Sfida Senza Paura – Sometimes a Great Notion

di Enrico Bulleri.

«Non si sarebbe sottomesso a Dio stesso!»

«”Non dare mai un centimetro” era il motto dei tagliatori dell’Oregon. E per vivere l’hanno sempre fatto!»

Frasi di lancio di Sfida Senza Paura.

sometimes_a_great_notion_xlgSometimes a Great Notion, il titolo originale poi trasposto in Sfida senza paura, fu il secondo romanzo di Ken Kesey, adattato da John Gay e diretto per il cinema da Paul Newman, è un film purtroppo oramai veramente dimenticato, eppure di grande valore e qualita’, anche fosse solamente per come è rappresentativo della New Hollywood di quel periodo, e delle sue storie.

Non è un film perfetto, e non è quello che commercialmente potrebbe definirsi un film “intellettuale”, è un film che come tutti quelli diretti da Paul Newman non ha per protagonisti colletti bianchi accigliati alla sola idea di un lavoro manuale, sudato, e di dovere fare sforzo fisico di qualsiasi tipo.

“Sometimes a Great Notion”, chiamiamolo soltanto così perchè è estremamente piu’ bello, è estremamente interessante e seppur imperfetto (felicemente imperfetto, oserei dire), un esempio adattato agli anni ’70 di un genere di film d’azione che fiorì negli anni ’30 in pellicole  sui pescatori di tonni, piloti di pescherecci, riparatori di cavi della tensione a grandi altezze, e per qualsiasi altro lavoro fisico che si possa pensare con la possibile eccezione degli esattori delle imposte, e nei quali (tranne in alcuni momenti “veri”) mancasse il necessario elemento di pericolo.

Come in “Avventurieri dell’aria,” di Howard Hawks, questi film sono, al loro meglio, molto meno ingenui di quanto suonerebbero essere ma anzi sono espressioni di vite vissute quasi interamente in termini di robustezza del vivere e sopportare quotidiano, e di una professionalità essenzialmente individualista.

“Sometimes a Great Notion” è ambientato  in un remoto paese dell’Oregon che vive della sua legna, sulla costa del Pacifico di north-west e ha per protagonista la famiglia patriarcale degli Stamper, che continua a svolgere la sua piccola, ma funzionante, attività di lobbing nel settore dei taglialegna,  mentre gli altri taglialegna della zona sono bloccati da uno sciopero, uniti contro un enorme compagnia e il braccio armato della banche.

Mentre il vecchio Henry Stamper (Henry Fonda), vede lo sciopero come una cospirazione  socialistoide- comunista e non presta attenzione alla amarezza dei suoi ex amici del sindacato, così lo stesso suo figlio, Hank (Paul Newman), la cui coscienza sociale è della dimensione del suo uccello; il film evoca una poetica piuttosto che una verità politica nella storia dei duri sforzi  di chi marca il cartellino per mantenere una indipendenza chiaramente mai obsoleta come molti, massima attualità, vorrebbero farci credere. Quando essi sono sconfitti, non è mai per il risultato di pressioni politiche, ma perché il destino, come nei film d’azione apolitici degli anni ’30, è intervenuto.

Newman, che si assunse la regia del film (il suo secondo dopo “La Prima volta di Jennifer”[Rachel, Rachel[[1968]) e successivamente al fatto che Richard A. Colla abbandonò il progetto all’inizio delle riprese, è da considerare un notevole successo, sia nel creare personaggi vivaci ma molto complessi che nel comunicare il senso di quella così bella idiozia che è la forza dei due tagliatori più “anziani”, padre e figlio.

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Come aveva già mostrato in “La Prima volta di Jennifer”, Newman sapeva bene dirigere gli attori, e ottiene qui una memorabile interpretazione da Fonda, Michael Sarrazin e Richard Jaeckel – che fu candidato all’Oscar come Miglior Attore non Protagonista(due degli Stampers più giovani), così come da Lee Remick, che interpreta colei che il vecchio Henry ritiene evidentemente di essere un appartenente alla famiglia di seconda classe, cioè la donna che sembra essersi sposata con il figlio, e la cui sola gioia nella vita è un canarino giallo tedesco.

Newman realizza anche delle belle sequenze drammatiche e d’azione, alcune dei quali sono così  melodrammatiche quanto quelle che ogni spettatore il quale sia appassionato di alcuni film degli anni ’30 con  Edward G. Robinson sa bene, come quando Robinson perde la mano per opera di uno squalo tigre in “Le Tigri del Pacifico” (Tiger Shark) (1932) di Howard Hawks, ” con una sequenza, quella della insostenibile morte di Jaeckel stampata a indelebile memoria nella mente di chiunque abbia visto il film, non a causa di una qualsiasi fantasiosità da cinema moderno, ma a causa di quella che sembra un fiducia cieca ed elevata di Newman nel soggetto .

La mia unica vera obiezione al film, credo, è una certa insofferenza per la sceneggiatura, che stabilisce con una certa libertà come una crisi molto emotiva e fisica possa (ed è così, in effetti) dovere scoppiare molto prima che film di questo tipo la mettano in mostra, e si può dire abbia lo stesso e  in maniera egregia, adempiuto ai propri obblighi di contenuto.

Molto presto, la Remick, elemento femminile del film, che rivelerà a se stessa di essere più forte degli uomini, e che emergerà da una sconfitta di tutti irriducibile e trionfante, se ne va lasciando Hank e gli Stampers, mentre Newman condurrà comunque un ultimo poderoso carico di alberi tagliati lungo il fiume tra lo stupore dei taglialegna in lotta con la compagnia e sopraffatti dalle banche. Non ho ancora letto questo romanzo in particolare di Ken “One Flew Over The Cuckoo’s Nest”(Qualcuno volò sul Nido del Cuculo)” Kesey, ma il gesto finale è autenticamente Keseyniano nel suo bilanciamento di comico e horror: un braccio smembrato, quello del patriarca Henry e che gli è costato la vita, è stato tenuto in un congelatore, ed è collegato all’albero del rimorchiatore, le dita posizionate per formare il segnale universale di “sfida” con la mano.

Colonna Sonora


“All His Children”
Testi di Marilyn Bergman e Alan Bergman
Musiche di Henry Mancini
Cantata da Charley Pride

Cerimonia degli Oscar, USA 1972

Nominato
Agli Oscar
Miglior attore non protagonista
Richard Jaeckel
Miglior musica, canzone originale
Henry Mancini (musica)
Alan Bergman (parole)
Marilyn BergmanPer la canzone “All His Children”.

Curiosità


Nella prima versione pubblicata in vhs, circa nel 1982, quando Leeland(Michael Sarrazin) arriva la prima volta, c’è una gru girata che poi per rivela Hank(Paul Newman) ad osservare il ricongiungimento familiare. Nella versione VHS più recente, circa del 1994, l’inquadratura della gru è modificata e viene sostituita con un solo taglio da Viv(Lee Remick), con una chiamata ad alta voce per Hank sul tetto.

La versione trasmessa dai network televisivi statunitensi modifica l’inquadratura del braccio amputato di Henry(Henry Fonda) messo sull’albero del rimorchiatore a dare un saluto col dito medio, sulla parte anteriore della chiatta piena di tronchi d’albero..

Il titolo viene dalle parole della canzone popolare “Goodnight, Irene”: “A volte mi prende una grande idea / Per saltare nel fiume e annegare.”

Questo film è stato il primo film mai trasmesso dalla HBO quando il servizio ha debuttato nel 1972.

Poco prima della sua uscita, c’era una scena d’amore tra Michael Sarrazin e Lee Remick che è stata tagliata. Questa scena aveva presumibilmente incluso nudità. Nel montaggio finale, la loro storia si insinua solamente.

Paul Newman si era rotto la caviglia provando la sequenza della  “gara motociclistica di motocross” e le riprese hanno dovuto essere rinviate per un paio di settimane.

Paul Newman sostituì Richard A. Colla alla regia.

Il libro fa riferimento al film “Estate e fumo”(Summer and Smoke)(1961) di Peter Glenville, ma citando in modo non corretto i nomi di Paul Newman come il co-protagonista con Geraldine Page in quel film, piuttosto che il suo vero co-protagonista Lawrence Harvey. Lee Remick aveva partecipato a“Summer and Smoke” 

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