Ratzemberger – tragedia oscurata da Senna

di Igor Carta

La tragedia di Roland Ratzemberger a Imola 1994 venne oscurata da quella, 24 ore dopo, di Ayrton Senna

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Forse qualcuno ancora ricorda che nel tragico weekend del primo maggio 1994 al Gran Premio di San Marino sul circuito di Imola non fu solo Ayrton Senna a lasciare la vita terrena; il giorno prima durante le qualifiche se ne andò il pilota austriaco Roland Ratzenberger, schiantatosi con la sua Simtek Ford ad oltre 300 km/h contro il muro esterno della curva Villeneuve. Roland era alla sua terza partecipazione nella massima serie motoristica, correva con un contratto a gettone, ovvero pagava per correre. Ciò non significa a tutti i costi che fosse un brocco, anche il plurititolato Niki Lauda iniziò così la sua carriera. La Formula 1 cambiò profondamente in quel 1994, si veniva da due stagioni di monologo delle velocissime e forse illegali Williams Renault che portarono l’alloro iridato a metà stagione o poco più a Nigel Mansell prima e ad Alain Prost poi; per movimentare le gare vengono reintrodotti i rifornimenti di carburante in gara, vengono banditi tutti i dispositivi elettronici come sospensioni attive, telemetria bidirezionale e controllo di trazione. Ratzenberger corre con la poco competitiva Simtek Ford, scuderia alla prima partecipazione nel mondiale dotata di una vettura che beccava almeno 5 secondi al giro dai grandi, quindi Roland deve dare il massimo e sperare che qualcuno lo noti; la pista di Imola, intitolata a Enzo Ferrari e a suo figlio Dino è ancora un circuito serio, impegnativo, tanto che il Drake lo chiamava “il piccolo Nürburgring”, una di quelle piste in cui si poteva davvero vedere “il manico” di un pilota. L’attimo fatale di Roland Ratzenberger arriva forse alla chicane detta “Acque Minerali”, dove in una leggera uscita di pista danneggia l’alettone anteriore. Per i non “addetti ai lavori”, gli alettoni sono quelle superfici su frontale e posteriore delle vetture non solo di F1 ma di tutte le auto da competizione, altro non sono che semplici ali rovesciate grazie ai quali le vetture, in velocità, vengono schiacciate contro il suolo; il loro danneggiamento o peggio la loro perdita può avere conseguenze assai deleterie, le macchine, oltre a diventare inguidabili possono letteralmente decollare.

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Ratzenberger si lancia nel suo giro cronometrato, affronta la velocissima curva del “Tamburello”, prosegue verso la successiva piega detta “Villeneuve” quando, forse per effetto della velocità l’alettone anteriore cede e va ad infilarsi sotto le ruote anteriori, togliendo del tutto alla Simtek direzionalità e capacità frenante, il pilota è ormai un semplice passeggero; la vettura invece di curvare va dritta contro le barriere prive di gomme, l’impatto avviene a 315 km/h. Il relitto della Simtek dopo l’impatto percorre piroettando altri 200 metri e arriva fino al successivo tornante della “Tosa”, il ciondolare del casco del pilota lascia ben poche speranze. Ratzenberger viene estratto dalla vettura e subito partono i tentativi di rianimazione. E qui casca l’asino. Già il giorno dopo si viene a sapere che Ratzenberger morì sul colpo, le sue funzioni celebrali cessarono per la frattura cervicale provocata dall’impatto della Simtek contro le barriere, tale da stroncare anche il battito cardiaco del pilota austriaco. L’impegno dei medici fu lodevole, riuscirono a far ripartire il cuore ma il povero Roland fu dichiarato morto appena otto minuti dopo il suo arrivo all’ospedale Maggiore di Bologna. Fu subito intuibile che era morto sul colpo, voci non ufficiali circolavano anche la mattina dopo, la conferma definitiva la diede l’autopsia. Ayrton Senna vide il crash fatale di Ratzenberger dai monitor dei box e con una vettura dei commissari raggiunse il luogo in cui i medici avevano appena finito di operare sullo sfortunato pilota austriaco, gesto che la FIA in serata gli contesterà; come mai? Un gesto sincero, il grande campione che vuole capire cosa sia successo al collega, un gesto identico a quello verso Rubens Barrichello, il connazionale infortunatosi il giorno prima durante le prove libere. Forse Ayrton, sentito il parere dello storico medico della F1 Sid Watkins, e alla luce di quanto accaduto a Barrichello, voleva mettere in discussione la gara del giorno dopo per precarie condizioni di sicurezza? Possibile che tutti i suoi famosi gesti in griglia di partenza fossero riconducibili non, o non solo, ad un cattivo presentimento, ma a preoccupazione, per lui ma anche per tutti i suoi colleghi? Nessuno lo saprà mai. Ciò che fa sensazione però  è che nei giornali della domenica, prima del bombardamento mediatico sulla morte di Senna si lesse di tutto al riguardo, specie che Ratzenberger fosse un pivello con la valigia piena di soldi che la Simtek, team neonato e assai affamato di quattrini ingaggiò senza nemmeno chiedergli la patente. Peccato che il povero Roland avesse già 33 anni e ne vantasse quasi 10 di competizioni nella Formula 3 britannica e giapponese, nonché ben quattro partecipazioni alla 24 ore di LeMans. Meglio quindi scaricare la colpa su un morto e su di un team di pesci piccoli invece che contro una federazione che decise comunque di omologare anche per quella stagione un circuito che in passato fece strizza per gli incidenti di piloti come Gilles Villeneuve, Nelson Piquet e Gerhard Berger, non proprio gli ultimi arrivati. Quindi in nome dello spettacolo, e dei fior di quattrini che porta non si è esitato a vilipendiare la memoria di un ragazzo sfortunato che pagava per correre e che ebbe la sfortuna ulteriore di diventare famoso nella data del trapasso, per poco meno di 24 ore.

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