Il perenne enigma della Sfinge

di Igor Carta

Testa di faraone e corpo di leone, la grande sfinge e il più grande enigma della storia e dell’archeologia

Enigma Sfinge

“Enigmatico come una sfinge”, a tutti sarà capitato di sentire parole simili, ma il paragone si rivela quanto mai azzeccato, quanto le piramidi o forse più di esse, tale monumento ha acceso teorie, dibattiti anche feroci in un certo modo, ma per le sue caratteristiche uniche rimarrà un mistero forse per sempre, mistero su chi la costruì, per quale motivo ma soprattutto sul quando venne costruita. Cosa sappiamo di concreto su di essa? Sappiamo grazie alla stele che ancora alberga tra le sue zampe che Thutmose IV la liberò dalla sabbia, che nella stessa stele viene menzionato il faraone Chefren, a cui la sfinge è normalmente attribuita anche per via della presenza della piramide e del tempio a valle, in cui venne rinvenuta una famosa statua in diorite che lo rappresenta. Alcuni studiosi sostengono che sia nel corpo che sotto la statua insistono numerose cavità, che potrebbero essere tranquillamente grotte di origine naturale, Howard Vyse con i suoi famosi e delicati metodi cercò dei passaggi dentro la Sfinge facendo solo danni, qualcuno ancora lo chiama egittologo, pazienza. Eppure in molti non vennero e non sono tuttora convinti dei dati finora emersi riguardo la Sfinge, la testa è certamente attribuibile alla IV dinastia, il dibattito è ancora aperto riguardo le fattezze immortalate, attribuite sia a Chefren, a Cheope e anche a Djedefra, mentre secondo l’archeologo statunitense Mark Lehner rappresenterebbe un’altra divinità, ciò sarebbe provato dalla tipologia della barba rituale ritrovata in pezzi presso la statua. Sulla datazione della testa c’è poco su cui sindacare, è evidente che venne scolpita all’epoca della IV dinastia, del resto i segni di erosione presenti sia sul corpo, ma soprattutto quelli visibili sui bordi della “vasca” in cui è posta suggeriscono che la statua “originale” possa essere assai più antica.

La teoria elaborata dal professor Robert Schoch, docente di scienze naturali e matematica dell’Università di Boston, venne criticata da diversi altri studiosi, che la contrastarono adducendo fenomeni di erosione dovuti alla condensa notturna, alla sabbia bagnata o alle acque portate dalle periodiche esondazioni del Nilo. Opzioni discutibili, il fenomeno della condensa potrebbe aver interessato la sfinge solo in quelle parti che nel corso dei secoli rimasero esposte agli agenti atmosferici, anche l’ipotesi della sabbia bagnata non sembra che possa aver lasciato segni simili, idem dicasi per l’acqua da inondazione, visto che essi sono assai più marcati nel bordo superiore della vasca della sfinge che, oltretutto non appare nelle numerose foto d’epoca della statua perché coperto dalla sabbia. Ragion per cui risulta naturale pensare che davvero quei segni siano stati lasciati da delle copiose piogge, e qui arriva il nodo centrale, visto che l’Egitto, come tutto il nord Africa, divenne desertico verso il 4000 a.C., millecinquecento anni prima del periodo a cui vengono normalmente datate Sfinge e piramidi. La prova che la sfinge venne costruita quando sull’Egitto pioveva copiosamente ce la dà lo stesso Zahi Hawass, il più grande critico delle teorie alternative, che in un video descrive un canale di drenaggio che scarica proprio nel recinto della sfinge, cosa dovesse scaricare in un’epoca in cui in Egitto c’era più sabbia che acqua, esattamente come adesso, quella è un’altra storia. E’ davvero così esoterico pensare che la costruzione della sfinge venne intrapresa prima dell’epoca dell’antico Regno, magari al periodo dopo il 9.600 a.C a cui risale ad esempio il tempio megalitico di Göbekli Tepe, ancora in fase di scavo in Turchia? Forse no.

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