Survivor – Prossimo obiettivo andare a caccia

di Enrico Bulleri.

«Adesso il suo prossimo obiettivo è andare a caccia» – Survivor – Frase di lancio del film.

Survivor Teaser PosterJames McTeigue, uno dei registi dall’ esordio più folgorante degli ultimi dieci anni grazie a “V per Vendetta” nel 2006, ed ex-aiuto alla regia prodotto da Wachowski Bros, torna al cinema questa settimana con il suo quarto film “Survivor”, un thriller fantapolitico e spionistico girato e ambientato a Londra, con protagonisti Milla Jovovich e Pierce Brosnan. Che esce oggi 21 maggio in anteprima mondiale rispetto anche agli Stati Uniti, dove uscirà a inizio giugno.

Era da oltre tre anni che McTeigue non dirigeva più un film dopo il purtroppo ben poco riuscito “The Raven” con John Cusack/Edgar Allan Poe. Questa volta, il ritorno si puo’ dire felice. Con un occhio al thriller cospirativo degli anni settanta, e ai personaggi di killer glaciale e inflessibile come Edward Fox/”Lo Sciacallo” in “Day of the Jackal” (1973) di Fred Zinnemann, e Max Von Sydow/Joubert ne “I Tre giorni del Condor” (Three Days of the Condor, 1975) di Sydney Pollack, McTeigue innanzitutto regala almeno una maschera e un personaggio memorabile a Pierce Brosnan nel ruolo del misterioso, spietato  e super efficiente “Orologiaio”, uno dei piu’ ricercati e letali killer professionisti al mondo. Grazie alla sempre atletica impersonificazione della protagonista Jovovich, e al sapiente utilizzo dei cari vecchi stunt nelle scene d’azione da parte dell’esperto McTeigue, “Survivor” si discosta dalla medietà degli analoghi prodotti d’azione girati negli ultimi tempi, purtroppo non abbastanza poichè viene però affondato da una sceneggiatura mediocre.

La Jovovich interpreta un’impiegata dell’ambasciata americana a Londra, la quale proprio come il “CondorJoseph Turner/Robert Redford nel film citato, si ritrova coinvolta suo malgrado in un intrigo che la minaccia direttamente per la sua stessa vita, dopo essere stata persino l’unica scampata ad un devastante attentato esplosivo. In “Survivor”  la tanta azione trova questo sì – a differenza di tanti altri prodotti moderni dalle sequenze action assurde e fracassone – sempre una sua plausibilità nel proprio svolgimento, purtroppo è la trama che non regge in plausibilità nell’80% dei suoi rivolgimenti, se non poteva ovviamente aspirare a peccare in originalità. Forse, può sembrare un paradosso, ma non c’è modo migliore di sintetizzare e descrivere “Survivor” di James McTeigue se non utilizzando le definizioni di “imperturbabile” e “propagandistico” al contempo, e senza timori che possano apparire eccessive.

Kate Abbott (Mila Jovovich) è come detto una impiegata dell’ambasciata degli Stati Uniti a Londra. Accennando brevemente alla trama, mentre è in servizio, Kate chiede alcune – ma evidentemente già troppe – domande a un uomo che sospetta di essere (ed effettivamente è) un bio-terrorista, prima di lasciarlo passare attraverso la dogana. Quest’uomo, e i suoi collaboratori, decidono per premunirsi di eliminarla dalla circolazione, e assumono per l’incarico un sicario d’elìte conosciuto appunto come “L’Orologiaio” (Pierce Brosnan) per farla fuori. Da lì, Kate diventa una latitante e fuggitiva tra le più ricercate a causa di una serie di equivoci ed esplosioni che la lambiscono da pochi centimetri come se si trattasse di un episodio di “Fraiser” con Jack Bauer.

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Nel complesso, “Survivor” è un film nella media. Passabile e con alcune buone interpretazioni come quella superiore a tutte di Brosnan (oltre a gustosamente offrirci Robert Forster di nuovo in un ruolo da caratterista, come nel recente “Automata” con Antonio Banderas), ma soffre di una struttura della storia mal realizzata e del non assumersi nessuna presa di posizione definitiva su ciò che vuole essere: troppo lento per essere un thriller, ma non abbastanza interessante da creare vera suspense. In definitiva, a volte il film si sfilaccia seppure in una durata standard di 90 minuti quale la sua, ed è troppo pieno di momenti apparentemente riempitivi, forse segno di alcuni rimaneggiamenti della produzione, o problemi di McTeigue al montaggio con richieste differenti  dalla sue volontà da parte dei detentori del “Final Cut”, come già accaduto nel suo precedente “Ninja Assassins”. Ma, se come me abituato a ben altri ritmi e logiche di montaggio del cinema d’azione e cospirazionistico degli anni ’70,  piace vedere  qualcuno guidare la sua moto, parcheggiare, scendere, andare a piedi fino ad una porta, aprirla, attraversare camminando diversi corridoi e camere prima di arrivare alla stanza in cui si troverà la scena, allora ci si può anche soddisfare, con “Survivor”.

Comprendendo filmati degli attacchi al World Trade Center e una scritta prima dei titoli di testa che ci dice:

«Dall’11/9 le forze dell’ordine statunitensi hanno fermato 53 atti terroristici nella sola New York City».

“Survivor” può essere anche facilmente spacciato per altra mera  propaganda hollywoodiana anti-terrorismo. Che combinata con un ritmo lento, svolgimenti della trama abbastanza telefonati e uno script purtroppo banale, rendono “Survivor” facile da ascrivere al dopo quattordici anni declinante filone del film di “imperturbabile” propaganda americana contro il “terrorismo”.

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