Cinema Uomini e Solitudini – Joe Hill

di Enrico Bulleri.

«Ho sognato di aver visto Joe Hill la scorsa notte. Vivo come te o me. Gli dico, ma Joe tu sei morto da dieci anni. Io non sono mai morto davvero, mi dice» – Frase di lancio originale del film.

joe hillSe Joe Hill di Bo Widerberg dovesse assumere una prospettiva e uno scopo di film politico, è quella dell’apprezzamento poetico delle canzoni scritte da Hill nei suoi barcollamenti esistenziali. Hill era un immigrato svedese che venne processato e condannato per l’omicidio di un droghiere di Salt Lake City nel 1914 e giustiziato l’anno successivo da un plotone di esecuzione nel cortile dello Utah State Penitentiary.

Tuttavia, il film è volutamente un po’ sfarfallante nel fare ipotesi circa il suo eroe, sulle sue pulsioni e i suoi sogni, e soprattutto sulla sua colpevolezza, quale un apprezzamento anche del mitico Joe Hill, che fu resuscitato nel 1925 dalla potente ballata “The Mighty Organizer’s Ballad” scritta da Alfred Hayes e Earl Robinson. Senza volerlo essere, ne sono sicuro, “Joe Hill” di Widerberg è una visione leggermente severa del modo in cui un bel giovane, che amava i bambini e l’aria fresca e la musica, e che possedeva la passione politica che al tempo poteva avere un commesso di negozio, sia stato trasformato in un martire dal tempo e dalle circostanze, con la complicità fredda di alcuni dei suoi collaboratori sindacali.

Molto poco si sa circa il vero Joe Hill, tranne che era nato come Joel Emmanuel Haaglund, e che era venuto negli Stati Uniti circa nel 1901 o nel 1902, all’età di 19 anni, e anche che nel 1910 era diventato un membro della Industrial Workers of the World ed era stato attivo in una serie di scioperi e movimenti di libertà di parola sulla West Coast.

Al momento del suo arresto a Salt Lake City, si stava riprendendo da una ferita dovuta ad un colpo di pistola ricevuto, che venne sottolineata dal pubblico ministero come un punto importante nel caso, totalmente e puramente indiziario, intentato contro di lui. E facendo infatti continuare per decenni ad esserci un potente dibattito come per Sacco e Vanzetti -altro celebre e molto analogo caso- sull’inoppugnabile menzogna o meno che Joe Hill fosse colpevole, e su perchè egli abbia sempre rifiutato di spiegare la sua ferita per il fatto che avrebbe coinvolto l’onore di una donna. Che nel film bisogna comunque dire, è così improvvisamente e cortesemente sincera da essere assai improbabile.

joe hill 2Sembra che ci siano però, molti dubbi che la prova fosse troppo fragile per giustificare un verdetto di colpevolezza, e che la sua esecuzione sia stata un atto politico, da parte sia dello Stato mormone dello Utah che da Joe Hill stesso il quale, fino alla fine, ha “allegramente” e stoicamente aiutato -pur fra gli immaginabili e inevitabili abissi di angoscia e tristezza- a ridefinire la sua sconfitta e la sua morte in una vittoria. La notte prima della sua esecuzione, telegrafò a William D. Haywood, il leader sindacale: una poi divenuta celeberrima esortazione, e poi ancora uno slogan «Non perdete tempo nel lutto. Organizzatevi».

Widerberg, il quale riconosce che sono noti pochissimi fatti reali su Joe Hill, ha scelto di organizzare il suo film come un ode nei modi suadenti di una pastorale a un uomo che, come interpretato splendidamente da Thommy Berggren, attore fedele di Widerberg ed eccellente protagonista del cinema svedese, ne ha definito nettamente il carattere assolutamente mai idiosincratico ad ogni avversita’ e ostacolo, proprio di tutti i grandi uomini -da Giulio Cesare e Carlo Magno, a Stephen Foster e Alexander Graham Bell, per come essi si sono profilati nella letteratura giovanile, ispiratrice di natura come lo è stata certamente anche certamente per Widerberg.

Con l’eccezione delle prime sequenze, ambientate in un ghetto di New York – il quale è un poo’ sospettosamente pittoresco, la maggior parte del film si svolge in idilliaci, fertili paesaggi. Joe cavalca treni merci per tutto l’abbondante e grande paese, incontra colorati ma ben nutriti vagabondi, e vi scivola, più o meno sognante, costantemente in combutta con coloro che, secondo Widerberg, trascorsero una buona parte del loro tempo a cercare di organizzare i lavoratori industriali in piuttosto piccole comunità agricole.

Infatti, “Joe Hill”, la cui sceneggiatura ha tutta la sostanza (e tutto di una continuita’ un po’ sconnessa) del libretto di una commedia musicale, descrive la vita depressa della comunità di lavoratori, con così poco della reale vitalità (e violenza) del movimento dei lavoratori prima della WWI, e nel quale si fonde tutto il costante lirismo che era la cifra stilistica del cinema di Widerberg.

Nel suo approccio al film, Widerberg cita con accuratezza per la sfortunata tematica lo slogan portato dalle donne durante gli amari picchetti, durati 10 settimane, dello sciopero tessile del 1912 a Lawrence, Massachusetts: «Vogliamo il pane e le rose». In un modo o nell’altro, tutti i film del regista svedese hanno tentato di coniugare assieme, con maggior successo il pane e le rose, gia’ dai primi anni de “Il Quartiere del corvo” (Kvarteret Korpen, 1963) un film la cui superficie di bella solennità è l’equivalente visivo alla psiche della classe operaia che il giovane Widerberg si portava dentro.

Nel successivo “Elvira Madigan” (1969) e in “Ådalen ’31“(1969) le preoccupazioni sociali di Widerberg sono ancora evidenti, in quanto sono le stesse poi in “Joe Hill”, e che adesso sono diventate piu’ sedimentate e consapevoli, invisibili e mai appesantitamente enunciate, in un film dalla grande tristezza di fondo e non potrebbe essere forse altrimenti, agghindato e decorato come una sfilata di tableu vivants, scene a quadro fisso quali carri allegorici – e con qualcosa di contenuto dello stesso impatto artistico.

Widerberg aleggia il sospetto delle analogie tra il processo a Joe Hill e alcuni procedimenti giudiziari contemporanei a quando venne realizzato il film, in particolare alle Black Panthers.

Suicide Is Painless.

Riconoscimenti


“Joe Hill” fu girato principalmente in Svezia, con soltanto alcune inevitabili location, negli Stati Uniti, dove venne distribuito dalla Paramount.

BAFTA Awards Anno 1972: Nominato al Premio delle Nazioni Unite.

Festival di Cannes Anno 1971: Ha vinto il Premio della Giuria a Bo Widerberg; Nominato Alla Palma d’Oro Bo Widerberg.

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