Teatro Tor Bella Monaca – Un lutto dimenticato

di Massimo Filipponi

Purtroppo il Teatro di Tor Bella Monaca come tutto l’ambiente culturale e teatrale, paga lo sbando di una attuale politica di sistema, locale, romano, nazionale.

Torbellamonaca

Come volevasi dimostrare, dopo la bagarre mediatica del problema dei Teatri di Cintura a Roma, dopo le promesse della Assessora “Cavaliera” Marinelli, che il teatro non sarebbe stato chiuso, che anche durante il bando, emesso, non si sa perché, o meglio, si sa, con un ritardo di un anno, il teatro avrebbe continuato a funzionare, nulla è cambiato. Teatro serrato, quartiere abbandonato in una estate dove solo le iniziative. in qualche parco, da parte di poche associazioni, intrattengono la popolazione, quartiere desertificato, morto, assolato. Possiamo addossare tutte le colpe tecniche che vogliamo, trovare tutti i capri espiatori che vogliamo, come nel caso della… come amo definirla… “Cavaliera” Marinelli, la quale è colpevole si di non avere minimamente né cultura politica, nè spessore gestionale sociale delle “cosa pubblica”, la quale come definizione, non esiste certo più, ma sicuramente la colpevolezza di ciò va anche cercata a monte, in un contesto di un sistema completamente sbagliato, il “liberismo”, nel quale tutti oramai ci siamo imbarcati da un venti anni a questa parte, a volte anche cavalcandolo nella speranza di un tornaconto personale. La fine del teatro di Tor Bella Monaca? Semplice, alla città servono soldi, purtroppo siamo nella logica che tutto costa, la cosa pubblica costa, vivere costa, e dato che i soldi non sono più di proprietà dello stato, ma privati, la città ha bisogno di soldi! Lasciamo stare il populismo del “se sò magnato tutto!”, questa logica così fine a se stessa, fa proprio il gioco di chi vuole privatizzare anche l’aria che respiriamo, e se non paghi, soffochi, e dato che anche il teatro dovrà rendere, si affiderà o venderà, forse non in questo bando, ma dai prossimi anni, a qualcuno che magari pagherà un fitto mensile al comune, o lo acquisterà, e ci farà attività che renderanno: grande sala giochi e scommesse, bar, “fighetteria”, poi un piccolo cinema, sala teatro di 80 posti, massimo cento, giusto per far vedere, ma dal costo di affitto per la gente, superesoso e scoraggiante, piccolo centro benessere per banditoni che se lo possono permettere, centro commerciale per spendere, e magari di gadget per tifosi della Roma e Lazio e altre luccicherie sfavillanti e via! Ma la cultura?… Eccola la cultura: una mini Las Vegas, (pochi però sanno che nella vera Las Vegas, la cultura dello spettacolo è veramente seria e professionale!), quella dei soldi! E quando ciò verrà attuato, affidando il tutto al solito “imprenditorone di turno” tale politica, verrà proposta al popolaccio come… “vedete?…. il teatro ci sarà, ci saranno posti di lavoro nella sala giochi, entreranno soldi…. evviva il privato! O con la destra o con questa sinistra, PD, SEL & Co…. questa è la via! Ne parleremo entro i prossimi tre anni. Au revoire!

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