Il Giovane Favoloso – così visse Leopardi

di Enrico Bulleri

Il Giovane Favoloso, film diretto da Mario Martone, vede Elio Germano nei panni del poeta Giacomo Leopardi

il giovane favoloso

Fare un film sulla vita di uno scrittore e un poeta così umanamente unico, particolare e complesso, celebrato, quale Giacomo Leopardi è una sfida quantomai interessante, ma anche a grande rischio che la trasposizione cinematografica mai potrà essere più interessante del personaggio stesso e della sua stessa vita, forse poco “avventurosa” in senso narrativo, ma indomita e di rara vivacità intellettuale. Il tentativo di evocare in un film biografico -ma molto personale e teatrale come è nella tradizione dello stile di Mario Martone, già così mostratosi nel precedente suo film ottocentesco sul Risorgimento, “Noi Credevamo” realizzato del 2011 nell’ambito del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia-, offre non soltanto per gli uomini – e le donne- che si interessino di letteratura e poesia, un risultato stimolante e interessante. Purtroppo, come sappiamo per ogni film come questo di Martone, c’è quasi ad ogni stagione almeno un altro insulso adattamento britannico o americano di Lev Tolstoj o Beatrix Potter promettente lussureggianti dettagli del periodo e pari a zero intuizione. Questa volta però, il protagonista è egli stesso il poeta dell’Illuminismo, saggista e filosofo Giacomo Leopardi. Quando, dopo due ore e mezza, il Leopardi interpretato molto bene da Elio Germano non ha ancora sviluppato la sua eroica gobba, come suo storico e notorio tratto distintivo, possiamo capire che il film non si vuole fermare ad una riduzione meramente calligrafica e decorativa. Tutte le sale da ballo e i cappelli stravaganti di quel mondo e di quell’epoca non possono nascondere il fatto che il film di Mario Martone si sia speso così tanto per cercare di rendere incantevole ciò che il pubblico di oggi cinematografico se non letterario, si è completamente dimenticato possa essere interessante: la solitudine e il grande malessere dato dalla malinconia di essa quale condizione ineluttabile di vita, che negli animi più elevati all’osservazione della vera bellezza e della vera illuminazione del genio artistico sotto la forma della composizione poetica. E che come Leopardi sublimemente sarebbero stati capaci di restituire per i posteri di generazioni e generazioni di loro adoranti, ammirati lettori, che proprio grazie ai loro versi sono riusciti così tante volte a scrollarsi di dosso ogni miseria e prosaicità del mediocrissimo quotidiano. Dopo una breve incursione nei suoi anni d’infanzia, “Il Giovane Favoloso” si sofferma sulla gioventù del fragile scrittore, in quel particolare momento della propria breve esistenza sulla cuspide della vita adulta.

 Elio Germano ce lo mostra come un uomo soffocato dalla sua piccola vita cittadina. Comincia la corrispondenza con Pietro Giordani (Valerio Binasco), l’uomo che diventa il suo mentore e che suo padre Monaldo (Massimo Popolizio) teme lo porterà lontano dai principi conservatori che sostengono i loro ideali di famiglia. Leopardi si batte come può contro queste limitazioni e come tutta la vita, anche contro quelle date dal denaro che la ricca famiglia nobile per un certo periodo li centellinerà a causa delle sua posizioni, ma rimanendovi dentro ancora per qualche tempo fino a quando non saltiamo un decennio nel futuro ovvero nel passaggio da Recanati e Le Marche a Firenze, e lo seguiamo mentre egli sta raggiungendo il successo letterario, e la sua delicata salute sta già dissolvendosi. Gli scambi che abbiamo già avuto modo di apprezzare in apertura ci promettono di poter vedere un periodo della vita di Leopardi anche divertente in alcuni aspetti, seppur di stoica e acre auto-ironia e consapevolezza della di lui condizione, ovvero di grande vuoto. Con una tale produzione letteraria complessa quale è quella leopardiana, è quasi impossibile per Martone e la co-sceneggiatrice Ippolita di Majo, riuscire a tesserla in un film, seppur di oltre due ore e venti. Nel film si ottengono perciò delle parti più frammentarie fatte di conversazioni alle feste e un’abbondanza eccessiva e un po’ prosaica di citazioni da sue poesie. Per un film su una figura chiave dell’Illuminismo, sarebbe potuta e dovuta essere necessaria più illuminazione, sul personaggio stesso. Comunque le interazioni e gli sforzi per affrancarsi, rompere il soffocante gioco di un padre di famiglia, forniscono a “Il Giovane Favoloso” una alquanto piacevole e ispirata quota visiva e nei costumi, per non parlare della colonna sonora elettronica minimale e post-classica molto intelligentemente affidata al genio del giovane compositore tedesco Apparat, qui per l’occasione firmata col suo vero nome, Sascha Ring. Nella sua estetica visiva a tratti sublime seppur certo non molto aiutata dalla eccessiva nitidezza del digitale, il film di Martone non si discosta molto da certe rappresentazioni visive e recenti al cinema, della scuola di Downton Abbey e paesaggisticamente del periodo londinese delle lavandaie. Una maggiore difficoltà si manifesta casomai nella rappresentazione degli ultimi anni di Giacomo. Il declino del Leopardi è ridotto e reso un po’ opacamente.

il giovane favoloso

In quanto Martone non ha dimostrato come ce ne sarebbe stata necessità data l’importanza, il motivo per cui questo uomo contasse così tanto nella sua epoca, pur non avendo mai intenzione di convincere nessuno, e i perchè della sua morte abbiano talmente tanto significato. Altro aspetto meno convincente, “Il Giovane Favoloso” sorvola sull’Illuminismo e le rivoluzioni che stavano spazzando l’Italia agli inizi del 19° secolo. Sembra invece soddisfatto di filmare seppur con un grande gusto delle inquadrature e delle location, una esistenza che si è sempre più rinchiusa in sé stessa, svegliandosi all’ora di cena e che vacillante deambula per la città di Napoli, sempre infastidita da impudenti scugnizzi. Gli interessi amorosi e gli slanci appassionati di Giacomo sempre così disattesi e soffocati per tutta la vita, e la stretta amicizia datagli dal napoletano Antonio Ranieri (Michele Riondino) che lo prenderà con sé nella sua casa a vivere, assieme alla sorella di Antonio, Paolina, (Federica De Cola), anche per cercare di fargli compiere maggiori quantità di moto e di attività fisica all’aperto imprigionata dagli stenti di una salute sempre più malferma e di prostrazione anche morale, sono connessi a tutti gli sforzi che cadono nel dimenticatoio come egli inciampa sempre più vicino alla morte. Le svolte di spirito e di mimesi facciale e gestuale di Germano sono i maggiori e persistenti scorci di qualità, oltre a ciò che davvero mantiene in alto il film. “Il Giovane Favoloso” probabilmente riesce ad osservare solamente una parte della vita di un uomo complesso e non riconciliabile come quella di questo grande poeta e uomo di lettere italiano, ma scavando un po’ più nel profondo quello che rimane dell’approfondimento di Martone è il grande senso di vuoto e inutilità della vita stessa di un uomo dalla così grande interiorità. Alla fine, morendo dopo anni di dolore spirituale come anche fisico, Leopardi può avere soltanto la accentuata consapevolezza e la relativa residuale consolazione che con l’approssimarsi della morte, egli non sarà di certo l’unico ad averla al momento della fine quasi accolta e accettata, come unica liberazione e possibilità di fuga e redenzione (im)possibile da tale miseria di vivacità, sentimenti e di amore che è stata la vita.

EB

Capri, Hollywood 2014 Ha Vinto Il Patroni Griffi Award Mario Martone.

David di Donatello 2015:

Ha Vinto Il David Miglior Attore (Migliore attore Protagonista): Elio Germano.

Miglior Production Design (Migliore Scenografo): Giancarlo Muselli.

Migliori costumi (Migliore costumista): Ursula Patzak.

Miglior Trucco (Migliore Truccatore): Maurizio Silvi.

Miglior Hair Design / Styling (Migliore Acconciatore): Aldo Signoretti e Alberta Giuliani.

Nominato Ai David Miglior Film (Miglior Film): Mario Martone (regista).
Miglior Regista (Migliore Regista): Mario Martone.

Miglior Sceneggiatura (Migliore Sceneggiatura): Mario Martone, Ippolita Di Majo.

Miglior Produttore (Migliore Produttore): Carlo Degli Esposti, Nicola Serra, Palomar, Rai Cinema.

Miglior Fotografia (Migliore Fotografia): Renato Berta.

Miglior Musica (Migliore Musicista): Sascha Ring anche conosciuto come Apparat.

Miglior Montaggio (Migliore Montatore): Jacopo Quadri.

Migliori effetti visivi (Migliori Effetti Speciali Visivi): Chromatica.

Nominato Al David dei Giovani: Mario Martone (regista).

Premio Ciak d’Oro 2015, Nominato Ciak d’Oro Miglior Suono (Miglior Sonoro in Presa Diretta): Alessandro Zanon (suono).

Italian online Movie Awards (Ioma) 2015 Nominato IOMA Miglior film italiano (Miglior film di un italiano): Mario Martone.

Festival di Venezia 2014: Ha Vinto AKAI Internazionale Fest Film Award, Migliore Attrice: Iaia Forte (anche per “La Vita Oscena”e “The Show Mas Go On”).

Ha Vinto Il Premio Pasinetti: Miglior Attore Elio Germano.

Ha Vinto Il Premio Piccioni Sascha Ring per la colonna sonora.

Ha Vinto Il Premio Vittorio Veneto Film Festival Miglior Attore Elio Germano.

Nominato Al Leone d’Oro Mario Martone.

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