The Strange color of your body’s tears

di Enrico Bulleri.

Con The Strange color of your body’s tearsHélène Cattet e Bruno Forzani perseguono nel solco di “Amer” il loro debutto del 2009 che come già enunciava in quanto predecessore, rendeva anch’esso omaggio ai thriller Gialli italiani degli anni sessanta e settanta.

The-Strange-Colour-of-Your-Bodys-TearsCome nel loro primo lavoro, Forzani e Cattet, alludono direttamente al cinema di Dario Argento, Lucio Fulci, Mario Bava, e ad altri dello stesso filone, riuscendo a imitarne lo stile di quei gialli con una tale verosimiglianza che potremmo stare guardando proprio un titolo sepolto quel periodo. Inoltre vi sono tanti brani originali tratti dalle colonne sonore di Ennio Morricone, il quale ha lavorato con tutti i tre i registi sopracitati in film come “Una Lucertola con la pelle di donna”, “l’Uccello dalle piume di cristallo”, e “Quattro mosche di velluto grigio”. Cattet e Forzani sono chiaramente fan dei più accaniti, oltre a dimostrare di avere studiato bene la materia.

Come una capsula del tempo stilistica, “The Strange Color of Your Body’s Tears”, secondo il titolo internazionale anglofono, ci catapulta in un universo sonoro e musicale del cinema di quegli anni, nei quali l’assassino per eccellenza uccideva portando guanti neri e cappotti di pelle inguainanti, utilizzando uno stiletto o un pugnale, e le immagini degli omicidi erano dettagliatissime da PPP ravvicinati, se non anche dall’utilizzo occasionale dello schermo diviso. Tutto questo è reso con divertimento quasi feticistico, su un livello da grindhouse, a disposizione entusiasta di tutti gli appassionati e i cultori degli euro shockers anni settanta. Altri tipi di spettatori potranno rimanerne meno entusiasti; ma il risultato ha comunque stile da vendere palate (e da accreditarne agli autori, un certo numero di immagini che portano una fresca, potente vitalità), il racconto si sviluppa in modo incoerente e indecifrabile per cui potremmo facilmente vedere le scene in ordine inverso senza perdere in chiarezza . La storia riguarda un misterioso uomo belga, che torna a casa da un viaggio di lavoro per scoprire che la serratura alla porta del suo appartamento è stata manomessa, e che sua moglie è scomparsa. Uno spunto messo molte volte a punto e soddisfacente, pur se di routine, per un thriller. Ma da qui in poi, sarà una sfilata infinita di sequenze oniriche e di flashback, spesso mescolate tra loro in modo tale che non si possa dire cosa stia avvenendo davvero o meno, o che cosa ancora sia realmente un’esperienza vissuta. Abbiamo anche un’altra premessa del genere, che delizierà gli appassionati: centinaia di arditi tagli del montaggio su scene di coltellate e pugnalate nella viscere come di sgozzamenti, proposti in modo così incessante che trascendono la repulsione e hanno un effetto stranamente paralizzante. Le arditezze tecniche dimostrano anche un notevole senso d’ingegno, come nell’immagine della lama che emerge dalle labbra di una donna ; altre volte, come ad esempio i tagli ripetuti della lama ad una ferita alla testa a forma di vagina e una sequenza in bianco e nero di una donna che viene sessualmente torturata per mezzo di un pugnale, l’effetto non è solo di grande violenza grafica, a là Bava, ma soprattutto a là Fulci e Argento appunto, dei tempi, ma anche di persistenza voluta della scena per sondare la capacita’ dello spettatore di non distogliere lo sguardo.

Insomma, “L’Etrange Colour …” secondo il titolo originale francese, è uno degli esempi più estremi ad oggi di un film che è tutto stile e ricercatezza quasi da esperimento estetizzante di video arte. Chi ama il giallo e il thriller europeo ma soprattutto quello all’italiana fino ai grandi esempi di titoli degli anni ottanta, dovrebbe prendere atto. Ma se si è alla ricerca di qualcosa con una sua caratterizzazione della trama e delle motivazioni dei personaggi, di profondità, o di una storia, come anche per le sceneggiature originali dei classici argentiani a cui apertamente si rifà ne è molto lontano; a livello drammatico e di sceneggiatura, non è il tipo di operazione per cui esse fossero così importanti.

Riconoscimenti


Chlotrudis Awards 2015 Nominato Al Chlotrudis Award Miglior Production Design Johanna Bourson.

Fantasporto 2014 Nominato All’ International Film Award Fantasy Miglior Film Hèléne Cattet, Bruno Forzani.

Ghent International Film Festival 2013 Nominato Al Gran Premio Hèléne Cattet e Bruno Forzani.

Locarno International Film Festival 2013 Nominato Al Pardo d’oro Hèléne Cattet e Bruno Forzani.

Magritte, Belgio 2015 Hanno Vinto Il Premio Magritte Miglior Fotografia (Meilleure image) Manuel Dacosse Nominato Al Premio Magritte Miglior Suono (Meilleur son) Daniel Bruylandt, Mathieu Cox e Olivier Thys. Miglior Production Design (Meilleurs decòr) Julia Irribaria. Migliori costumi (Meilleurs costume) Jackye Fauconnier.

Sitges – Catalogna International Film Festival 2013 Nominato Al Maria Miglior Film Hèléne Cattet e Bruno Forzani.

Colonna Sonora


Bruno Nicolai: “Tutti i colori del buio” (1971), di Sergio Martino
Ennio Morricone: “La corta notte delle bambole di vetro” (1972), di Aldo Lado
Nico Fidenco: “Emanuelle perchè violenza alle donne?” (1977), di Joe D’Amato(Aristide Massacesi)
Riz Ortolani: “Così dolce così perversa” (1969), di Umbero Lenzi
Ennio Morricone: “Maddalena” (1972), di Jerzy Kawalerowicz
Peppino De Luca, Carlos Pes: “Il Dio chiamato Dorian”(1970), di Massimo Dallamano.

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