Scandalo Lockheed – Le Armi e le Tangenti

di Igor Carta

La Lockheed negli anni ’70 fu protagonista di uno scandalo a base di tangenti che fece tremare mezzo mondo.

images (5)

A un cittadino mediamente informato la parola “scandalo” può evocare ricordi recenti come Mafia Capitale, forse Rimborsolpoli, e se ricorda anche Tangentopoli abbiamo già a che fare con un potenziale e pericoloso giustizialista. Oggi abbiamo la nota questione degli F 35 ad accendere animi e discussioni come già successe, ma con cause ed effetti ben più dirompenti, non solo in Italia ma anche all’estero; negli anni ’70 montava una nota vicenda di corruzione che riguardò, destino beffardo, proprio la ditta costruttrice del tanto discusso JSF, proprio l’odierna Lockheed Martin.

Tutto iniziò nel 1968, quando in Italia vennero intraprese le prime valutazioni per un velivolo militare da trasporto destinato a sostituire gli ormai obsoleti C-119 di fabbricazione statunitense; la rosa dei papabili comprendeva il nostrano Fiat G-222, il francese Breguet Br941, il franco-tedesco Transall C-160 e il Lockheed C-130. Nel 1971 fu firmato il contratto con la Lockheed per la fornitura di 14 esemplari del C-130 per un valore di circa 61 milioni di dollari. Lo scandalo scoppiò per effetto degli accertamenti compiuti dalla commissione presieduta dal senatore democratico Frank Church, che affermò dapprima di possedere “prove inconfutabili” che il colosso Lockheed avesse il costume di facilitare le commesse a suo favore attraverso tangenti versate a personalità politiche e militari di elevato livello, poi quando vennero fatti i primi nomi si capì che la faccenda aveva valenza addirittura mondiale. Furono gli stessi vertici dell’azienda ad ammettere, davanti alla commissione, che quella delle tangenti era una costante in uso dalla fine degli anni ’50.

Il Lockeed C 130 Hercules
Il Lockeed C 130 Hercules

Caddero teste a dir poco eccellenti come quella del principe consorte d’Olanda Bernhard van Lippe Biesterfeld , che ricevette cospicue somme per garantire alla Lockheed una commessa di F 104 per l’aviazione militare dei Paesi Bassi, a danno dei concorrenti francesi della Dassault. Stessa storia nell’allora Germania Ovest sempre riguardo alla fornitura dello Starfighter, ma in terra tedesca si scoprì in seguito che la rete di corruzione era molto più ramificata. In Giappone lo scandalo era ampliato anche ai velivoli civili, e ciò procurò al primo ministro Kakuei Tanaka una condanna a quattro anni di carcere per aver intascato tangenti per tre milioni di dollari. E in Italia? Già a febbraio del 1976 vennero notificati i primi provvedimenti di custodia ai danni del generale d’aviazione Duilio Fanali, dei fratelli Ovidio e Antonio Lefèbrve e del presidente di Finmeccanica  Camillo Crociani, subito fuggito in Messico con il suo aereo privato. A livello politico risultarono coinvolti l’ex presidente del Consiglio Mariano Rumor e gli ex titolari della Difesa Luigi Gui e Mario Tanassi, ma la richiesta di autorizzazione a procedere venne concessa dalle Camere in seduta comune , solo verso gli ultimi due. Proprio il giorno dell’apertura dei lavori, il 3 marzo 1977, un C 130 precipitò sul Monte Serra, in provincia di Pisa, provocando la morte di 44 militari tra passeggeri ed equipaggio; lo scandalo prese tinte fosche, si sospettò che la Lockheed avesse pagato tangenti per vendere all’Italia “bidoni” di cui non c’era neanche effettivo bisogno, ma fu invece quella tragedia a far emergere un’altra storia incredibile, ovvero che solo cinque dei 14 esemplari acquisiti erano tenuti in condizione di volare mentre i restanti venivano utilizzati come fonte di ricambi. La vittima più illustre dello scandalo Lockheed in Italia fu addirittura il Presidente della Repubblica Giovanni Leone, quale premier in carica tra il giugno ed il dicembre 1968. Eletto al Quirinale nel 1971 presentò le dimissioni il 15 giugno 1978, e solo molti anni dopo si scoprì che era totalmente estraneo ad una vicenda che lo voleva invece fulcro del sistema corruttivo imbastito dalla Lockheed;

Giovanni Leone
Giovanni Leone

“Antelope Cobbler”, questo era lo pseudonimo usato per identificare il personaggio chiave della vicenda, ci fu chi pensò si trattasse di Leone o addirittura di Aldo Moro, ma la vera identità di tale personaggio non venne mai accertata. Per la prima volta nella storia della Repubblica due parlamentari in carica, Luigi Gui e Mario Tanassi vennero mandati a processo davanti alla Corte Costituzionale, che nello stesso procedimento giudicò anche gli altri personaggi coinvolti, Duilio Fanali, Bruno Palmiotti, i fratelli Ovidio e Antonio Lefèbvre, Camillo Crociani, Luigi Olivi, Vittorio Antonelli, Maria Fava e Victor Max Melca. Gli ultimi quattro verranno assolti, al pari di Luigi Gui, mentre ai rimanenti vennero comminate pene tra uno e due anni di reclusione. Camillo Crociani morirà appena un anno dopo la condanna, da latitante, in Messico e lascia l’amaro in bocca l’entità della multa comminatagli, 400.000 lire, ma ancor di più il fatto che la sua vecchia azienda, la Ciset, sia poi tornata, dopo la sua morte, alla famiglia tramite un prestanome, e figura tra le aziende che stanno lavorando con Lockheed Martin allo sviluppo dell’F 35. Adam Kadmon si chiederebbe se tutto ciò sia solo un caso.

© Riproduzione Riservata

RelatedPost

Commenti

commenti

Precedente Il cordone ombelicale della civiltà - Storia dell’Energia Successivo Esposte oltre 150 opere di Escher a Bologna