Guareschi e le finte lettere di De Gasperi

di Mariarosa Signorini.

Secondo il Vocabolario della Crusca, “bufala” deriva dall’espressione “menare per il naso come una bufala”, ovvero portare a spasso l’interlocutore trascinandolo come si fa con i buoi e i bufali, per l’anello attaccato al naso.

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Giovannino Guareschi.

Il termine indica, perciò, un’affermazione falsa o inverosimile, volta a ingannare il pubblico, presentando deliberatamente per reale qualcosa di falso o artefatto. Innumerevoli notizie giornalistiche infondate – bufale – si diffondono quotidianamente – basti pensare a quelle sul Disastro Germanwings, ad esempio – ma quale può essere considerata la prima bufala italiana?

Siamo nel 1954. Giovannino Guareschi dirige il Candido, un settimanale umoristico e di satira politica di stampo anticomunista fondato nel 1945 con Giovanni Mosca. Nel n. 4 del periodico, edito in data 24 gennaio 1954, veniva riprodotta una lettera datata Roma 19 gennaio 1944 a firma “De Gasperi“, indirizzata al Tenente Colonnello A. D. Bonham Carter presso laPeninsular Base Section in Salerno. In essa, scritta a macchina su carta intestata della Segreteria di Stato di Sua Santità e recante lo stemma Vaticano, venivano richieste:

«Azioni di bombardamento nella zona periferica della città – Roma – nonché sugli obbiettivi militari segnalati … Questa azione, che a cuore stretto invochiamo, è la sola che potrà infrangere l’ultima resistenza morale del popolo romano, se particolarmente verrà preso quale obbiettivo l’acquedotto, punto nevralgico vitale».

Con un suo articolo il direttore attribuiva all’On. Alcide De Gasperi tale lettera, ne garantiva l’autenticità attraverso una serie di dichiarazioni:

«Certificazione del notaio Bruno Stamm di Locarno attestante l’autenticità della fotocopia; visto della Pretura di Locarno per l’autentica della firma e del sigillo del predetto notaio;

Visto della Cancelleria dello Stato della Repubblica e Cantone Ticino per l’autentica della firma e del bollo apposti dal sig. Ettore Pedrotta per il Pretore di Locarno;

Dichiarazione del sig. Umberto Focaccia, Perito calligrafo del Tribunale di Milano, che, raffrontata la firma De Gasperi
apposta alla lettera con le fotocopie di autografi sicuramente autentici, la riconosce «in piena coscienza» come autentica;

Certificato del Notaio Ercole Doninelli di Chiasso attestante l’autenticità della firma apposta dal perito Focaccia nella dichiarazione di cui innanzi».

Faceva seguito un commento dove tra l’altro, testualmente, si diceva:

«Niente davvero di straordinario: nella storia della Resistenza si può trovare materiale assai più interessante e significativo. Ma, agli effetti della nostra tesi, ha il suo valore. Quando, infatti, definiamo De Gasperi un politicante spietato, non ci basiamo su nostre personali impressioni. E quando diciamo che De Gasperi è uomo che non si ferma davanti a nessuno e a niente, ci basiamo su qualcosa di concreto. Qui, per esempio, vediamo il De Gasperi che, ospite del Vaticano, scrive tranquillamente, su carta intestata della “Segreteria di Stato di Sua Santità” delle lettere contenenti richieste di bombardamenti su Roma! Non è un gesto incosciente e stolto: è un vero e proprio sacrilegio. Non è il semplice gesto di uno che tradisce l’ospitalità, è il
gesto nefando di un cattolico che tradisce il Santo Padre. È un foglio di carta da lettera sottratto sì: ma in mano dei nemici della Chiesa avrebbe potuto diventare una potentissima arma di denigrazione. Oggi, che la tattica spietata del politicante De Gasperi è ben nota, il documento non può più servire ai nemici di Cristo come un’accusa contro il Capo della Cristianità, ma servirà semplicemente a puntualizzare la figura del politicante De Gasperi. Il quale, pur di arrivare al suo scopo, non la perdona neppure a Cristo. Del sacrilegio orrendo commesso dal cattolico De Gasperi siamo ben sicuri: carta canta – infine continuava su De Gasperi – Freddo, spietato, privo di ogni scrupolo, feroce, se occorre, De Gasperi è, in questo particolare momento, l’uomo più pericoloso che l‘Italia passa trovarsi alla costole».

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Uno dei documenti falsi che ingannarono Guareschi.

Nel successivo numero di Candido veniva riprodotta un’altra lettera, ma autografa, in data 26.1.1944 sempre a firma “De Gasperi”, del seguente tenore:

«Carissimo, spero di ottenere da Salerno il colpo di grazia. Avrete presto gli aiuti chiesti. Coraggio, avanti sempre, per la santa battaglia, auguri, buon lavoro e fede».

In seguito alla pubblicazione di tali lettere con relativo commento, l’On. Alcide De Gasperi, a mezzo del prorprio avvocato sporgeva formale querela per il reato di diffamazione a mezzo della stampa contro Guareschi, in qualità di direttore del settimanale Candido.

Il processo che ne seguì fu velocissimo e pieno di anomalie e stranezze. Innanzitutto, durò appena tre udienze. Durante il dibattimento, dopo che i giudici ebbero ascoltato la testimonianza di De Gasperi e la deposizione dell’imputato, Guareschi chiese ai giudici di sottoporre le lettere ad una perizia, ma il Collegio giudicante respinse l’istanza motivando così:

«Le richieste perizie chimiche e grafiche si appalesano del tutto inutili, essendo la causa sufficientemente istruita ai fini del decidere».

Quindi, il Tribunale dichiarò Giovannino Guareschi colpevole del reato ascrittogli e lo condannò alla pena di un anno di reclusione, oltre al ristoro del danno verso la parte civile, liquidato in una lira. Guareschi, dopo la condanna non appellò la sentenza. Scrisse:

«No, niente Appello. Qui non si tratta di riformare una sentenza, ma un costume … Accetto la condanna come accetterei un pugno in faccia: non mi interessa dimostrare che mi è stato dato ingiustamente».

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Alcide De Gasperi.

Fu il primo giornalista della Repubblica Italiana a scontare interamente una pena detentiva in carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Alla pena fu accumulata anche una precedente condanna ricevuta nel 1950 per vilipendio al Capo dello Stato, per una vignetta satirica sul presidente Einaudi.

Pacifico è, comunque, che le lettere siano state un falso su cui l’ingenuo, ma onesto, Guareschi era inciampato. Esse erano state, fra l’altro, presentate ad altri giornali (e da questi rifiutate), prima di arrivare al Candido, gratuitamente e ad opera di un certo De Toma, ex ufficiale della RSI. Successivamente si tenne un processo contro De Toma, nel quale, contrariamente al processo Guareschi, vennero eseguite le perizie calligrafiche, che stabilirono, non senza vicissitudini processuali, che le lettere fossero comunque un falso. Il De Toma fu però assolto, non essendo stata raggiunta la prova del falso nei suoi confronti.

Tale vicenda appare nei giorni nostri abnorme, se si considerano, anche grazie all’avvento dei social network, le innumerevoli bufale che vengono diffuse quotidianamente, senza che alcuno dei divulgatori venga mai sanzionato. Nulla sembrerebbe (ahinoi) cambiato, invece, in ordine al funzionamento della giustizia e verrebbe quasi da dire: “allora, come ora”.

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