Hakkinen vs Schumacher – duello d’altri tempi

di Igor Carta

Mika Hakkinen fu il più caparbio degli avversari che Schumacher incontrò nella sua gloriosa carriera.

schumacher

Cosa sarebbe stato Michael Schumacher senza i suoi avversari? Le sue imprese sarebbero state altrettanto epiche senza la presenza di un vero “avversario”, spietato ma corretto, e con cui interagiva una sincera e a volte malcelata stima? Di tutti gli avversari che il Kaiser incontrò in carriera solo con due di loro creò un vero dualismo fatto di sorpassi, duelli e pole position contese sull’ordine dei millesimi di secondo. I grandi dei primi anni ’90 se ne andarono prima che Michael potesse metter loro i bastoni tra le ruote, ma conobbero quasi subito di qual dura pasta fosse l’allora giovane tedesco. Nelson Piquet, Nigel Mansell, Alain Prost e nella maniera più tragica, Ayrton Senna. Con Damon Hill, che riuscì a vincere il titolo solo quando Michael passò ad una Ferrari ancora acerba, i rapporti erano pessimi, così come con Jacques Villeneuve. Il primo vero avversario con cui si creò il dualismo che divenne leggenda fu il finlandese Mika Hakkinen. Figlio di una modesta famiglia di agricoltori, Mika iniziò la sua carriera su un kart regalatogli dal campione di rally Henri Toivonen, entrò nel Circus nel 1991 con la Lotus ottenendo diversi piazzamenti a punti. Ciò gli fruttò l’ingaggio da parte della McLaren con il ruolo di tester, per poi passare a titolare a stagione in corso dopo l’appiedamento di Michael Andretti. La notorietà arrivò però in conseguenza del terribile incidente di cui il finnico fu protagonista nel 1995 sul circuito di Adelaide, durante le qualifiche del Gp d’Australia. Hakkinen rimase in coma più di una settimana, e fu allora che nacque il sodalizio quasi fraterno con il boss McLaren Ron Dennis. Il finnico riprende regolarmente l’attività la stagione successiva.

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Già nel 1997 la Mercedes inizia ad investire seriamente sul team McLaren, ad agosto scippa alla Williams lo storico direttore tecnico Adrian Newey, e a fine stagione già si colgono i primi risultati; David Coulthard vince a Monza, mentre Hakkinen centra la prima pole in carriera al Nürburgring e la prima vittoria a Jerez. E’ nel 1998 che emerge il lato più coriaceo del pilota finlandese, una stagione dominata con 8 vittorie e 9 pole position. L’unico avversario che gli contese il titolo fino all’ultima gara fu Michael Schumacher che, malgrado una vettura meno competitiva, sfruttò appieno le magagne in casa McLaren, ovvero scarsa affidabilità e box non sempre reattivo. Fu invece nella stagione successiva, nel 1999, affrontata con il n°1 sul musetto, che emerse il lato più umano di Mika. Dopo un esordio da incubo in Australia, che vide invece il trionfo di Eddie Irvine, nella tappa successiva in Brasile torna il solito Hakkinen, che toglie la vittoria a Schumacher correndo…alla Schumacher appunto. Ad Imola però, succede qualcosa; Mika parte in pole, conduce la gara in maniera autorevole fino al 17° giro quando, in uscita dalla variante bassa, la McLaren inspiegabilmente va a sbattere contro le barriere a bordo pista. E che dire poi del volto assai abbacchiato del finlandese sul podio di Montecarlo, terzo dietro delle Ferrari a dir poco imprendibili? Dopo le vittorie in Spagna e Canada inizia per il finlandese un periodo da incubo. In Francia è secondo sotto il diluvio, partito quattordicesimo rimonta a suon di sorpassi, manca la vittoria a causa di un testacoda. A Silverstone, nel Gp che vedrà l’incidente che terrà Schumacher lontano dal Circus per almeno 3 mesi, Hakkinen conduce la gara finché perde una ruota montata male nel pit stop precedente. Solo il compagno di colori David Coulthard argina l’arrembante Irvine, giocoforza nuova prima guida Ferrari. Per Hakka sembra spalancarsi la via per il secondo titolo mondiale, invece inizia un periodo che per poco non lo conduce alla depressione. In Austria parte in pole e sembra destinato ad una facile vittoria. Ci pensa il compagno Coulthard a seminare grane, speronando il finnico durante il primo giro. Mika deve così rimontare da fondo gruppo. Ma Coulthard, non contento di aver fatto fuori il leader del mondiale riesce anche a farsi beffare da Irvine che gli soffia una vittoria certa, oltre che dovuta. Ron Dennis poi ferma la rincorsa di Hakkinen che si conclude con il terzo posto. Nuova beffa in Germania, dove la Ferrari va a cogliere una inaspettata doppietta grazie alla fantastica prestazione di un altro finlandese, quel Mika Salo a cui è stata affidata la vettura di Schumacher. Il campione del mondo in carica viene fatto fuori prima da guai al rifornimento, poi dal cedimento di un pneumatico che lo spedisce nella sabbia. Unico sprazzo di sereno per Hakka è il gran premio di Ungheria dove finalmente la fortuna lo assiste per tutto il week end. Anche in Belgio, altro feudo di Re Michael sembra tutto facile.

Mika scatta dalla pole con a fianco il compagno David Coulthard, che dopo lo start letteralmente “impazzisce”, quasi collide con il compagno ma alla prima curva è in testa e si avvia verso la vittoria con un ritmo inavvicinabile per tutti. Mika lo lascia fare, lo scozzese sta vivendo forse il suo giorno di grazia, ma ciò va ad alimentare ulteriormente le tensioni nella scuderia di Woking. Il giorno più nero è invece quello di Monza. Hakkinen parte dalla pole, tiene autorevolmente il comando della corsa fino a metà gara quando, in ingresso alla prima variante sbaglia la scalata. La McLaren va in testacoda e si ferma nella sabbia. Mika preso dallo sconforto si nasconde dietro un guard-rail e scoppia in un pianto dirotto sbattuto in mondovisione. Finisce così, tra le lacrime, il mito del pilota di ghiaccio, ma è proprio in quell’occasione che il finnico si guadagna la stima e l’ammirazione di parecchi che vedevano in lui solo un nemico, ma i suoi guai non sono finiti. Hakkinen e Irvine volano quindi verso il Nürburgring a pari punti, ma complice la variabilità del meteo dalla gara sul circuito tedesco esce un ordine di arrivo a dir poco singolare. Primo Johnny Herbert con la Stewart, secondo Jarno Trulli su Prost e terzo Rubens Barrichello su Stewart. Hakkinen rimedia solo un misero quinto posto mentre Irvine è clamorosamente fuori dai punti. Da barzelletta la scena che vede l’irlandese fermo ai box in attesa del montaggio dell’ultima ruota. E’ quell’episodio che palesa maggiormente i problemi sorti in casa Ferrari con l’assenza di Schumacher, pilota abile, ma soprattutto sopraffino collaudatore e grande uomo squadra. Dopo un incontro con Luca Cordero di Montezemolo il tedesco decide di tornare alla guida della sua F399 per le ultime due gare della stagione a Sepang e Suzuka.

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In Malesia Schumacher compie una gara da antologia, staccando quasi di un secondo tutti gli altri in qualifica e favorendo in modo mirabile la vittoria del compagno Irvine; Mika sembra impotente, rassegnato ad un destino che sembra mirato a separarlo dal secondo titolo. A nulla serve la ridicola querelle imbastita dal team McLaren sui famosi deflettori della Ferrari, peraltro già utilizzati al Nürburgring dove furono tutt’altro che decisivi. L’ultima gara a Suzuka sancirà il nome del nuovo campione del mondo, sia piloti che costruttori. Irvine arriva in Giappone con 4 punti di vantaggio ma vanifica quasi tutto con un grave errore nelle prove libere e nelle qualifiche in cui rimedia solo la quinta miglior prestazione. Michael strappa la pole, ma Mika è al suo fianco. In Ferrari non si fanno drammi, sarà sufficiente stringere il finnico tra le due rosse per garantire la conquista di entrambi i titoli. La rossa n°3 invece parte male e Hakka si invola indisturbato verso vittoria e titolo tenendo un ritmo inavvicinabile per tutti, Schumacher compreso. Il più classico dei duelli si riattiva nella stagione 2000 che per Mika è ancora da tunnel della depressione. Zero punti nelle prime due gare contro il punteggio pieno di Schumacher a cui va ad aggiungersi la beffa di Imola. Nonostante la vittoria in Spagna nella prima parte di stagione sembra Coulthard il driver designato in casa McLaren per la lotta al titolo. Solo a partire dal Gp d’Austria Mika ritrova lo smalto dei tempi migliori. Vince anche in Ungheria e Belgio dove strappa la vittoria a Schumacher dopo una corsa epica effettuando forse il più bel sorpasso della storia proprio a danno del tedesco che si prende la rivincita a Monza. Negli Usa Mika è invece fermato dal cedimento del motore Mercedes proprio mentre era alla caccia dello storico rivale. Il finnico non demorde, ci sono ancora due gare, a cominciare dalla amata Suzuka che gli ha già regalato due allori. Il copione sembra lo stesso del 1999. Michael parte male dalla pole, tenta di stringere Mika contro le barriere, ma la McLaren si invola in testa alla corsa. Ma stavolta la Ferrari tiene il ritmo e a Schumacher, come a Imola, mirabilmente assistito dalla squadra, riesce il solito colpaccio del pit stop che gli vale vittoria e primo titolo mondiale in rosso. Va però a Mika l’onore delle armi, i due hanno staccato tutti gli altri di quasi un minuto facendo corsa a sé per 53 infernali tornate. L’ultima gara in Malesia è solo una passerella per la Ferrari, in molti già pregustano “la bella” per la stagione 2001 ma Mika non è più lo stesso, è diventato papà e già a fine estate annuncia il ritiro dalle corse. Schumacher ha già inaugurato la lunga serie di allori mondiali che sembra scontata mancando lo storico rivale. Ma il boss McLaren Ron Dennis è uno a cui piacciono le sorprese. Al posto di Mika ingaggia un ragazzino molto promettente, è finlandese, veloce e arrembante, si chiama Kimi Raikkonen.

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