Nietzsche – La Nascita della Tragedia

di Juanne Pili.

La nascita della tragedia dallo Spirito della Musica di Friedrich Nietzsche è un’opera coraggiosa – ad un livello che lo stesso autore non si sarebbe aspettato.

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Dopo la pubblicazione, Nietzsche, promettente accademico, tra i più giovani del tempo, verrà isolato; denigrato; costretto a pagare di tasca propria la pubblicazione delle opere successive; tutto questo, infine, lo porterà alla pazzia, proprio quando finalmente il mondo si accorse di lui, solo che ormai non poteva rendersene conto.

Qualcuno potrebbe trovare questo articolo uno sparare a zero, il tentativo maldestro di un non addetto ai lavori di interpretare il pensiero di Nietzsche, anche attraverso quello degli altri illustri membri della Scuola del Sospetto – ed avrebbe, forse, ragione.

Il Mistero della Morte

Di fronte al grande mistero della morte siamo stati abilissimi nel cercare delle risposte e dei rimedi, non trovandone abbiamo provato ad esorcizzarla. Questo vale anche per il grande mistero del dolore:

«No! Dovreste dapprima imparare l’arte della consolazione TERRENA, dovreste imparare a RIDERE, miei giovani amici» – Nietzsche: Sulla consolazione dell’escatologia cristiana e della metafisica.

Tutto questo si riflette anche nell’arte e nella gestione delle comunità:

«Pericle (o Tucidide) ce lo da da intendere nel grande discorso funebre» – A proposito del desiderio di bellezza da uno stato di carenza.

Infine secondo Nietzsche, anche la Scienza non è immune da questo tentativo di esorcizzare la paura della morte e del dolore:

«DA DOVE viene… tutto il nostro sapere? Come? E se la scienza fosse solo una paura e una fuga dal pessimismo?».

In questa sua prima opera il filosofo URLA. Ed assume un intercalare di esclamazioni, come per richiamare il lettore all’attenzione, non tanto verso la lettura del libro, quanto verso i meccanismi nascosti della realtà che ci circonda. Uno stile che non abbandonerà mai – banalmente – quasi un presagio del futuro crollo mentale.

Svelamento e Disincanto – La Scuola del Sospetto

scuola del sospetto

Nietzsche anticipa e forse ispira – seppur indirettamente – il contrasto tra Eros e Thanatos, rispettivamente l’impulso di vita e di morte, secondo Sigmund Freud. Guadagnandosi dalla critica la definizione di filosofo del sospetto, “scuola” nella quale oggi inseriamo tanto lo stesso Freud quanto Karl Marx. Nietzsche infatti fa un lavoro di svelamento, il suo disincanto verso l’apparente stato delle cose e la ricerca dei suoi meccanismi sottostanti sono già la sua firma. Questo vale tanto per lo studio dell’Inconscio con Freud, quanto per lo studio del Capitale con Marx.

«La profonda coscienza della natura, che nel sonno e nel sogno guarisce e aiuta, sono l’analogo simbolico della facoltà vaticinante e in genere delle arti, grazie alle quali la vita è resa possibile e degna di essere vissuta … In questi balli di san Giovanni e di san Vito riconosciamo i cori bacchici dei Greci, con la loro preistoria in Asia Minore, fino a Babilonia e alle Sacee orgiastiche … i poveretti non sospettano affatto quanto sarebbe cadaverica e spettrale questa loro “salute” se passasse loro accanto la vita ardente dei fanatici seguaci di Dioniso».

Il filosofo studiando la Tragedia greca si rende conto che esistono i «mondi artistici separati del SOGNO e dell’EBBREZZA … un contrasto corrispondente a quello che sussiste tra l’APOLLINEO e il dionisiaco». (Sogno: arte figurativa e poesia; Ebbrezza: la musica) «Il greco conosceva e sentiva gli orrori e le atrocità dell’esistenza: per poter sopravvivere dovette anteporre a ogni cosa il fantastico parto onirico dell’Olimpo». Vediamo quindi maturare, attraverso lo studio dell’arte nell’antica Grecia il principio di un meccanismo più vasto, ovvero l’esigenza da parte nostra di costruirci una sovrastruttura , che rendesse digeribile a tutti l’esistenza civile. «Consideriamo la nostra esistenza empirica, così come quella del mondo in generale, come la rappresentazione prodotta in ogni istante dall’essere originario … ILLUSIONE DELL’ILLUSIONE … Apollo ci mostra come sia necessario tutto l’universo della sofferenza, affinché per mezzo di essa il singolo sia spinto alla creazione della visione liberatrice». Così distinguiamo nel “culto di Apollo”, secondo Nietzsche, almeno due elementi principali:

Divinizzazione dell’individuazione – Rispetto dei limiti dell’individuo

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«Apollo, in quanto divinità etica, esige dai suoi seguaci la misura e, per poterla rispettare, la conoscenza di sé».

La vita civile esige degli “individui” (non tiene conto della “persona”) che devono limitarsi, trovare un senso della misura, secondo le convenzioni di una classe in grado di imporre determinate barriere. Ma ogni individuo è una persona. Gli istinti – che Freud inquadrerà nell’Es pullulante di desideri rimossi in quanto non consoni alla vita sociale – ed il bisogno di sopravvivere e di affermarsi – che Marx individua nella coscienza di classe e nella natura rivoluzionaria dei lavoratori – negli antichi greci si manifestano attraverso i riti orgiastici e le feste pagane.

«L’ECCESSO si svelò come verità; la contraddizione, la gioia partorita dal dolore parlarono di sé uscendo dal cuore della natura … Tanto il satiro quanto il pastore idillico dei nostri tempi moderni sono frutto di una nostalgia del primitivo e del naturale … Il contrasto tra questa realtà naturale vera e propria e la menzogna della civiltà … è simile all’antitesi tra il nucleo eterno delle cose, la cosa in sé, e l’intero universo apparente».

Il lavoro di occultamento e di sedativo di questi istinti personali è svolto attraverso l’Apollineo allo stesso modo in cui Freud ce lo descrive quando parla di “sublimazione” e “rimozione”; rispettivamente delle “pulsioni” e dei “desideri”. Nietzsche ce lo spiega attraverso la sua definizione di “metafora” in poesia:

«Per il vero poeta la metafora non è una figura retorica, bensì un’immagine sostitutiva che gli si presenta realmente, al posto di un concetto».

La civiltà comporta in sé anche il fenomeno del progresso. Così l’umanità, che si controlla e si alleva da sé, diviene in grado – conseguentemente – di controllare la natura. Ovvero, quella realtà da cui derivano morte e dolore. Gli esseri umani diventano animali culturali.

«L’uomo, elevandosi a livello titanico, si conquista da sé la sua cultura e costringe gli dei ad allearsi con lui, perché nella sua propria saggezza tiene saldamente in pugno l’esistenza e i limiti dell’esistenza».

Il filosofo cita in proposito la leggenda greca di Prometeo. Questo meccanismo è precedente ai greci. Secondo Nietzsche nasce nel momento stesso in cui le prime comunità umane imparano ad addomesticare il fuoco, che prima temevano, meravigliandosi della natura della sua potenza.

«Il primo problema filosofico [il fuoco] scatena una penosa contraddizione tra uomo e dio».

Siamo vicinissimi alla proclamazione della “morte di dio” nelle opere successive – questo però avviene solo in epoca moderna, quando, da Galileo a Darwin, ogni certezza sull’esistenza di dio “va in crash” – giustificando il Nichilismo.

Insomma, la “maschera (da cui deriva il concetto di persona)” di Apollo nasconde il volto demoniaco di Dioniso. Ovvero, avviene la «differenziazione e valutazione platonica della “idea” in antitesi al “idolo”, ossia la copia di essa». Anche quello che Nietzsche definisce «Socratismo estetico» – a cui Platone aggiunge il concetto di “buono” – fa la sua parte nelle rappresentazioni teatrali greche; secondo la massima attribuita a Socrate:

«Tutto ciò che è bello deve essere razionale».

Non a caso i contemporanei di Nietzsche, come riporta lui stesso:

«Non riescono a capacitarsi del fatto che Socrate appaia in Aristofane, come il primo e maggiore SOFISTA … In Socrate l’istinto diventa critico e la coscienza creativa … una vera e propria mostruosità per defectum!».

Si tratta di trasformazioni tipiche del mondo onirico, che Freud studierà, rivelando l’esistenza dell’Inconscio e dei meccanismi che l’Io mette in atto per contenerlo.

Nietzsche i Greci e la Cultura del XX Secolo

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Ne La nascita della tragedia (ma non solo) e nella Scuola del Sospetto troviamo la fonte d’ispirazione per buona parte della filosofia, dell’arte e della letteratura del XX Secolo. Prendiamo ad esempio questo estratto del libro, foriero di nuove devastanti opere del Filosofo:

«Quasi ogni epoca e ogni grado culturale ha cercato … di liberarsi … dai Greci, perché al confronto con loro ogni produzione … pareva perdere all’improvviso tinta e vitalità e rattrappirsi in una copia mal riuscita, una caricatura … chi si rende conto … che la piramide del sapere oggi raggiunge [vette altissime] non può fare a meno di vedere in Socrate il punto di svolta … Se infatti … NON fosse stata impiegata al servizio della conoscenza, ma per fini pratici … il piacere istintivo di vivere si sarebbe talmente indebolito che il singolo individuo … avvertirebbe come ultimo richiamo al senso del dovere l’impulso di uccidere … Un pessimismo pratico che potrebbe perfino produrre un’orribile morale del genocidio per pietà … Di fronte a questo pessimismo pratico Socrate è il prototipo di ottimista teorico che … attribuisce al sapere e alla conoscenza la forza di medicina universale e vede nell’errore l’essenza del male».

Per saperne di più

Biblioteca-montserrat

Per chi fosse interessato a rileggere quello che su internet si trova già in mille salse consigliamo questa pagina di Filosofico.net, che vi permette anche di leggere l’opera. Segnaliamo anche Umano Troppo Umano, blog dedicato alla filosofia di Nietzsche. C’è anche una interessante biografia di Massimo Fini (tranquilli, anche se è un po’ destrorso, l’OMS assicura che la malattia non si trasmette attraverso la lettura di studi obiettivi): Nietzsche – L’ apolide dell’esistenza, Gli specchi Marsilio, 2002, ISBN 88-317-7960-5.

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L’edizione che studiata per l’articolo de La nascita della Tragedia è della casa editrice Demetra, stampata nel 1996; traduzione e presentazione di Anna Corbella.

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