Paul Touvier – un nazista protetto dalla Chiesa

di Igor Carta

Paul Touvier venne arrestato dopo una lunga latitanza garantita da membri della Chiesa. Fu il primo francese condannato per crimini contro l’umanità

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Nonostante siano trascorsi quasi settant’anni, ci sono storie che continuano ad affascinare e, per casi come questo, ad indignare; ormai sappiamo quasi tutto dei criminali nazisti, di quali delitti si macchiarono, come riuscirono a farla franca per decenni o addirittura per sempre. Alcuni pezzi grossi come Hermann Göring ed Heinrich Himmler si suicidarono con il cianuro, altri come Adolf Eichmann, Josef Mengele e Alois Brunner fuggirono all’estero, di altri ancora, come Adolf Hitler e Martin Bormann si sussurra che, malgrado numerose prove  dicano il contrario, sarebbero fuggiti grazie agli U-Boot. Ma vi sono altre storie di personaggi molto meno conosciuti che, oltre a tutti i crimini classici di cui si macchiarono i quadri nazisti, aggiunsero a questi anche il tradimento del proprio paese, e malgrado ciò, godettero di protezioni che valsero una latitanza di oltre quarant’anni. Quella del regime di Vichy è forse la pagina più oscura della storia francese, ed è in questa occasione che ha modo di mettersi in evidenza colui che diverrà il “macellaio di Lione”, Paul Touvier. Durante la Blitzkrieg in Francia, Touvier disertò dall’esercito francese e riparò nella natia Provenza, per poi arruolarsi nella Milice, organizzazione armata di stampo fascista creata allo scopo di coadiuvare i tedeschi nella lotta contro i partigiani francesi e nel rastrellamento degli ebrei. Touvier affiancò in tali compiti il più noto Klaus Barbie, il “boia di Lione”, e si rese responsabile di esecuzioni sommarie, rastrellamenti e deportazioni ai danni degli oppositori del regime di Vichy. Dopo la liberazione della Francia, numerosissimi membri della Milice ripararono in Germania e si unirono alla divisione SS “Charlemagne”, altri vennero giustiziati dai partigiani, Touvier si diede alla macchia lungo tutto il territorio francese.

Tra il 1946 e il 1947 venne processato in contumacia per crimini di guerra e condannato a morte, ma il graduato della Milice si rese irreperibile. Fu a partire dal 1957 che monsignor Charles Dequare, segretario dell’arcivescovo di Lione, istruì un procedimento atto a concedere la grazia a Touvier, con cui registrò un’intervista filmata nel 1969; l’azione sortì i suoi effetti visto che l’allora presidente Georges Pompidou concesse la grazia a Touvier nel novembre 1971, ma ciò provocò enormi manifestazioni di protesta da parte delle comunità ebraiche e dei partigiani reduci, e ciò convinse Touvier a rimanere alla macchia rinunciando a rientrare in possesso dei beni di famiglia, il tutto tornò così nell’oblio. La vicenda si riaccese nei primi mesi del 1988 quando il magistrato Jean Pierre Getti incaricò il colonnello Jean Louis Recordon della Gendarmerie di catturare il fuggitivo Paul Touvier. Recordon studiando le carte constatò che tra le amicizie di Touvier figuravano numerosi personaggi delle gerarchie ecclesiastiche; coadiuvato dall’investigatore Dominique Bellanger tentò un primo approccio presso la curia locale ma non ricevette nessuna informazione; i due ne misero sotto controllo i telefoni confidando nel fatto che solo la loro visita avrebbe potuto mettere in allarme chi di dovere. Fortuna volle che in una telefonata intercettata si menzionasse un articolo su Touvier apparso su Le Canard Enchainé, e ad un capo del telefono il monsignor Marcel Lefebvre, capo dell’ordine dei Cavalieri di Notre Dame esclamò: “A Paul questo non piacerà”. Era la prova che cercavano. Recordon mise alle strette Lefebvre, gli fece intendere che non era il solo sulle tracce di Touvier, millantando che anche Simon Wiesenthal e il Mossad lo fossero, convinse il religioso a collaborare; indirizzò le ricerche verso una abbazia di Châteauroux dove, in seguito ad una perquisizione, vennero rinvenute delle valigie appartenenti ad un certo Paul Lacroix. Al suo interno effetti personali e documenti vari provarono che Lacroix era uno dei tanti pseudonimi usati da Touvier durante la latitanza; messo alle strette dagli agenti, l’abate confessò che Touvier alloggiava in quel momento in un convento di Nizza, in cui venne arrestato il 24 maggio 1989. Paul Touvier divenne così il primo francese ad essere processato per crimini contro l’umanità, e nel 1994 venne condannato all’ergastolo, dopo un processo che non mancò certo di far discutere, provocando anche qualche imbarazzo all’allora presidente François Mitterrand; un’inchiesta interna agli ambienti ecclesiastici di Lione, guidata dal cardinale Albert Decoutray, tentò di far luce sui legami con Touvier ma non sarebbero emersi elementi degni di nota. Paul Touvier morì in carcere per un cancro alla prostata nel 1996 all’età di 82 anni.

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