Ricordando Claudio Caligari – L’Odore della notte

di Enrico Bulleri.

Dedicato a Claudio Caligari (Arona, 7 febbraio 1948 – Roma, 26 maggio 2015).

L'odore della notteClaudio Caligari è morto il 26 maggio scorso. Era stato il regista di “Amore tossico” nel 1983, uno dei film veristi sulle tossicodipendenza più importanti degli anni ottanta. Nonostante il successo di riconoscimenti come il Premio Speciale al Festival di Venezia- Sezione De Sica, il Premio selezione speciale al Festival di Valencia 1983, il Premio per la Miglior interprete femminile a Michela Mioni al festival di San Sebastian 1983,  Caligari Soltanto dopo quindici anni nel 1998 riuscì a dirigere il suo secondo film, “L’Odore della notte”, e grazie alla presenza come protagonista di un attore lanciato quale Valerio Mastandrea. Basandosi su eventi reali. Scrivendo dialoghi in romanesco mai auto-compiaciuto e semplicemente fantastici, avvalendosi delle interpretazioni eccellenti di facce caratteristiche e non ancora conosciute come Marco Giallini, Emanuel Bevilacqua, Giorgio Tirabassi, Inserendo un sacco di riferimenti a “Taxi Driver”.

La storia parla di una banda criminale di rapinatori violenti, ambientata a Roma tra la fine degli anni settanta e il 1983, l’anno proprio di “Amore tossico”. Remo Guerra è un ex uomo della polizia, che vive con i suoi compari alla periferia di Roma e combatte una guerra personale e destinata alla sconfitta in partenza contro il sistema, contro la parte ricca della città.

Questo film è la prova che abbiamo avuto ottimi registi come Caligari che non hanno quasi mai potuto lavorare, e eccellenti attori naturalistici in Italia, i quali trovano solo pochi ruoli nel cinema italiano di oggi (Emanuel Bevilacqua è fantastico! Dov’è in questo momento ?), oltre ad uno splendido cameo di Little Tony, il quale è molto bravo nella sua breve apparizione. La regia di Caligari in questo film fu veramente degna di essere ricordata. Non cercando di giustificare i protagonisti, senza comunque mai una vera scelta nelle loro vite, né di mostrarceli con una qualche identificazione consolatrice… sono proprio disperati di estrazione sottoproletaria come i personaggi pasoliniani dei quali Caligari si è sempre dimostrato un degno continuatore, per le sue figure di anti-eroi che vivono al confine tra la società e il loro cercare di avere una vita migliore. Fanno cose sbagliate, tra l’altro, e questo punto è molto chiaro. Remo Guerra è un ex poliziotto cacciato per indegnità,  è un perdente e lo sa, ma sa anche che non può fermarsi. “L’Odore della notte” è stato veramente un film eccellente in un periodo pessimo per il cinema italiano, e che avrebbe dovuto avere molti più spettatori di quei pochi che ebbe alla sua uscita nelle sale.

claudio caligari

Claudio Caligari

Forse il primo film esplorare a la vita nelle baraccopoli romane (le famigerate “borgate”), dopo i ben noti sforzi di Pasolini, Caligari realizzando “L’odore della notte” si basò su una storia vera,  liberamente ispirata al romanzo “Le Notti di arancia meccanica” di Dido Sacchettoni, che parlava della banda che terrorizzò le notti di Roma nei primi anni ottanta e ribattezzata la  “Gang dell’Arancia Meccanica” a causa del loro stile di derubare la gente nelle proprie case (fiumi d’inchiostro vennero versati sui giornali italiani se fosse stato il film di Kubrick ad avere avuto una cattiva influenza sulla mentalità della gioventù criminale). Il film va dritto al suo punto: Caligari come anche in “Amore tossico” compie un’analisi della mente del gruppo attraverso i tre componenti principali. Il boss, Remo Guerra (Valerio Mastandrea, perfetto per il ruolo e in una delle sue prove migliori) è come detto in una guerra personale d’insoddisfazione e bisogno di rivalsa contro il mondo: dopo un breve periodo come poliziotto di servizio a Torino, è sollevato dai suoi doveri e licenziato, lascia il corpo per come non poteva  sopportare la vita noiosa sotto la stretta osservazione da parte dei suoi superiori. La sua efficienza e laconicità nel parlare durante le rapine derivano da questa esperienza. Maurizio Leggeri (superbamente interpretato dall’ancora non affermato Marco Giallini) è con loro soltanto per i soldi, in modo da poter permettersi belle macchine e tutto il resto, per uscire dalla borgata. Roberto Salvo (Giorgio Tirabassi, ottimo anche lui) è forse l’unico componente della banda che commetta i crimini per sfamare la famiglia e con la costante cupa ossessione di andare in prigione, lasciando così presto il gruppo, e costringendo Remo a comprare un bar e uscire dall’attività criminale. Quando il bar e altre attività “pulite” messe in piedi sono però sommerse dai debiti, Remo non ha altra scelta che riformare di nuovo il gruppo, sostituendo la scettico Roberto con il trucidissimo pugile Marco”Rozzo”Lorusso (autoesplicativo soprannome per “grezzo”) impersonato da Emanuel Bevilacqua come se rifacesse sé stesso; Maurizio si unisce anch’egli di nuovo alla banda, ma adesso con un leggero problema di coca … la banda ha adesso un evidente tarlo autodistruttivo al suo interno. Nella resa dei conti finale, i tre irrompono in una villa apparentemente molto ricca, dove si trova a cena con la chic famiglia, ricchi e potenti ospiti, e un sacerdote, un politico della Democrazia Cristiana. Queste persone, in una sequenza superba, tra le migliori del cinema di Caligari,  sono convinte di conoscere le ragioni che stanno dietro agli atti folli dei membri della banda, e che nonostante questo, non sono alla ricerca di nessuna comprensione da parte delle persone che stanno rapinando. Caligari ci ha lasciato con “Amore tossico” e poi con “L’Odore della notte” un cinema senza fronzoli, raccontando sempre storie interessanti di casi umani, baraccopoli, e di come si diventi attraverso questo tipo di vite ed esperienze. Nella sua opera non è mai difficile trovare forti critiche per l’atteggiamento italiano generale in quegli anni, per i partiti politici e la polizia inclusi. Non dimentichiamo, che “L’Odore della notte” è ambientato durante gli Anni di Piombo, quando i “criminali normali” furono spesso trascurati dalle forse dell’ordine rispetto all’azione terroristica e ai suoi colpi. Tuttavia, non si può anche fare a meno di pensare che la città di Roma e il suo lato più oscuro giochi sempre uno dei ruoli principali nel cinema di Caligari, e in fattispecie Ostia, così ben presente sia in “Amore tossico” che qui. Per salutare degnamente e come gli sarebbe piaciuto Caligari e il suo cinema, non c’è forse modo migliore di postare in fondo a questo scritto il notevole e al contempo esilarante cameo di Little Tony, costretto a cantare la sua hit “Cuore Matto” sotto la minaccia della 9 mm di Marco Giallini.

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