Città Violenta – Ricordando Sergio Sollima

di Enrico Bulleri.

“Il Padrino” vi poneva un’offerta che non si poteva rifiutare. “The Family” vi pone un’offerta per cui non c’è alternativa.” Frase di lancio originale americana di Città ViolentaPer Sergio Sollima (Roma, 1° aprile 1921 – Roma, 1° luglio 2015).

città violentaPer ricordare degnamente Sergio Sollima scomparso a 94 da pochi giorni, vi parlerò di un film che egli diresse nel 1970 con capitali anche americani della United Artists, la quale lo distribuì negli Stati Uniti come Violent City”, il titolo italiano tradotto, ovvero Citta violenta. Nel 1973, il film venne modificato e ridistribuito come “The Family”, nel tentativo di sfruttare la scia del filone sulla criminalità organizzata scaturito con il successo de “Il Padrino”, un anno prima. A complicare ulteriormente le cose, l’edizione del 1973 re-distribuita dalla United Artists aveva tagliato otto minuti di film. L’ Anchor Bay ha ripristinato in dvd l’edizione integrale del film con gli otto minuti in italiano sottotitolati in inglese, che è quella fatta poi risuscitare sul mercato nostrano dopo che per vent’anni e passa il film era sopravvissuto nell’home video in italiano soltanto grazie alla mitica vhs SSV- Star Video svizzera, nel 2003, dalla bella edizione in dvd della Ripley’s.

Sollima raccontava che Bronson essendo nato da genitori lituani, da bambino parlava come lingua straniera solamente il polacco, non imparando l’inglese che fino all’adolescenza. La conoscenza della lingua polacca da parte di Bronson e la sue claustrofobia, erano entrambe state messe in mostra ne “La Grande Fuga”, in cui Bronson interpreta appunto un prigioniero di guerra polacco soprannominato “Il Re del tunnel” a causa della sua claustrofobia.

E anche Sollima non sfuggì, avendo a che fare con due protagonisti del calibro di Charles Bronson e Telly Savalas, a realizzare un film di connessioni. “Città violenta” è infatti il terzo ed ultimo abbinamento di Savalas e Bronson (gli altri furono “La Battaglia dei Giganti” e “Quella sporca dozzina”). Oltre ad essere anche uno dei primi dei 14 film girati assieme da Bronson con la moglie Jill Ireland. Bronson la incontrò la prima volta in Irlanda nel 1962, quando era ancora sposata con uno degli attori de La Grande Fuga”, David McCallum. Dopo averla incontrata, Bronson avrebbe detto a McCallum, “Ho intenzione di sposare sua moglie.” I due si sposarono nel 1968 e almeno apparentemente, avrebbero mantenuto una grande e inseparabile famiglia fino alla sua morte per cancro al seno nel 1990.

Negli anni 1963-1964, Bronson interpretava Linc nella serie televisiva “I Viaggi di Jaimie McPheeters”, accanto al dodicenne Kurt Russell. Nel 1981, Bronson aveva rifiutato il ruolo di Snake Plissken proprio a favore di Kurt Russell. Il motivo? A Bronson il ruolo sembrava per l’età troppo difficile. Dato che Bronson fu un mitragliere d’aereo su una Superfortezza B-29, guadagnandosi così anche una Purple Heart nella seconda guerra mondiale, e che Bronson aveva lavorato in una miniera di carbone dai 10 anni d’età (diventando claustrofobico per questo) fino ai 22 (quando è scappato dalle miniere di carbone per andare in guerra), questa è probabilmente una buona introduzione per parlarvi della caratura dell’uomo.

Mentre è al lavoro su uno dei suoi bersagli, il killer professionista Jeff Heston (Charles Bronson) è inseguito da un gruppo armato di teppisti, colpito, e lasciato per morto in un epico doppio scontro. Purtroppo per la malavita organizzata mandante dell’omicidio, essi hanno sparato sì a Heston, ma non lo hanno ucciso come credevano. Il suo viaggio attraverso il sistema penitenziario serve solo a temprare ancora più come l’acciaio il desiderio di vendicarsi sulle persone che lo hanno incastrato.

Tra questi uomini il primo è certamente Al Meyer (Telly Savalas), un gangster che voleva togliere di mezzo l’abilità unica di Heston con le armi, perchè ormai troppo pericolosa secondo lui per il suo impero criminale, dopo il classico rifiuto di Heston a lavorare ancora per la sua organizzazione, e volersi così godere un meritato ritiro a causa sempre di una donna, ma Meyer non è tipo da prendere un no come risposta. Così organizza di nuovo un bel piano per ricattare Heston e farlo tornare a lavorare per lui, avendo l’arma definitiva dalla sua parte: la vecchia fiamma di Heston, Veronica Shelton (Jill Ireland).

Il gioco ha inizio. Jeff vuole vendicarsi, ma ottiene così modo di evitare la banda di assassini di Meyer, traditori e sacchi di merda, nel penitenziario. Sarà Jeff ad avere alla fine il sopravvento ed emergere vittorioso verrà, o verrà seppellito diventando per sempre il mercenario di Meyer, o ancora, morirà nelle strade insanguinate di New Orleans?

L’unico personaggio di Charles Bronson sullo schermo è da sempre stato lo stesso Charles Bronson. La mia immensa stima per Bronson attore e maschera non è certo un segreto. Mentre altri vedono il volto stilizzato da indiano butterato, con una capigliatura quasi sempre ribelle e un paio di baffi, io ho sempre visto un brillante e sottovalutato attore fare il meglio con quello che gli è stato dato, appunto una grande faccia che non si può dimenticare. Il suo amore per la moglie Jill Ireland lo ha portato occasionalmente in alcuni film a scendere di alcune tacche a causa sua, ehm, come la mancanza di capacità di agire, ma non è terribile in questo film, anzi, e questo soprattutto per merito del lavoro psicologico di Sollima, molto approfondito e funzionale al personaggio, alla storia del film. Per quanto riguarda Telly Savalas, lui è impressionante in praticamente tutto quello a cui ha preso parte e questo non fa eccezione.

Dei tre Sergio che tanto hanno fatto nello spaghetti western, Sergio Sollima è il meno noto al pubblico di massa (dopo Sergio Leone e Sergio Corbucci). Ma ha realizzato la splendida“Trilogia di Cuchillo”, dal nome del protagonista, il bandito peones indelebilmente incarnato da Tomas Milian: “La Resa dei conti”(1966), “Faccia a Faccia”(1967), “Corri, Uomo Corri!”(1968), prima di passare al genere in cui anche lì avrebbe realizzato cose egregie, il poliziesco, anche declinato in miscela unica e appassionante di poliziotti difficili, violenza grafica, corruzione, e tanta eccellente azione. Di questi film che avrebbero avuto il loro apice in “Revolver”(1973) con Oliver Reed e Fabio Testi, “Città Violenta” è il primo del genere per Sollima e uno dei primi noir e film di gangster per il cinema italiano stesso, e ancora uno dei migliori grazie alla bravura di Sollima come regista. Il film si muove sempre molto piacevolmente per gli standard del cinema odierno, fa un largo uso di alcune belle località grazie alla splendida, ipercalda fotografia di Aldo Tonti, di un interessante abbigliamento dei protagonisti ad opera di Giulio Coltellacci, alla colonna sonora memorabile e seminale di Ennio Morricone, oltre a contenere delle sequenze realizzate con grande maestria, come quella coinvolgente anche l’altro cattivo del film, l’Avvocato Steve interpretato da Umberto Orsini, nell’ascensore panoramico bersagliato dai colpi al silenziatore di un fucile telescopico, e nell’assenza improvvisa di sonoro della scena.

Città violenta” è potremmo dire, uno dei più grandi esempi del cinema d’azione italiano degli anni ’70, e per fortuna, completamente avulso da una certa freneticità registica odierna che tanto ci ha assuefatto, nell’action moderno . Piuttosto che dal montaggio ipercinetico di oggi ma grazie a quello così leoniano di Nino Baragli, “Città violenta” cattura potentemente attraverso una lunga costruzione dell’attesa, anche nelle sequenze d’azione. Tra le caratteristiche che si stagliano di questo genere, l’inseguimento in auto messo in atto nel film, è uno dei migliori inseguimenti automobilistici degli anni ’70 grazie alle minuscole, tortuose strade di San Thomason, dove la sequenza venne realizzata (e grazie alla Mustang di Bronson). Uno dei metodi più impressionanti fra quelli utilizzati da Sollima nelle riprese dell’inseguimento, è un impressionante camera car dall’interno che permette allo spettatore di sentire le acrobazie stesse della macchina e le sterzate, mentre è inseguita. E’ un inseguimento davvero epico, e la sensazione claustrofobica conferita dagli edifici su entrambi i lati non fa che aumentare la tensione.

Lo script(dal soggetto di Dino Maiuri e Massimo De Rita, firmato addirittura da quattro sceneggiatori: Sauro Scavolini, Gianfranco Calligarich, Lina Wermuller, lo stesso Sollima) è a volte un po’ confuso e difficile da seguire, non ha molto senso in alcuni punti, ma nell’economia complessiva del film non ha molta importanza. Proprio come per Jill Ireland stessa, se il film risulta così buono è possibile ignorare il fatto che non ha molto senso nei suoi passaggi, e goderlo soprattutto per il piacere visivo che trasmette.

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Curiosità


La versione in dvd dell’Anchor Bay ristabilisce otto minuti del film che vennero originariamente tagliati dalla United Artists per l’uscita negli Stati Uniti. Poiché queste scene non sono mai stati doppiate in inglese, sono presentate in lingua originale italiana con sottotitoli in inglese.

Secondo le note di copertina del dvd, il film è stato ispirato da “Frank Costello, Faccia d’Angelo”(1967) di Jean-Pierre Melville.

Sharon Tate era stata considerata per il ruolo di Vanessa Sheldon, che poi venne interpretata nel film da Jill Ireland.

Jon Voight venne considerato per il ruolo di Jeff Heston che fu poi interpretato da Bronson.

Questo film ha avuto due versioni americane principali negli Stati Uniti. La prima versione è stata distribuita dalla coproduzione internazionale, mentre la seconda, un ampia uscita, è stata distribuita dalla United Artists. Il film venne titolato “Violent city” per la prima di queste uscite, ma venne re-intitolato “The Family” per la seconda. Seconda uscita del film che fu nel febbraio 1973, e aveva “The Family” come titolo, in una grafia e in un logo del film in testo bianco su sfondo nero e in caratteri di visualizzazione, del tutto simili a quelli de “Il Padrino”(1972), che era uscito appena un anno prima divenendo un enorme successo, e quel film come questo film italiano coinvolgevano anche la mafia e la famiglia: la inter-relazione tra un killer, un boss della mafia e il loro interesse in un amore condiviso. Il titolo del film è tornato ad essere “Violent City” per la sua uscita in dvd nei territori di lingua inglese. Il titolo “Violent City” è una traduzione letterale in inglese del suo originale titolo italiano che è appunto, “Città Violenta”.

Il film è stato incredibilmente co-scritto da Lina Wertmuller.

La United Artists ebbe tagliato circa otto minuti dalla versione italiana di questo film per la sua uscita americana. Queste scene sono state reinserite nel DVD.

La versione completa e non tagliata di questo film in dvd ripristina tutte le scene che erano state omesse in tutte le precedenti stampe in lingua inglese. Poiché queste scene non sono mai state doppiate in inglese, sul dvd appaiono in lingua italiana con sottotitoli in inglese, mentre il resto del film è in inglese.

Uno dei primi grandi film di Bronson insieme con la moglie Jill Ireland.

Bronson ricevette il primo nome nei crediti del film, Telly Savalas ebbe il secondo, e Jill Ireland il terzo.

Telly Savalas, pur avendo ricevuto il secondo nome nei titoli del film, non appare fino a circa un ora dal suo inizio [nella versione integrale].

Terzo ed ultimo film che ha visto assieme Bronson e Savalas. I primi due film furono “La Battaglia dei Giganti”(Battle of the Bulge)(1965)di Ken Annakin e “Quella sporca dozzina” (1967) di Robert Aldrich

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