Christine de Pizan – Antesignana del Femminismo

di Mariarosa Signorini.

Christine de Pizan può essere considerata veramente l’antesignana del femminismo. Ciò ha ancora più risonanza se si considera il periodo storico in cui ella ha vissuto: il Medioevo.

christine de pizan

Tutti conoscono la splendida Simone de Beauvoir e molte donne la ammirano incommensurabilmente  per il suo pensiero emancipato. Vi abbiano anche parlato di Alexandra Néel, anarchica e femminista vissuta a cavallo fra il 1800 e il 1900.

Chi è? Cristina (Christine) da Pizzano (de Pizan) nacque a Venezia nel 1365. La famiglia del padre Tommaso aveva proprietà nel territorio di Pizzano (da qui il nome), in quel di Bologna. Il padre aveva svolto studi di medicina presso l’Università di Bologna, prima di iniziare ad insegnarvi l’astrologia. In seguito raggiunse a Venezia un suo compagno di studi, per divenire consigliere (ovviamente di astrologia) stipendiato della Repubblica. Qui sposò la figlia del condiscepolo, dalla quale ebbe tre figli, con Cristina unica femmina. In prosieguo di tempo Tommaso ricevette dal re di Francia Carlo V la proposta di divenire consigliere astrologico (ma anche politico) della Corona, proposta che accettò, trasferendo tutta la famiglia in Francia presso la Corte del Re.

L’infanzia parigina di Christine fu felice, il padre si preoccupava di procurare alla figlia, a dispetto del suo sesso, una cultura letteraria di cui ella saprà profittare in seguito. Quando raggiunse l’età matrimoniale il padre scelse per lei (allora si usava così) un giovane gentiluomo, il cui padre apparteneva alla casa del re. A quindici anni Christine si sposò e amò sempre il marito (di un amore profondo) sino alla prematura morte di lui, dopo dieci anni di matrimonio e tre figli. Lei decise allora di non poter amare più alcun uomo. Rimasta anche orfana di padre, fu costretta a prendere in mano le sorti della famiglia: i suoi due fratelli ritornarono infatti in Italia nei possedimenti del padre, ma la madre, i suoi tre figli piccoli e una nipote restarono a suo carico.

Fu un compito arduo, poiché il padre non era stato in grado di amministrare saggiamente i suoi beni. Fra le altre cose, la proprietà dei beni del padre le fu contestata e lo stipendio del marito non le  fu più pagato con regolarità.  Per quasi quindici anni passò da un processo all’altro, ove la sua condizione di donna e di vedova la rendevano ancora più vulnerabile innanzi alla disonestà dei suoi avversari. In conseguenza di ciò, Christine fu costretta ad operare in sé stessa simbolicamente quella “mutazione” che è alla base di una delle sue opere più importanti: trasformarsi in uomo. Utilizzando le conoscenze e il tatto di cui il padre l’aveva dotata, divenne il primo scrittore professionista della letteratura francese: nessuno prima di lei aveva vissuto “della propria penna”. Iniziò indirizzando agli amici, che conservava ancora a corte, poesie che deliziavano il pubblico colto. Tale poesia di corte, fatta eccezione per alcuni componimenti a carattere politico, è poesia personale o amorosa. Nella poesia personale Christine vi invoca la sua esperienza, i dolori della vedovanza, le sue difficoltà materiali, per attirare sì compassione, ma collegando sempre i suoi problemi individuali a questioni di morale e quindi ha un’impronta filosofica. Nella poesia amorosa, ella descrive, secondo il modo cortese, le diverse fasi e i diversi aspetti dell’amore. Adotta, comunque, sempre il punto di vista femminile, anzi femminista.

Epistre Othéa, Christine de Pizan - 100 images of wisdom

Questa strategia si rivelò proficua e la sua situazione materiale sembrò migliorare nel corso degli  anni. Di fatto cominciò a godere della protezione di mecenati assai potenti. Godendo ormai di una certa sicurezza materiale e in possesso di vaste e solide conoscenze intellettuali, Christine potè dedicarsi, abbandonando le composizioni leggere che tanto l’avevano aiutata economicamente, alla grande opera filosofica che voleva intraprendere.

La disputa sull’opera di de MeunRoman de la Rose” le aprirà la strada in tal senso: ella, infatti, si espresse con veemenza contro il naturalismo e soprattutto contro l’antifemminismo del Roman. Tale suo atteggiamento rappresentò un’operazione pubblicitaria molto ben riuscita: a conclusione di una polemica di cui fu istigatrice e grande trionfatrice, Christine divenne una figura letteraria di primo piano. In questa battaglia ella difese a spada tratta ciò che coincideva perfettamente con le sue idee: il femminismo. Subito dopo fece copiare una prima raccolta delle sue opere complete, per dare avvio alle sue grandi opere morali e filosofiche con la certezza di trovare un pubblico (il che, data la sua condizione di donna, le sarebbe stato impossibile altrimenti).

Christine riscoperta, senza essere stata mai completamente dimenticata, verso la metà del secolo XVIII dagli storici, da allora è stata incessantemente studiata e persino usata da nazionalisti e da femministe. Se oggi suscita numerosi studi eruditi di alta qualità, non è però più letta, indubbiamente perché non è più leggibile: la sua vastità, la difficoltà della lingua ne impediscono l’accesso al grande pubblico. Ma è stata una grandissima intellettuale e, soprattutto, una grandissima donna, capace di rendersi indipendente ed emancipata innanzi alla grande giungla maschile.

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