Intelligenza Artificiale – La Singolarità è Vicina?

di Juanne Pili.

Per Singolarità, nell’ambito degli studi sulla Intelligenza Artificiale, si intende quel momento in cui le macchine ci sorpasseranno in ogni abilità.

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Già l’anno scorso Stephen Hawking assieme all’informatico Stuart Russell dichiaravano sul che «Il successo nella creazione di AI sarebbe stato il più grande evento nella storia umana. Purtroppo, potrebbe anche essere l’ultimo». Questo per darci un’idea dell’entusiasmo con cui una parte della comunità scientifica – e non solo – prende in considerazione questo possibile traguardo.

Non è nemmeno del tutto condiviso il metodo con cui stabilire se un determinato “cervello elettronico” possa essere definito intelligente. Il test di Turing ha non pochi limiti. Del resto non è del tutto chiaro nemmeno cosa significa essere intelligenti e come un determinato sistema lo diventi. Sta di fatto che qualcosa sta accadendo. I progressi sono tanti e appaiono inesorabili. Una sorpresa potrebbe arrivare anche dalla Rete Internet, se prendiamo in considerazione il collegamento tra Intelligenza, complessità e densità di un sistema; su questo fronte sono attivi anche fisici teorici come Michele Romeo.

Su una cosa sono tutti d’accordo: Creare una intelligenza artificiale non sarà una passeggiata. Rimangono ancora situazioni paradossali, che costituiscono anche buona parte dei cliché cinematografici su questo tema: Un robot riesce a compiere azioni difficili per gli esseri umani, come eseguire mansioni ingegneristiche di precisione o calcolare complesse equazioni, mentre ancora nessuno è in grado di farci il letto o apparecchiare la tavola come si deve. Del resto esistono anche scienziati che sanno risolvere problemi matematici ostici ai più, ma non riuscirebbero a friggere un uovo. A parte le facili battute si tratta di un problema di non poco conto. Sembrerà paradossale, eppure calcolare la traiettoria di una cometa è molto meno complicato rispetto al fare in modo che dei bicchieri trasportati su di un vassoio non cadano a terra. Per non parlare della complessa infinità di fattori che elaboriamo – per lo più inconsciamente – nel produrre un’opera d’arte. Che dire poi delle emozioni? Siamo sicuri che debbano essere separate dal concetto di intelligenza? oppure ne sono la forma più primordiale e “propedeutica”.

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Un altro problema si pone immediatamente dopo la singolarità. Come reagirà l’economia? dal momento che tutte le categorie di lavoro verrebbero sostituite da autentici schiavi robotici. Un sistema monetario si regge sulla presenza di persone che spendono e investono ciò che guadagnano lavorando. Nel breve periodo potrebbe riguardare solo le masse meno abbienti, ma nel lungo minerebbe l’intera società. Non sarebbe saggio rimandare il problema finché il vulcano è spento. Chiedete agli abitanti di Pompei, cristallizzati per sempre nell’ultimo istante della loro vita, cosa ne pensano.

Del resto i veri schiavi siamo noi, da diversi decenni. I sistemi autonomi sono tra noi fin dagli anni ’70. Tuttavia questa dipendenza, sempre più pervasiva non è casuale. Nessuno spiritello malvagio si è introdotto nei nostri dispositivi mobili, nei computer o nei droni. Tutto dipende dalle nostre esigenze, ed è questo un fattore determinante che potrebbe impedire l’avvento della Singolarità, per motivi “fisiologici”. Nessuna macchina può evolversi da sola e necessita istruzioni da parte nostra. Lo sviluppo al quale stiamo assistendo fa parte di una molteplicità caratterizza da una categoria emergente di sistemi che collaborano con noi. Noi stessi potremmo diventare delle macchine. Sempre più specializzati, omologati e isolati l’uno dall’altro, messi in collegamento sempre più mediante interfacce collegate in Rete. Ed è questo un aspetto che viene considerato meno: La Singolarità dipenderà dallo sviluppo delle macchine o da una nostra regressione?

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