Rossella Seno – Teatro seno della Vita

di Massimo Filipponi (detto Kolkov).

Rossella Seno, guardandola, ti porta in un mondo dove ancora l’uomo conta in funzione di un quadro umanistico esistenziale, e non più come oggi, un mero produttore di carta moneta.

Rosseno1Rossella profuma di ambienti costruiti in funzione dell’uomo, profuma di madre terra, di donna vera, profuma di carne e lotte, profuma di parole, di discussioni, di vestiti di tela, di ciprie, di lacche e smalti, di ferro, di legno… di palcoscenico.

Ciao Rossella, hai un curriculum ed una carriera di tutto rispetto, cinema, televisione, notissimi spot commerciali, modella, e poi specialmente in opere e ruoli teatrali e musicali impegnati, lavorando e collaborando con grandi artisti di nicchia e non, vedi per esempio Mario Castelnuovo, il quale credo ha scritto un brano appositamente per te. Cosa ti ha spinto, a differenza di una classica e imperante cultura di oggi, che persegue il successo, l’immagine a discapito della qualità e dei contenuti sociali, ad avvicinarti invece più ad una sostanza dell’arte, e della recitazione, a volte purtroppo, meno commerciale e meno avvolta dalla notorietà mediatica?

Ho iniziato con la musica d’autore: Piercarlo D’Amato, Ezio Franceschini,il grande Lucio 48, quando, cucciola, vivevo ancora a Mestre… Ma il mio essere “particolare”, “estrosa”, faceva di me “un personaggio”, e mi si voleva accostare alla musica commerciale… Non sono mai scesa a compromessi con la musica, cosa che mi è riuscita forse più semplice “altrove”, ma senza andare contro me stessa. Per dire, venni scelta come corista in un “Numero uno” di Pippo Baudo, feci tutte le voci in studio di registrazione, ma quando si trattò di andare in video con gonnellina, tacco e sorrisini, mi diedi malata – feci di più – il giorno della prima televisiva staccai il telefono e mi andai a sposare. Ovviamente non mi pagarono (sorriso). E anche come modella rifiutai servizi fotografici o show room che mi avessero fatto indossare pellicce, si sa, sono animalista.

Sei anche una cantante eccezionale, io mi permetterei di definirti una attrice della canzone, la moduli in modo meraviglioso, vincendo anche il premio Speciale Ciampi 2008 con Nada e Capossela, con l’inedito E il tempo se ne va di Ciampi-Marchetti. Anche qui: perché con una simile voce, che forse avresti potuto sfruttare in modo più commerciale, e quindi avere più penetrazione mediatica, la hai messa invece a disposizione di qualcosa di forte spessore e di valore, ma meno contaminato dal successo popolare e giovanile?

Non mi ritengo una cantante, e neanche un’attrice, in fondo, piuttosto una che ha delle cose da dire, anzi, da urlare, visto il deprimente periodo storico che stiamo vivendo, questa finta democrazia, canto gli ultimi, quelli che come me siedono dalla parte sbagliata, quella del torto, quella del cuore. Provo a svegliare le coscienze, come posso, ma ho fatto anche cose commerciali, anche becere, non avevo papà a pagare i conti, e poi tante fiction, persino i fotoromanzi anni fa.

Il tuo modo di recitare è molto teatrale, empatico, molto poco basato sull’apparire quanto sulla mimica e sull’espressività, (da vedere) ma si vede benissimo nelle tue performance, che ciò non è dato da necessità, quanto più da un tuo modo di essere, da una tua scelta culturale e di metodo. I personaggi che interpreti, e che scegli di interpretare, quanto hanno di te, e quanto invece devi imporli a te stessa, o imporre te a loro?

Da un po’ di tempo in qua non interpreto personaggi, ma li racconto, quindi c’è assolutamente tutto di me, partecipo alla stesura del testo, alla scelta delle canzoni.

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Sicuramente, la tua vena è molto cabarettistica, ha molto della cultura brechtiana per quanto concerne i temi trattati, dalla parte degli oppressi, e contro gli oppressori. In Italia, la cultura cabarettistica brechtiana, ha avuto molto più presa al nord, che al centro sud, le famose scuole milanesi, lombarde, come il mitico Derby, officina di miti indimenticabili, dove nelle protagonisti femminili, troviamo artiste del calibro della Vanoni, Milva, la rossa che teatralmente ha avuto più successo in Germania che da noi. Ma una che purtroppo solo quelli over 50 come me ricordano, è la grande Carla Mignone, in arte Milly, da pronunciarsi… Millì. Ecco, tu ora stai riproponendo il suo personaggio. Non i personaggi da lei interpretati, ma proprio… Milly. Perché questa scelta?

Perché mi innamorai di lei al primo ascolto, mi incuriosì la sua voce “grave eppur leggera”, la sua grande dignità, e poi, scoprii quanto avessimo in comune, una vita spesa a cercare di guarire quell’offesa dei “non amati” (parlo dell’abbandono del padre…). Mi riconosco molto nel suo concetto, nella sua filosofia di vita, come riportato nella sceneggiatura di Giuseppe de Grassi. “Così si può far politica anche non dichiarandolo apertamente, ma cantando gli ultimi, i poveri cristi, le madonne abbandonate, le maddalene per niente pentite… facendolo per gli operai in lotta, i poveri, i ragazzi dei riformatori, le prostitute, dando la propria voce laddove ci sia bisogno di un sostegno sociale e culturale”. Questa era Milly! “Cara Milly” – parole d’amore e di guerra già cantate da Carla Mignone, lo spettacolo di teatro canzone di cui sopra, non è una biografia dell’artista, ma un viaggio lungo un secolo nel quale si affrontano tematiche ahimé attuali, quali l’abbandono, l’odio che genera le guerre, il maschilismo, cosa significhi “vivere”, cosa significhi calcare le scene, bella rivincita per noi donne il suo ruolo in Jenny delle spelonche di Brecht a cinquant’anni, in questo mondo che ci vorrebbe “sparite” a quell’età.

Come già detto, tu sei anche, a modo tuo, una grande attivista politica, sei sempre stata in prima linea, in battaglie sociali. raccontaci qualche aneddoto o episodio.

Detesto le ingiustizie, questo mondo che va in un’unica direzione, quella del profitto, a discapito dell’ambiente, della vita stessa, quante offese alla nostra Grande Madre Terra, mi fa orrore l’uomo. Non c’è giorno in cui io non firmi una petizione “in difesa di…” e l’anno scorso è uscito su iTunes un brano, “Luna su di me”, di Fiorucci-Germini, i proventi delle cui vendite andranno ad Animals Asia per salvare gli orsi della luna dalle fattorie della bile.

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Tuoi lavori in corso?

Sì, Cara Milly… e poi progetti vari, teatrali, musicali. Il 19 settembre parteciperò ad Animal Aid Live, il primo concerto in favore dei diritti di tutti gli animali. Piazza del Popolo, Roma.

Quali consigli daresti a chi vuol diventare attore/attrice?

Preferirei dare dei consigli a chi vuole diventare… uomo – Persona e non personaggio… 😉 che di spacciatori di parole, in giro, ce ne sono ormai troppi.

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