frattempo avevano prodotto 16 morti ed un numero imprecisato di feriti.

Dopo il carcere e la discesa in campo per le elezioni Hitler iniziò un tour che lo portò a toccare diverse località della Germania, ed è in tale occasione, nel 1932, che si registrò il primo attentato alla sua vita, quando degli sconosciuti aprirono il fuoco contro il treno in cui stava viaggiando il futuro Führer, che rimase però illeso. Con la presa del potere i tentativi di omicidio aumentarono, pallottole gli sfiorarono la testa a Strasburgo e a Norimberga, ciò gli impose di aumentare le misure di sicurezza.

I nemici non si arresero, progettarono di assassinarlo con getti di veleno nascosti in mazzi di fiori o con penne imbottite di tritolo, ma fecero fiasco. Nel 1938 un seminarista, Maurice Bavaud, progettò di assassinare Hitler a Monaco, durante le commemorazione del fallito putsch del 1923. Si addestrò puntigliosamente nel tiro con la pistola ma al momento della verità, al passaggio del dittatore, la folla alzando il braccio nel saluto tolse completamente la visuale al seminarista.

Gli intenti di Bavaud non furono supportati però da sufficiente malizia, visto che salì sul treno per la Francia sprovvisto di biglietto e ad una prima perquisizione la Gestapo gli trovò addosso la pistola, i colpi e una cartina di Monaco. Torturato per diverse ore Bavaud confessò tutto e fu poi decapitato.

Georg Elser
Georg Elser

Un anno dopo, a guerra già scoppiata e nella stessa occasione, Hitler fu ad un passo dalla morte nella famosa birreria in cui si ritrovava con i seguaci della prima ora. Un falegname di nome Georg Elser aveva confezionato un attentato a regola d’arte. Con appena una licenza elementare in tasca, Elser, sfruttando le esperienze lavorative prima in fonderia, poi in una fabbrica di orologi, infine in una cava di inerti si procurò le nozioni ed i materiali per confezionare, in perfetta solitudine, una bomba ad orologeria. In occasione del discorso che Hitler doveva tenere nella birreria, Elser studiò il luogo in diverse visite, quindi individuato il punto ideale per collocare l’ordigno, si introdusse nel locale a notte fonda in modo da scavare in un pilastro il vano adatto a contenere la bomba, a pochi metri dal leggìo del Führer. Ancora una volta la sorte giocò un brutto tiro, visto che Hitler concluse il suo monologo in anticipo di 20 minuti rispetto ai piani di Elser. L’ordigno esplose facendo 8 morti, Elser fu arrestato alla frontiera svizzera e imprigionato prima a Oranjeburg, poi a Dachau, in cui venne fucilato nell’aprile del 1945, con le truppe alleate a pochi chilometri dal campo.

Russi e inglesi dal canto loro elaborarono diversi piani per attentare alla vita di Hitler, ma rimasero sulla carta. Nel 1942 apparve, a Monaco di Baviera, il primo tentativo di resistenza non violenta al nazismo, “La Rosa Bianca”. Si trattava di un piccolo gruppo di studenti universitari, i fratelli Hans e Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, a cui si unì il docente Kurt Huber. Alcuni di loro combatterono sia in Francia che sul fronte orientale, dove ebbero modo di constatare cosa accadeva dietro la prima linea. Tra il 1942 e il 1943 redassero diversi opuscoli e volantini che, basandosi sui principi cristiani di tolleranza e giustizia e citando ampiamente intellettuali come Aristotele, Novalis e Goethe, vennero distribuiti in tutta la Baviera e in Austria. Nel febbraio 1943 si spinsero oltre, dipingendo slogan antinazisti sui muri dell’università di Monaco. In poco tempo il gruppo finì nelle grinfie della Gestapo. I fratelli Scholl, i primi ad essere catturati, si assunsero tutta la responsabilità nella speranza di proteggere gli altri membri, invano purtroppo. L’intero gruppo venne giudicato dal folle giudice Roland Freisler che decretò la condanna a morte di tutti i membri tramite decapitazione. Salvo i tentativi attuati dai militari tra il 1943 e il 1944, occorrerà attendere il crepuscolo del regime per individuare l’ultimo tentativo di omicidio ai danni del Führer, concepito ma mai attuato da colui che non ti aspetti, quello che forse fu, oltre che architetto di fiducia e ministro degli armamenti, il suo amico più stretto, ovvero Albert Speer. Anche se il suo nome fu trovato in una lista attribuita ai cospiratori del 20 luglio, con accanto la dicitura “da convincere”, Speer conservò sempre e comunque la fiducia di Hitler.

da sin. Hans Scholl, Sophie Scholl e Cristoph Probst
da sin. Hans Scholl, Sophie Scholl e Cristoph Probst

Quando Alleati e sovietici iniziarono a penetrare nel territorio tedesco, Hitler ordinò di fare terra bruciata, in Germania non doveva rimanere nulla se non un cumulo di rovine. Speer, constatata l’impossibilità di smuovere il dittatore da simili idee, decise, per garantire al popolo tedesco una qualche possibilità di sopravvivenza, di preservare il possibile, quelle poche infrastrutture che ancora erano in piedi. Pensò infine, per porre termine ad una guerra ormai perduta e ad una inutile resistenza ad oltranza, di rilasciare del gas tossico nel Führerbunker attraverso il sistema di ventilazione, in modo da ucciderne tutti gli occupanti. Il progetto, per ragioni mai chiarite, non verrà mai attuato, alla fine solo una persona fu in grado di togliere la vita a Hitler, egli stesso, malgrado si trattasse del più grande criminale della storia ebbe più fortuna di chiunque tentò di porre fine ai suoi crimini.

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