Ipazia – La Prima Scienziata

di Mariarosa Signorini.

Dopo Simone de Beauvoir, Alexandra Néel e Christine de Pizan, con questo articolo vi parleremo di Ipazia d’Alessandria, ancora oggi un simbolo della libertà di pensiero.

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Nata fra il 355 e il 370 (vi è incertezza sulla data esatta) ad Alessandria d’Egitto, fu una matematica, filosofa ed astronoma. Figlia del filosofo Teone, studiò fin dalla tenera età nell’enorme biblioteca d’Alessandria e in prosieguo di tempo fu a capo della Scuola Alessandrina. Le si attribuiscono ipotesi sul movimento della Terra, cercando di  superare la teoria tolemaica, secondo la quale la Terra era al centro dell’universo. A lei è stata data la maternità di vari strumenti, come l’astrolabio, il planisfero e l’idroscopio, quest’ultimo è lo strumento con il quale si misura il peso specifico dei liquidi. Non sapremo mai quanto queste attribuzioni siano esatte; tutti i suoi scritti andarono probabilmente distrutti nell’incendio che rase al suolo la biblioteca, avvenuto nel 400. Ciò che sappiamo di lei ci giunge dagli altri filosofi del tempo, che ne parlano e la dipingono come una delle menti eccelse di allora.

In filosofia aderì alla scuola neoplatonica, ma, sempre secondo le fonti storiche, lo fece in modo originale ed eclettico; non si convertì mai al cristianesimo. Tradusse e divulgò con il padre molti classici greci, e grazie a loro le opere di Euclide, Archimede e Diofanto presero la via dell’Oriente, per ritornare in Occidente moltissimi secoli dopo. Insegnò e divulgò le conoscenze matematiche, astronomiche e filosofiche presso il Museo di Alessandria, la più importante istituzione culturale del tempo.

In un clima di fanatismo, di ripudio della cultura e della scienza in nome della dilagante religione cristiana, Ipazia venne trucidata nel 415, lapidata in una chiesa da una folla di esaltati.

Durante l’Illuminismo ella tornò in auge, poichè molti autori le riconobbero la grande libertà di pensiero e la grandezza dei suoi studi. E’ anche l’icona dell’indipendenza della donna, oltre che  martire del paganesimo, come avevamo già descritto in un nostro precedente articolo.

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A lei è intitolato il Centro Internazionale Donne e Scienza di Torino, creato nel 2004 dall’UNESCO  per sostenere lo studio, la ricerca e la formazione delle donne scienziate del Mediterraneo.

Essere donna ed essere, contemporaneamente, una persona di libero pensiero fu per Ipazia, che visse in un periodo storico caratterizzato da fanatismo religioso, un grandissimo handicap. La religione cristiana, sempre più diffusa ad Alessandria, non accettava che la donna potesse avere ruoli importanti nella società, figuriamoci se poteva avere una posizione libera come quella sua, capace di aprire le menti e di non inchinarsi a nessun dogma. Alle donne veniva imposto di girare  con il velo e di restare chiuse in casa in posizione di subordinazione all’uomo – si badi bene che è la religione cattolica, non l’islam -, come si poteva accettare che una donna formulasse ipotesi sul funzionamento del cosmo intero?

Nel 2009 è stato girato un film diretto dal regista spagnolo Alejandro Amenábar, “Agorà”. Il film uscì in Italia solamente alla fine del 2010, grazie a pressioni di gruppi di cittadini sui social network e del giornale La Stampa. E’ paradossale che nel 2009 nessuno si volesse prendere carico delle possibili conseguenze insite nella sua distribuzione. Ossia la rappresentazione di un’immagine negativa della religione cristiana.

Questo articolo è dedicato a tutte/i le/gli Ipazia, tanti e troppi. E’ Ipazia la donna musulmana, alla quale ancora è precluso il sapere e l’emancipazione, è Ipazia la donna occidentale intelligente e colta, ma ancora discriminata per il suo sesso e perchè magari la sua cultura non può andare a braccetto con la sua prestanza fisica. E’ Ipazia chi paga con la sua vita il fanatismo religioso altrui.

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