The Reach – Caccia all’Uomo

di Enrico Bulleri.

Essenzialmente, con The Reach- caccia all’uomo abbiamo Michael Douglas che rifà da par suo ancora una volta Gordon Gekko, il quale però stavolta va a caccia di prede umane.

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Il problema fondamentale del film è che non riesce a decidersi se si tratta di una graffiante, seria critica sociale, o della rimessa dal fondo di qualche magazzino di una storia e delle trovate da drive- in e grindhouse. L’ossatura di un decente B-movie ci sarebbe tutta, ma sembra che sia stata già rinsecchita e portata via dagli avvoltoi che si vedono volteggiare sui due protagonisti.

Nel 1932 fu “La Pericolosa partita”, in cui Joel McCrea e   Fay Wray si ritrovavano cacciati per sport dall’eccentrico milionario Leslie Banks/”Conte Zaroff”, nella giungla dell’isola di sua proprietà e dove aveva la propria isolata casa. Si tratta di un modello che è stato riadattato molte volte nel corso degli anni in film come il classico dell’Ozploitation “Turkey Shoot”(Blood Camp Thatcher aka Escape 2000)(Australia 1981)di Brian Trenchard-Smith, “Senza Tregua”(Hard Target)(Usa 1993) di John Woo, e Sopravvivere al gioco”(Surviving the Game)(Usa 1994)di Ernest R. Dickerson, che ha visto un senzatetto interpretato da Ice-T braccato da Rutger Hauer e Gary Busey (Non riesco a pensare di una prospettiva più terrificante, se non quella analoga di Mino Reitano braccato da Philippe Leroy, Luciano Catenacci e Nello Pazzafini, in “Una Vita lunga un giorno”[1974] di Sam Livingstone[Ferdinando Baldi]). Tutti questi film, di solito portano un sottotesto sul sistema e la lotta di classe, con i cattivi ricchi a caccia di qualche giovane della classe operaia, e alla fine di questo filone del survivalismo, “The Reach”, ultimo aggiunta al sotto-genere, non è diverso.

Ben lucidato e simile a un giovane Channing Tatum, Jeremy Irvine interpreta Ben, un abbattuto giovane che per lavoro fa la guida nel deserto del Mojave, la cui fidanzata di lunga data sta appena per abbandonare la loro piccola città per la grande città e la vita del college. Ultimo cliente di Ben, il ricco uomo d’affari John (Michael Douglas), che disposto a scavalcare tutti gli ostacoli legali con i soldi per cacciare dei bisonti, specie protetta, corrompendo per un permesso lungo la sua strada anche lo sceriffo locale. Quando John spara accidentalmente uccidendolo, ad un uomo anziano che viveva fra le formazioni rocciose del deserto, egli crede ovviamente che potrà pagare Ben per coprire l’omicidio. Ben però rimane attaccato al suo codice morale, e si ritrova a dover fuggire da John, che è determinato a cancellare ogni traccia della sua azione.

Il film del regista francese al suo primo film americano Jean-Baptiste Leonetti è l’adattamento di un romanzo del 1972, Deathwatch” di Robb White, e c’è infatti una precisa atmosfera seventies che pervade l’atmosfera per circa tutto il film, anche se ovviamente manca della grinta che probabilmente avrebbe avuto se solo fosse stato fatto 40 anni fa. Il Personaggio interpretato da Douglas ad esempio è contraddittorio e confusionario. Nonostante la sua uccisione iniziale sia avvenuta per un completo incidente, egli troppo velocemente si trasforma quasi in un completo sadico psicopatico. Con un terzo atto del film in cui diviene un cattivo ridicolmente sopra le righe da cartone animato alla Wyle E. Coyote a cui non gliene va mai bene una contro il giovane nonostante il suo costosissimo equipaggiamento di armi sofisticatissime e di un mezzo fuoristrada a sei ruote fantascientifico, oltre che completo di battute volutamente infami.

La fase diversiva, nella “raccapricciante” casa ricavata all’interno di una miniera e stile “Non aprite quella porta 2” dell’anziano cercatore d’oro ucciso, decorata dappertutto con le vecchie fotografie di una misteriosa donna asiatica, suggerisce una svolta in un altro genere – Douglas e Irvine costretti a fare la pace, mentre una caccia ai due tipo “Le colline hanno gli occhi”(The Hills Have Eyes)(1977) dello scomparso Wes Craven, da parte dei cannibali del deserto ha inizio, e che sicuramente avrebbe aiutato questo film senza un degno finale, ma purtroppo anche questa diversione non porta da nessuna parte. Gli spunti e le fondamenta di un valido e onesto B-movie ci sarebbero stati tutti, ma sembrano qui rinsecchiti e aridi come i piedi del giovane protagonista dopo il tanto costretto camminare senza scarpe, sopra la riarsa terra del deserto.

Curiosità


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The Reach” è un remake del TV movie del 1974 della ABC inserito nel famoso ciclo “Movie of the Week”,”Savage”. Sam Bottoms e Andy Griffith ritraevano i ruoli di Jeremy Irvine e Michael Douglas, rispettivamente.

Basato sul romanzo del 1972 “Deathwatch” scritto da Robb White.

Girato a Farmington, Nuovo Messico e nell’area circostante nota come Shiprock, Nuovo Messico, nella riserva Navajo.

La Mercedes G63 6X6 da 500’000$ e terza vera protagonista del film, è già stata vista in “Jurassic World” oltre che in questo film.

Tutta l’apparecchiatura da tavola mobile che si trova in uno scomparto apposito del mezzo fuoristrada a sei ruote del protagonista interpretato da Michael Douglas, è composta da piatti tedeschi di una azienda di ceramiche di Stoccarda, dove si trova anche il Quartier Generale della Mercedes.

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Trailer


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