Sesso Orale – Solo piacere maschile?

di La Sessuologa Impertinente.

Tanti anni fa feci uno studio sul sesso orale mai pubblicato, quando – negli anni ’70 – ero agli albori della professione, anch’essa molto giovane.

sesso-oraleLa mia ricerca consisteva nel raccogliere i racconti di esperienze sessuali da parte di normali studentesse o giovani lavoratrici, ed era incentrata sul sesso orale. Le volontarie riferiscono spesso di episodi infantili in cui questa pratica latentemente prende forma, attraverso il gioco con orsacchiotti o lembi di tessuto.

Questo genere di esperienze pre-puberali e/o adolescenziali è risultato molto comune nel campione di volontarie che si prestarono al mio studio, molto indie, che eseguii praticamente senza chiedere una lira alla mia Università.

In alcune il sesso orale assumeva addirittura un ruolo centrale, tanto da oscurare quasi o del tutto gli amplessi comunemente definiti “completi”, probabilmente tenendo conto dei fini procreativi. Ecco un estratto a titolo d’esempio:

«Più avanti con gli anni non cambiai di molto il mio modo di procurarmi piacere, se non nei partner: sostituii gli orsacchiotti di peluche con orsacchiotti parlanti di carne … Non desideravo essere penetrata dai maschi che frequentavo, anzi, il pensiero della penetrazione il più delle volte mi bloccava … Io desideravo succhiare, mordicchiare … Mi faceva e mi fa sentire onnipotente. Una Dea».

Questo estratto contrasta parecchio dal senso comune, che vorrebbe – o voleva – vedere nella pratica del sesso orale addirittura una forma di sottomissione della donna. Negli anni molte amiche femministe mi “bacchettarono” facendo notare come la Fellatio fosse una pratica maschilista, atta a dare piacere solo al partner. Eppure così non era e non è – nemmeno per la sottoscritta – e per molte altre donne conosciute in questi anni. Dopo tutto tante e troppe di noi si ostinano a cercare orgasmi nella penetrazione, senza mai trovarli. Ottenendo come solo risultato l’eiaculazione del partner, unico dei due a provare e raggiungere il piacere.

Fellatio è una parola che deriva dal latino e significa letteralmente “succhiare”. Nell’antica Grecia furono scritti trattati e brevi opere letterarie dedicate a questa pratica sessuale, tanto che, molti autori greci la soprannominarono ironicamente e provocatoriamente “suonata di flauto”, definizione attribuitale ancora adesso in Asia, dove è ritenuta una vera e propria arte. E di suonata si tratta. Succhiare il pene e farlo bene è, non solo un talento naturale, ma una vera propria passione che si affina con anni di “allenamento”.

La Fellatio consiste nel accogliere nella propria bocca il sesso maschile e, stando attente a non morderlo (almeno non vogliate punire il vostro partner) lo si lecca, e succhia con movimenti decisi e amorevoli. Il glande è ricchissimo di recettori del piacere; scendere lentamente con la lingua, o anche solo con le labbra umide e socchiuse, sostare con lingua e labbra nella famosa zona L (Il nome deriva dall’iniziale del cognome della donna che ha rivelato l’esistenza di un punto di piacere nascosto nell’uomo) è quanto di meglio per stimolarli. Molte donne si chiedono cosa fare nel momento della eiaculazione (ad alcune disgusta) eppure studi scientifici dichiarano che lo sperma è ricco di vitamine, oltre ad essere un forte antidepressivo naturale, come sostiene una ricerca della State University di New York.

Tutti parlano, scrivono del piacere di chi se lo fa fare e nessuno, o quasi, da voce e spazio a chi gode nel farlo. L’antica e dura a morire concezione maschilista, che ha colonizzato anche molte femministe, per cui, alcune pratiche erano solo per prostitute, perché atte a donare piacere solo all’uomo, il quale doveva pagare per raggiungere l’egoistico godimento, ha infibulato la psiche femminile, plasmandola a propria immagine e somiglianza, convincendola di come dia giusto godere e per che cosa e come.

Durante il sesso orale il pene a riposo comincia e resuscitare e ad inturgidirsi, per poi ri-morire e di nuovo resuscitare; questo da alle donne un potere immenso, di Dee terrene e carnali.

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