di Juanne Pili.
Nuove scoperte nel campo dell’ingegneria genetica permetterebbero la produzione di frutta e ortaggi giganti.
E’ poco noto, ma quando i primi esploratori portarono in Europa dalle Americhe gli ancora sconosciuti pomodori, questi apparivano giganteschi rispetto ai frutti e ortaggi noti all’epoca. Nel 900 si diffuse la leggenda della frutta gigante americana, che probabilmente voleva essere un messaggio di prosperità e abbondanza per gli immigrati europei, tanto che se ne fecero persino delle cartoline, ovviamente si trattava di fotomontaggi. Inoltre è già possibile coltivare zucche dalle dimensioni ragguardevoli, con metodi accessibili, per niente misteriosi.
I ricercatori del Cold Spring Harbor Laboratory di New York, in collaborazione con altri istituti americani, dal canto loro hanno cercano di comprendere la base genetica di un eventuale gigantismo in frutti e ortaggi. Sono forse riusciti nell’impresa studiando due ceppi mutanti di pomodoro. Lo studio è stato pubblicato su Nature Genetics. Le dimensioni ed altri tratti delle piante dipendono da ciò che accade nella parte superiore del gambo, una punta in crescita chiamato meristema. Lì, le cellule staminali si dividono e specializzano in specifiche parti delle piante. Gli scienziati hanno scoperto un ciclo di feedback che coinvolge due geni, uno per stimolare la produzione di cellule staminali e l’altro per bloccare la produzione. Decisiva in questo frangente l’attività del gene CLAVATA3; una sua proteina richiama una catena di tre molecole di zucchero, generando una reazione a catena che porta alla produzione di frutti e ortaggi sempre più grandi.
Con queste conoscenze i coltivatori potrebbero manipolare e migliorare le colture, aumentandone anche il rendimento.
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