Recensione – Chinese Democracy Guns n’Roses

di Igor Carta

Ben 17 anni separarono Use Your Illusion dal nuovo album dei Guns n’ Roses, Chinese Democracy

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Correva l’anno 2008 quando Axl Rose decise di interrompere un silenzio che, salvo rare e fugaci apparizioni, durava dal 1991, l’anno di pubblicazione di Use Your Illusion I e II. Mai un album nella storia della musica divenne così famoso prima ancora della sua uscita. L’ultima fatica del  gruppo risaliva al 1994 quando, alla fine del massacrante tour durato tre anni a supporto di Use Your Illusion, la band rilasciò “The Spaghetti Incident“, un album di cover punk-rock che ebbe comunque risultati di vendite assai importanti. Dopo Spaghetti le notizie riguardanti i Guns n’ Roses riguardarono solo gli avvicendamenti dei membri della band, primo ad essere estromesso fu il chitarrista Gilby Clarke, il sostituito dell’anima della band Izzy Stradlìn, poi il batterista Matt Sorum, subentrato allo storico drummer Steven Adler già nel 1990, nel 1996 fu il turno di Slash, la storica chitarra solista infine, nel 1997, anche il bassista Duff McKagan venne messo alla porta. Il frontman Axl Rose rimase così l’unico superstite della lineup originale, nonché depositario dei diritti sul nome della band. L’album non è affatto male, certo non ha né l’appeal né il sound né le tematiche dei lavori precedenti, ma è comunque ricco di pezzi interessanti con una inedita miscela di hard rock e industrial. Diversi pezzi vennero rilasciati in versione demo su internet, altri, come la celestiale Madagascar, venne suonata dal vivo già al Rock in Rio 2001.

Il primo singolo estratto, omonimo dell’album, ricorda il ben più famoso intro a Welcome to the Jungle, alla giungla urbana. Better è strana, se non fosse per la voce di Axl non sembrerebbe neanche un pezzo dei Guns, sembra quasi un esperimento al pari di My World, ultima discussa track di Use Your Illusion II. Street of Dreams ricorda vagamente le più classiche ballad del repertorio Guns, tutto sommato un buon pezzo. Meritano una menzione particolare la track 10, Sorry e la 12, la già citata Madagascar. In Sorry qualcuno ha individuato un non tanto velato riferimento all’ex chitarrista Slash, con cui Axl è in rotta da anni” specie nel ritornello “mi dispiace per te, non mi dispiace per me”; Madagascar è, almeno a detta di chi scrive, la vera perla dell’album, dolce ma non smielata ma allo stesso tempo possente, capace di oscurare, a tratti, le ben più blasonate ballad Estranged e November Rain.

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