Roland e Ayrton – così cambiò la Formula 1

di Igor Carta

Dopo la morte di Senna e Ratzenberger l’incremento della sicurezza in Formula 1 ha subito una impennata incredibile, ma qualche lato scuro rimane

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Le tragiche morti di Roland Ratzenberger e di Ayrton Senna nel tragico week-end di Imola 1994 hanno aperto una nuova era della Formula 1 sotto l’aspetto della sicurezza; se nell’immediatezza dei fatti si disse che il primo problema era la riduzione delle prestazioni delle vetture, l’introduzione degli pneumatici intagliati ad esempio, tra il 1998 e il 2009, avvenne proprio per tali ragioni, tale auspicio però non venne mai seriamente applicato, mentre per quanto riguarda la sicurezza passiva sia delle vetture, sia dei circuiti sono stati fatti davvero dei passi da gigante. Eppure gli incidenti più o meno gravi non sono certo mancati in questi anni, ma la bontà del lavoro della FIA si evince proprio da questi risultati, mai più nessun decesso per fortuna, sarebbe bello ricevere finalmente qualche attendibile notizia sulle condizioni di Jules Bianchi, tutti sembrano essersi dimenticati di lui, che lotta ancora dopo il terrificante incidente di Suzuka 2014, che poteva essere facilmente evitato con un po’ di buonsenso. Ma già nella gara successiva a quella di Imola si rischiò tanto, visto che a Montecarlo ebbe un bruttissimo incidente Karl Wendlinger, pilota austriaco del team Sauber che rimase un mese in coma. Rimase poi nella storia della categoria il terrificante rogo in cui finì la corsa del pilota olandese Jos Verstappen della Benetton durante un pit stop al Gran Premio di Germania.

Due giorni di coma se li fece anche un futuro campione del mondo, Mika Hakkinen, a seguito di un incidente nel gran premio d’Australia sul circuito di Adelaide. Altri incidenti che provocarono il ritiro temporaneo dalle corse furono quelli di Olivier Panis a Montréal 1997 e di Michael Schumacher a Silverstone nel 1999, che se la cavarono con delle fratture alle gambe. Uscita di pista a folle velocità con rovinosa carambola ebbe Ricardo Zonta della BAR a Spa nel 1999; sempre in Belgio, ma nel 2001, rimediò tre giorni di coma indotto Luciano Burti a causa di una uscita di pista a 280 km/h, ma forse l’incidente più brutto, ma che ebbe come conseguenza solo un lieve trauma cranico, fu quello occorso al pilota polacco Robert Kubica nel 2007 sulla pista di Montrèal, un impatto frontale a 300 km/h contro un muro di cemento privo di gomme; basilare fu in quel caso la cellula di resistenza e il collare HANS a protezione delle vertebre cervicali.

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