Ebola – Scampato pericolo?

di Juanne Pili.

Sulla questione Ebola non è il caso di abbassare la guardia. Nuovi focolai anche dove si proclamava lo scampato pericolo.

ebola

Sembrerebbe che il pericolo di una epidemia di Ebola su vasta scala sia stato scongiurato. In realtà abbassare la guardia proprio in questo momento sarebbe pericoloso. Il numero di contagi, la dove la malattia non cessa di esistere, non è diminuito affatto, si continua ad avere notizie a proposito di nuove comunità infettate, non di rado i cadaveri infetti vengono sepolti in segreto. Tutto questo accade ancora oggi nell’Africa Occidentale.

Questo è quanto denuncia Joanne Liu, Presidente della associazione Medici Senza Frontiere su Nature, organizzazione in prima linea, che ha trattato un terzo dei casi di Ebola segnalati nel focolaio in questione; decisivo per l’espandersi dell’epidemia è stata la mancanza di volontà politica, che ha tardato e reso poco efficaci le prime risposte all’emergenza. Non sembrerebbero esserci miglioramenti in questa direzione.

Dal momento che non possiamo ignorare il problema, in quanto non si tratta di una delle tante guerre sconosciute che infuriano in paesi lontani che non influiscono particolarmente sulla nostra economia, recentemente sono le organizzazioni internazionali a cercare di prendere in mano la situazione: dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) alla Banca Mondiale (WB), comprese le nazioni del G7. Non mancano sul campo diverse organizzazioni filantropiche e si sta stendendo un report su cosa “non fare” onde prevenire future epidemie. Degne di menzione la Harvard University e l’Istituto di Medicina statunitense ONG.

Verrebbe da pensare che sia tutto sotto controllo, invece le cose stanno diversamente. Stiamo parlando della terza più grande epidemia di Ebola nella storia. Persino la Liberia, che da maggio è stata proclamata fuori pericolo, ha registrato sei nuovi casi a fine giugno. Un’altra trentina di casi sono stati confermati in Guinea e Sierra Leone nell’arco dello scorso mese. Gran parte dei casi non sembra riconducibile al contatto diretto con persone infette. I sistemi sanitari sono deboli e scarseggia ancora una reale profilassi epidemiologica, è difficile anche solo effettuare delle analisi del sangue in laboratorio.

Liu elenca sei punti fondamentali per affrontare la situazione in maniera corretta, potrebbero sembrarci ovvi, ed è questo che preoccupa, il fatto che nelle regioni interessate sono misure ancora quasi del tutto inesistenti:

«Isolare i pazienti in cura. Quarantena dei pazienti infetti e assistenza medica/psico-sociale per pazienti e famiglie;

Sepolture sicure. Disinfettare i cadaveri e garantire che gli addetti alla sepoltura indossino indumenti protettivi;

Coinvolgere le comunità. Lavorare con le comunità per aiutarle a capire la natura di Ebola, per proteggersi e arginare la trasmissione della malattia;

Sostenere la sorveglianza della malattia. Implementare meccanismi per individuare nuovi casi facilmente, tracciare le vie di trasmissione più probabili e identificare i siti che richiedono la disinfezione;

Monitorare i contatti di coloro che hanno avuto a che fare con persone infette per garantire cure rapide in caso di malattia;

Ristabilire i sistemi sanitari. Rendere le cure mediche disponibili per le persone con malattie e condizioni diverse da Ebola».

Ancora oggi si combatte con gli stessi fenomeni che hanno permesso all’epidemia di espandersi, dalle stagioni delle piogge, alla carenza di risposte coordinate, oltre alla paura e diffidenza delle persone. Anche se alcune battaglie sono state vinte, la guerra è ancora lontana dal vedere la fine.

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