Hitler sconfitto dal Parkinson?

di Igor Carta

L’ipotesi secondo cui le condizioni fisiche ma soprattutto mentali di Hitler giocarono un decisivo ruolo nella caduta del nazismo

hitler

Un recente studio eseguito dal neurologo Raghav Gupta, membro del dipartimento di biologia del College del New Jersey, ed in questi giorni rilanciato da numerose testate nazionali ed estere, sosterrebbe che il peggiorare delle condizioni fisiche e mentali di Adolf Hitler avrebbe avuto un importante se non decisivo ruolo nell’andamento della guerra ed in tutte le scelte strategiche che esso andò a prendere, specie quelle che si rivelarono in seguito decisive, come l’operazione Barbarossa contro l’Unione Sovietica, la resistenza ad oltranza a Stalingrado e la tardiva reazione allo sbarco in Normandia. Viene inoltre avanzata l’ipotesi che al morbo di Parkinson potrebbero essere attribuibili tutti quei comportamenti caratterizzati dalla totale mancanza di compassione e di rimorso, passino nemici, ebrei e tutte le persone che per i noti motivi, etnia slava o rom, religione sionista, menomati fisici e mentali, riempivano i campi di concentramento, ma verso lo stesso popolo tedesco; tale atteggiamento è stato magnificamente raccontato nel film “La Caduta“, basato sulle opere dello storico Joachim Fest.

 

 

 

 In tanti si sono chiesti cosa abbia portato il dittatore a dichiarare la guerra totale, quando la Germania venne stretta dagli Alleati ad ovest e dai sovietici ad est; si è ipotizzato che la strategia della “terra bruciata” ordinata ma eseguita solo in parte per via dell’insubordinazione del ministro degli armamenti Albert Speer, potesse essere una imitazione di quella eseguita da Stalin davanti all’avanzata tedesca del 1941, per guadagnare tempo in vista del debutto delle nuove armi speciali come il Me262, le V2 e l’U-Boot tipo XXI; per altri Adolf Hitler era talmente ossessionato dalle opere di Richard Wagner da aver disposto, per se stesso, per il partito e per la Germania un finale da “Crepuscolo degli Dei“. Niente di strano che potesse anche trattarsi di pura e semplice cattiveria. Del resto non è nemmeno una novità che il Führer, fisicamente parlando, fosse un rottame, lo confermano le memorie raccolte da diversi storici, e pare che l’unico uomo capace di fargli paura fosse il suo dentista; quanto fossero gravi le sue condizioni fisiche è testimoniato anche dal progressivo ridursi delle apparizioni in pubblico con il precipitare della situazione militare, presenze che cessarono quasi del tutto dopo l’attentato del 20 luglio 1944. Di quelle che furono le scelte strategiche che in seguito ne determinarono la sconfitta abbiamo già parlato, ed anche osservato che anche in loro mancanza un rovesciamento della situazione sarebbe stato impossibile, specie per via della capacità industriale tedesca che, contrariamente a quella statunitense, andava via via sfasciandosi a causa delle incursioni, della mancanza di manodopera e di materie prime.

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