Rudolf Hess – L’Ultimo Nazista

di Igor Carta.

Quella faccia da pastore barbaricino non deve trarre in inganno. Rudolf Hess fu uno degli uomini più importanti e altrettanto misteriosi del Terzo Reich.

Hess1Si conosce a menadito la malignità di Adolf Hitler, l’arrivismo di Martin Bormann, la dialettica diabolica di Joseph Goebbels e l’eccentricità di Hermann Göring, ma di Hess non si parla quasi mai, se non per dire che fosse un pessimo oratore, un mezzo ignorante che ebbe solo il merito di fare da dattilografo a Hitler per la redazione del Mein Kampf, durante la prigiona che entrambi scontarono a seguito del putsch di Monaco. Ma furono in parecchi a notare che quella del Mein Kampf non fu solo farina del sacco di Hitler; Hess vantava studi economici a livello universitario, oltre che ottime conoscenze di storia e geopolitica. E infine lo sanno anche i sassi che era membro della società Thule, società segreta bavarese dedita all’occultismo e al paganesimo nordico. Da essa nacque il primo nucleo del partito nazista e da essa ne estrasse le idee nazionaliste e antisemite. Volontario nella prima guerra mondiale, militò nel prestigioso reggimento List, ma terminò la guerra con il grado di tenente pilota del prestigioso squadrone di Hermann Göring. Ma l’aspetto più inquietante della vita di Rudolf Hess è senz’altro l’episodio di cui fu protagonista il 10 maggio 1941. In quel pomeriggio il delfino del führer decollò su un caccia pesante Messerschmitt Me 110 dall’aeroporto di Augsburg, si dice messo a disposizione da Willy Messerschmitt, e con esso volò fino alla Scozia dove si paracadutò nei pressi del castello di Dungavel, residenza del Duca di Hamilton, e lì venne fatto prigioniero. Qui le prime stranezze, pare che la RAF, malgrado fosse ancora in corso la Battaglia d’Inghilterra non riuscì, o non volle intercettare l’aereo di Hess, che sarebbe stato una facile preda oltretutto, visto che volava solo e disarmato. Perché nessuno poi avvisò se non Hitler almeno qualcun altro del suo entourage? Perché non è stato chiesto conto a Göring o a Messerschmitt di come avesse potuto, “quel pazzo” di Hess concepire ed attuare una simile missione senza destare il minimo sospetto, nemmeno nella temibile Gestapo? Basta vedere cosa capitò a tutti i sospettati di far parte del Progetto Valchiria del 1944, che tra le vittime più illustri vantò, sulla base di semplici sospetti, nientemeno che il Feldmaresciallo Erwin Rommel, oppure i fatti seguenti il tradimento di Heinrich Himmler per le trattative di pace separate di cui fece le spese il suo vice presso Hitler, Hermann Fegelein. Invece no, si limitano a bollare Hess come un povero pazzo. Assai strano inoltre come gli inglesi non diedero il minimo risalto alla cattura di Hess, come fa notare, con sommo gaudio, nei suoi diari il folle ministro della propaganda nazista Goebbels.

1389.8 Holocaust HIn seguito a quella trasvolata Hess sparisce dalle scene per ricomparire solo in occasione del Processo di Norimberga, in cui apparve completamente alienato, non presente, come del resto evidenziò lui stesso nella sua ultima lettera ad Hitler, in cui disse che in caso di insuccesso si sarebbe fatto passare per pazzo. Come tutti sanno rimediò una condanna all’ergastolo, essendo stata riconosciuta la sua estraneità a fatti come la notte dei cristalli o la Conferenza di Wannsee.

Rinchiuso dunque nel carcere di Berlino-Spandau, rimase da solo nel 1966, quando vennero scarcerati per decorrenza della pena gli altri detenuti, nomi come l’ex ministro degli armamenti ed architetto del Reich Albert Speer, gli ex ammiragli Karl Dönitz ed Erich Reader e l’ex capo della Hitlerjugend Baldur von Schirach. Ma oltre ai misteri legati al famoso volo in Scozia, anche la morte del delfino di Hitler è avvolta dai dubbi e dalle leggende. La versione ufficiale certificò il suicidio dell’ex delfino, trovato impiccato alla grata della finestra con, si è detto di tutto, una fune, una corda di pianoforte od un cavo del telefono, nonostante riuscisse a malapena ad usare le posate e fosse sorvegliato a vista. Inoltre il segno lasciato dal cappio sarebbe stranamente orizzontale, non tendente verso l‘alto come dovrebbe essere in caso di impiccagione. In parecchi sospettano inoltre che quel detenuto non fosse affatto Rudolf Hess, ma un sosia, adducendo elementi come il colore egli occhi non corrispondenti o l’assenza delle cicatrici delle ferite rimediate da Hess durante la prima guerra mondiale.

Sosia o non sosia qualcuno lo voleva morto, su questo non ci piove; quali inenarrabili segreti custodiva il detenuto n°7 del carcere di Spandau? Perché fece il pazzo e si trincerò nel quasi mutismo per tutta la sua detenzione? Tanto pazzo che mai tradì il führer e ciò che gli scrisse nell’ultima lettera: “Se questo piano dovesse fallire ti sarà sempre possibile negare ogni responsabilità, dì solo che sono pazzo”.

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