Spectre – Craig miglior James Bond possibile

di Enrico Bulleri.

Non è difficile essere colpiti da quanto simile sia l’inizio di Spectre rispetto al suo finale.

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Entrambi ci offrono spettacolari crolli di edifici ed elicotteri fuor di controllo, e non si può che concludere quanto la loro somiglianza sia sintomatica del contributo di Spectre al canone di 007: trasportandoci attraverso tutto un “già visto”, mentre non aggiungendo nulla di nuovo agli ingredienti che ci sono già così familiari. Il filo conduttore della presunta “opulescenza” di “Skyfall” e di James Bond in un’era di sorveglianza globale, è tuttavia integrato in Spectre, assegnandoli anzi uno status più apertamente sinistro, il quale serva a garantire le necessità di agenti canaglia come James Bond in un mondo che sembra essersi rovesciato. A differenza di “Skyfall” però, le condizioni fisiche di James Bond non rappresentano più un problema, come risulta dalle sequenze d’azione illimitatamente mozzafiato, che sono liberamente sparse in una trama piuttosto logora.

E’ consuetudine per i film di 007 serbare il pezzo d’azione maggiormente “over-the-top” per il finale, ma “Spectre” rompe con la tradizione di codesta costruzione per mostrarci una sequenza pre-titoli di testa che ha la spiacevole conseguenza di mettere tutto il resto che segue, in ombra. Caratterizzata da una carrellata alla “Infernale Quinlan” che segue il legame tra un tipo mascherato da teschio nel bel mezzo delle celebrazioni macabri della Giornata dei Morti di Città del Messico, ad un tentativo di assassinio da un tetto, che si conclude con una scazzottata emozionante in un elicottero, che sta compiendo un incontrollabile fuori pista sopra le teste dei celebranti la festa, questo pezzo iniziale offre un insieme di grandi cose, ma superiore a quelle che avranno a seguire nel film. C’è lo stesso molto da godere in Spectre”, ma per trovarlo lo si deve raggiungere attraverso una strada che si dipana fra molto materiale di riempimento piuttosto banale.

Dopo i titoli – caratterizzati da una canzone strabordante sentimento ma lamentosa di Sam Smith, purtroppo forse una delle più brutte “title-track” bondiane – troviamo Bond in una situazione familiare, ovvero in un leggero flirt con l’avvenente Miss Moneypenny (Naomie Harris “28 giorni dopo”, “Before Sunset”) e il rimprovero consueto da parte di M (Ralph Fiennes“Schindler’s List”) per la sua missione non autorizzata in Messico. Si scopre che Bond stava soddisfacendo i desideri degli predecessore nel ruolo di M (Judi Dench “J. Edgar”, “Philomena”), dopo aver ricevuto un DVD in cui ella gli ordinò di eliminare quella che è stata la vittima della missione, in caso di sua morte. L’acquiescenza di Bond a questi suoi desideri lo vede ricevere una sospensione, che Bond mette a frutto studiando il significato di un riferimento criptico fatto dalla sua ultima vittima al “Re Pallido”.

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La trama di Spectre vede James Bond seguire un filo di Arianna di indizi che lo portano al covo di Oberhauser (Christoph Waltz “Bastardi senza gloria”, “Big Eyes”) un megalomane con un esercito di guardie in uniforme al suo comando. Il piccolo Oberhauser richiama i criminali retrò storici della serie di 007 come il Dr. No, anche se la sua corretta introduzione (dopo una breve apparizione anticipata) imprime alla trama una direzione che ricorda bizzarramente un film con uno dei pallidi imitatori di Bond degli anni sessanta(Matt Helm o L’Agente Flint, forse). E’ un peccato, perché Waltz ha il potenziale per essere un cattivo dei film di James Bond davvero memorabile, ma finisce per rendere di se l’immagine di un cinquantenne viziato, anche se con una serie di giocattoli malvagi a sua disposizione. La nemesi fisica di Bond si presenta invece sotto la massiccia forma da ex wrestler della WCW di Dave Bautista che, come il muto Hinx, almeno offre qualche vera e propria minaccia. A parte la sequenza di apertura, è la lotta piena di lividi di Bond con Hinx che rappresenta il momento più visceralmente d’azione, e precede il rassicurante corteggiamento di Bond della sua compagna (la flessuosa francese Léa Seydoux) in un momento in cui la maggior parte di noi dovrebbe solamente intraprendere un lungo periodo di recupero.

Ironia della sorte, mentre il ritmo del film riprende notevolmente nella terza -e finale- parte, la trama più o meno si sfascia, balzando da una grande torsione per cui Oberhauser con la scusa forse più infantile che si possa immaginare vuole Bond morto. Allo stesso modo, la resa dei conti nella vecchia e derelitta sede dell’Intelligence, che Oberhauser ha in qualche modo avuto il tempo di ornare a festa con nastri rossi strategicamente posizionati e fotografie di ex nemici di Bond, è uno stratagemma molto banale il quale ci può forse solo far ammirare come Mendes e la sua troupe lo abbiano ritenuto essere un finale adatto.

Nonostante queste carenze, il franchise sa ancora quali sono i tasti giusti da premere per i suoi fan, e la maggior parte dell’azione è di un livello quale quello che ci si aspetterebbe. La qualità della fotografia è sontuosa, l’azione realizzata e filmata alla perfezione, e Craig continua ad essere il migliore James Bond oggi possibile, che non è un’impresa da poco considerando l’inevitabile confrontarsi con la quasi inarrivabile qualità di confezione dei Bond di Connery e Moore che lo avevano preceduto.

Per “Spectre” gli autori avevano inizialmente presentato al Consiglio del BBFC -(British Board Film Council, l’Ente di Classificazione Britannico delle Certificazioni per i divieti) in Gran Bretagna- il film chiedendo di avere un rating 12A(ovvero visibile ai maggiori di anni 12), per la sua uscita ufficiale. Il BBFC ha informato i realizzatori che ci sarebbero dunque dovuti essere dei tagli in due scene prima di ottenere un rating 12A. I tagli sono stati effettuati in una scena di violenza e in un’altra scena che mostra le conseguenze di un atto violento. I tagli sono stati regolarmente effettuati, e dopo la sua presentazione al BBFC, il film ha superato l’esame per la classificazione 12A senza ulteriori tagli.

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