Civiltà Avanzate nell’Universo – Dove sono?

di Juanne Pili.

Se esistono civiltà avanzate nell’universo, «dove sono tutti quanti?» avrebbe chiesto Enrico Fermi. Ed è questo il noto paradosso omonimo.

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La risposta più convincente è che – data l’alta probabilità che nell’infinità dello spazio ve ne siano – non ne esistono nelle vicinanze del sistema solare; oppure si  nascondono molto bene. Sì, ma come facciamo a riconoscere coi nostri mezzi le prove dell’esistenza di una civiltà avanzata in un altro sistema? Un aiuto ci viene dall’astronomo russo Nikolai Kardashev. Nel 1960 classificò le civiltà sulla base di come queste raccolgono l’energia. La cosiddetta Scala di Kardashev. I primi tre tipi sono quelli previsti dall’astronomo, ma è stata ulteriormente estesa:

Tipo I: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia disponibile sul suo pianeta;

Tipo II: civiltà in grado di raccogliere tutta l’energia del proprio sistema solare;

Tipo III: civiltà in grado di utilizzare tutta l’energia della propria galassia.

Evidentemente noi siamo ancora una civiltà di Tipo 0. Fino ad ora ci siamo dimostrati capaci di esaurire le risorse a disposizione e non siamo ancora in grado di sfruttare a pieno quelle rinnovabili, per quanto ci siano dei progressi importanti. Quindi potremmo dire che ci stiamo avviando – faticosamente – al Tipo 1.

Una civiltà di Tipo 2 sarebbe in grado di colonizzare tutti i pianeti, comete e asteroidi del suo sistema solare, sfruttandoli come immense miniere. Arrivati al  Tipo III questa ipotetica civiltà sarebbe in grado di racchiudere dentro apposite Sfere di Dyson le stelle della Galassia in cui si trova. I primi due tipi non possono essere identificati dalla Terra senza inviare delle sonde in loco. Ci interessano comunque relativamente meno, perché solo a partire da una civiltà di Tipo III possiamo parlare di tecnologie in grado di piegare lo spazio-tempo permettendo così di viaggiare oltre i limiti della velocità della luce; ovvero col cosiddetto viaggio a curvatura.

Il viaggio a curvatura è una tecnologia teorica resa molto nota dalla Serie fantascientifica Star Trek. Dal momento che la velocità della luce è una costante si potrebbe eludere questo limite piegando lo spazio-tempo, facendo così surfare l’astronave utilizzando lo spazio-tempo come fosse un’onda. Nella nostra bolla locale la costante “C” resterebbe così inviolata, oltretutto potremmo accelerare quanto ci pare senza subire alcuna conseguenza spiacevole, come rimanere spiaccicati nella prima parete che incontriamo nella direzione opposta al moto. Che ci crediate o meno alla NASA c’è già chi studia questa tecnologia. Per Sfera di Dyson (teorizzata dal fisico Freeman Dyson) invece si intende un’enorme struttura in grado di avvolgere un’intera Stella in modo a sfruttarne appieno l’energia.

E’ stato calcolato il calore di scarto che verrebbe emesso da queste sfere. Un team di ricercatori ha così potuto censire 100 mila galassie a caccia degli indizi in grado di identificare queste tecnologie. I risultati sono stati pubblicati su Astronomy & Astrophysics. Non si tratta del primo che viene fatto in proposito ed ha avuto esito negativo.

Per tanto anche i più aperti all’ipotesi delle visite da parte degli alieni sulla Terra dovranno cozzare contro il fatto che la probabilità di essere notati da eventuali turisti extraterrestri, provenienti da galassie evidentemente molto lontane dalla nostra, si riduce notevolmente.

«Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera» – Kafka, Il Messaggio dell’Imperatore.

Una Sfera di Dyson nella Costellazione del Cigno?


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La missione spaziale Kepler, a caccia di nuovi pianeti continua a esplorare la porzione di spazio corrispondente alle Costellazioni del Cigno e del Dragone. Ci aveva già stupito trovando pianeti molto simili a Marte e potenziali “cugini” della Terra. Ed anche qualcosa di simile a sua nonna. Qualche giorno fa, proprio nella Costellazione del Cigno una nuova scoperta, che riguarda stavolta una stella, le cui anomalie nel suo spettro luminoso rimettono in discussione quanto trattato un mese fa in questo articolo.

Solo una cosa sembra certa in tutta questa storia; dati la classe stellare e l’analisi spettrale di KIC 8462852 non è possibile attrivuire le anomalie ad una sua variabilità intrinseca. La spiegazione più accreditata al momento è che l’attrazione gravitazionale di una nana rossa nelle vicinanze (885 Unità Astronomiche) abbia provocato l’arrivo di una pioggia di comete provenienti dalla Nube di Oort. Quella che avvolge il nostro sistema Solare.

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Questa spiegazione non trova tutti d’accordo. E’ stata registrata una riduzione di luminosità pari al 22% e la nube di comete non sarebbe sufficiente a spiegare un fenomeno simile. Anche chiamare in causa un campo di asteroidi non sembra sufficiente, senza contare che ulteriori analisi hanno decisamente scartato l’ipotesi. La loro collisione – in gran quantità – creerebbe polvere calda visibile a lunghezze infrarosse che non sono state registrate.

L’astronomo Jason Wright ipotizza che si tratti di una struttura artificiale. Una sfera di Dyson. Per quanto sia molto più probabile una anomalia naturale di cui non possiamo tenere sotto controllo tutti i fattori, il SETI ha puntato le sue antenne verso KIC 8462852, non si sa mai. La ricerca di un primo contatto con gli alieni è presa molto sul serio, al contrario di quanto si potrebbe pensare, tanto da coinvolgere Stephen Hawking ed altri scienziati nella realizzazione di un progetto, che coinvolge due radiotelescopi, atto a raggiungere questo obiettivo entro dieci anni. I precedenti non mancano. Un bersaglio interessante potrebbe essere la stella HIP11915, nella Costellazione della Balena, avente un sistema Solare molto simile al nostro.

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