Janis Joplin – Leggenda Intramontabile

di Mariarosa Signorini.

Le anime dannate, le più belle, anche se le più complesse. Talmente belle che con il loro grande e immenso dolore illumimano l’universo, ma che a causa di esso, se non trovano alcuna ragione di vita – le ragioni di vita sono però costruzioni mentali – precocemente decidono di lasciarla. Janis Joplin nasce a Port Arthur in Texas il 19 gennaio 1943.

janis joplin

La madre era impiegata in un college e il padre ingegnere della Texaco, maggiore di tre fratelli, sovrappeso e con la pelle rovinata dall’acne, Janis era una ragazzina piena di complessi, che cercava rifugio nella musica. Così, a 17 anni, abbandonò il college per fuggire di casa e seguire le orme delle sue beniamine musicali: Odetta, Leadbelly e Bessie Smith.

Cominciò esibendosi nei club country&western e appena ebbe abbastanza denaro, prese un bus per la California. Era il periodo hippy e Janis entrò a far parte di diverse comuni, stabilendosi a San Francisco per alcuni anni.

In prosieguo di tempo la band “Big Brother and the Holding Company” aveva bisogno di una vocalist femminile e Janis entrò a far parte di essa. La fusione tra la sua voce abrasiva e il ruvido acid-blues della band si rivelò un successo. Il gruppo divenne subito popolare. Il successo convinse poi Janis lasciare la band, per intraprendere la carriera solista nel 1968.

Nel frattempo lei diviene uno dei simboli del rock al femminile, e, a dispetto di un fisico non proprio da top-model, un sex-symbol. La sua sensualità selvaggia la rendeva l’alter ego femminile di Jim Morrison e Mick Jagger. Un articolo di “The Village Voice” recitava:

«Pur non essendo bella secondo il senso comune, si può affermare che Janis è un sex symbol in una brutta confezione». Perdonateci, ma la confezione era invece ottima!

La sua vita fu caratterizzata da storie sentimentali senza futuro, ma ad un certo punto credette di aver trovato l’uomo giusto: decise di dare persino un taglio agli eccessi di un’esistenza inebriante, ma illusoria. Invece la notte del 4 ottobre del 1970 Janis spezzò la propria vita, quindici giorni dopo la scomparsa di Jimi Hendrix. Stroncata da un’overdose di eroina, il corpo fu ritrovato con il viso riverso sul pavimento, con fuoriuscite di sangue, ormai coagulato, dal naso e dalla bocca; il corpo era incuneato fra il comodino e il letto, e da ciò si desume la mancanza di qualsiasi riflesso teso a evitare l’ostacolo. Dolore, solo dolore. Il suo corpo venne cremato e le sue ceneri disperse nell’Oceano, lungo la costa di Maryn County.

Finiva così, a soli 27 anni, l’esistenza inquieta di Janis Joplin. Una vita vissuta pericolosamente, tra droghe e alcol. Una voce appassionata e straziante, che era insieme ruggine e miele, furore e tenerezza, malinconia blues e fuoco psichedelico. “Era una musa inquietante – scrive il critico rock Riccardo Bertoncelli (famoso per l’avvenelata di Guccini) – una strega capace di incantare il pubblico, la sacerdotessa di un rock estremo senza distinzione tra fantasia scenica e realtà”. Uno stile che diventerà un riferimento preciso per intere generazioni di vocalist, quali Patti Smith, Annie Lennox e Skin degli Skunk Anansie.

La critica la considera, all’unanimità, una delle migliori interpreti bianche di blues di tutti i tempi.

Janis, come detto, condivise apertamente l’ideale Peace & Love che caratterizzò il movimento hippy: partecipò a Woodstock e al concerto in memoria di Martin Luther King. Il suo stile emancipato era votato alla difesa dell’uguaglianza fra bianchi e neri.

Di lei si ricorda che nel 1969 fu fermata dopo il concerto tenutosi a Tampa in Florida, schedata e denunciata dalle forze di polizia con le accuse di disturbo dell’ordine pubblico e linguaggio volgare e osceno tenuto sul palco. Successivamente la corte ritenne esercitasse la libertà di espressione. Ancora durante un concerto a Francoforte, dopo essere stata “assalita” da una sua fan, la invitò a salire sul palco e volle che altri spettatori salissero con lei per ballare e cantare.

Nel 2005 fu insignita del Grammy Award alla carriera.

La cover “acida” di “Summertime” di George Gershwin, fu resa memorabile dall’interpretazione straziante di Janis.

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