Linkin Park – Hybrid Theory

di Igor Carta

A quindici anni dal debutto, i Linkin Park non hanno mai smesso di sperimentare, l’album d’esordio, Hybrid Theory è tra i più venduti di sempre.

linkin park

Bisogna ammetterlo, quando li ascoltai la prima volta, primavera-estate 2001 e vidi il video di “Papercut” su MTV pensai al solito gruppo di teen-ager isterici appena usciti dal liceo con la solita voglia di imitare i Metallica o i Guns n’ Roses. Fu con l’uscita del singolo “In the End“, che qualcuno utilizzò da sottofondo per gli attentati alle Twin Towers dell’11 settembre che quelle note lasciarono un segno profondo nella mia mente di ascoltatore.

51x2SoZCaxL

Il loro album d’esordio, Hybrid Theory sta per compiere 15 anni di vita, è dentro la top 100 dei dischi più venduti di sempre ed è stato certificato disco di diamante. Ad un ascolto più attento l’album si presentò come un qualcosa di totalmente nuovo, sonorità metal e hard rock abilmente condensate con rap e hip hop, qualcuno lo considerò un abominio, ma i dati di vendita parlarono e parlano ancora chiaro. Il gruppo californiano certo non difetta in quanto a fantasia, Hybrid Theory sarebbe dovuto essere il nome della band, che riassumeva la sperimentazione che spinse i componenti a suonare, nomea variata per questioni di diritti, poi divennero “Lincon Park” ed il salto definitivo a “Linkin Park” cambiamento necessario per l’acquisto del dominio su internet. Fin dagli albori infatti la band si distinse per il massiccio impiego della rete quando essa non era ancora uno strumento a largo consumo.

Dei quattro singoli estratti il già citato “In the End” è certamente il più conosciuto della band, gli altri rappresentano delle piccole perle, gran parte delle tematiche trattate riflettono la vita “movimentata” del singer Chester Bennington, abusi, violenze, alcol e droga. One step Closer, assai movimentata rappresenta in genere il finale dei live, Crawling è splendida, forte e struggente con l’intenso contrasto tra le voci di Bennington e di Mike Shinoda, molto interessanti sono infine By Myself, la strumentale Cure for the Itch e Pushing me Away, la track finale; particolare menzione merita la veste grafica dell’album, la band si formò grazie ai diversi incontri che Shinoda ebbe frequentando la scuola d’arte, ed il boost definitivo fu l’incontro con Joe Hahn, il DJ con la passione per il cinema e la grafica che firmò anche la regia, con Nathan “Karma” Cox, dei video di Papercut e In the End.

2002-reanimation1

Durante il tour successivo alla pubblicazione dell’album nacque l’idea di “Reanimation” un album di 20 track con i remix delle tracce di Hybrid Theory più alcuni inediti come High Voltage e My December. Se le critiche a Hybrid Theory furono rare ed isolate, Reanimation fu invece affossato senza speranza, benché alcune tracce, vedasi Points of Authority, Pushing me Away e soprattutto Crawling siano allo stesso livello, se non migliori nella versione “Reanimation”. E le altre? Poco da dire, alcune sono davvero pessime.

© Riproduzione Riservata

Commenti

commenti

Precedente Banda Elastica Pellizza - Embè? Successivo La Caduta - il crepuscolo di Hitler