Charlie Hebdo – Bufale sull’Attentato di Parigi

di Igor Carta.

E’ trascorso poco più di un mese dai tragici fatti di Charlie Hebdo, e nonostante il pullulare di video che rilanciano la “teoria del complotto”, ancora non sarebbero emersi elementi che farebbero seriamente pensare che quei fatti di inizio gennaio siano ancora più oscuri di quanto non sembri.

sangueE’ vero che in passato diversi conflitti hanno avuto analoghi episodi scatenanti, come il famoso “incidente di Gleiwitz” prima dell’invasione della Polonia, e quello del golfo del Tonchino per la guerra del Vietnam. Daremo spazio alle domande non ancora evase a fine pezzo, passiamo quindi all’analisi degli elementi principali portati a sostegno dell’ipotesi “false flag”.

L’assenza di sangue: il principale elemento a sostegno riguarda il famoso filmato in cui, dopo l’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, i fratelli Kouachi hanno uno scontro a fuoco con degli agenti di polizia e in cui uno di loro, Ahmed Merabet, tra l’altro di fede islamica, giace a terra e viene freddato con un colpo a distanza ravvicinata. A suscitare perplessità sarebbe la totale assenza di schizzi di sangue, la mancata esplosione della testa, il corpo che non sussulta in seguito al colpo mortale ed il fatto che l’agente non tenti mai una reazione. In primo luogo, non siamo sicuri dove l’agente sia stato materialmente colpito, alla testa o al torace, l’unica certezza è che il colpo ha trapassato la vittima, per quella nuvola di fumo bianco e per il fatto che dopo la rimozione del cadavere il sangue si vede molto bene. Inoltre, in diversi filmati pubblicati specie dall’ISIS è riscontrabile che, ad un colpo singolo, non sempre la testa si depezzi, come dimostrato da alcuni, stile cocomero; e ripetiamo che tuttora non si sa dove l’agente sia stato colpito, idem per la mancanza di sussulti dopo il colpo mortale. Riguardo la mancata reazione dell’agente Merabet è palese che è ferito e probabilmente, durante lo scontro, avrebbe anche perso l’arma. Ed è davvero il caso di rispettare la memoria di una persona che ha perso la vita.

In realtà basta analizzare tutte le immagini per verificare che effettivamente c’erano tracce di sangue sul marciapiede.

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specchiettiQuestione specchietti: i fratelli Kouachi hanno utilizzato, per raggiungere Parigi e nella prima parte della fuga, una Citroen C3 nera. Secondo alcuni filmati la vettura aveva gli specchietti bianchi, mentre in alcune foto sarebbero di colore nero, ragion per cui ci sarebbe stato uno scambio di vettura. Non c’è nessun mistero, visto che gli specchietti incriminati possedevano una calotta cromata, la cui tinta appare diversa a seconda dell’angolazione e delle condizioni di luce.

documentiDocumenti dimenticati in auto: un punto su cui si è discusso molto, si sono anche viste numerose vignette al riguardo, ma a ragion veduta non sembra così strano che i due siano usciti di casa, pur per compiere un’azione simile, con i documenti in tasca. La ragione è molto semplice: la fonte di ciò è rimasta anonima, poi è stata rilanciatada Le Monde, inoltre nell’auto sono state trovate due bandiere jihadiste, un passamontagna ed una decina di bottiglie molotov; passi che il documento incriminato poteva anche essere un depistaggio, ma la polizia ha anche altri modi per identificare i sospetti In quel caso specifico, in molti poterono registrare la targa della C3 ed in seguito della Clio rubata ad un passante durante la fuga per le vie di Parigi, ma non è tutto. Ovviamente i due non hanno raggiunto la redazione abbigliati come li abbiamo visti, sarebbero stati notati e probabilmente fermati subito; ma nel caso in cui, per un controllo di routine fossero incappati nelle forze dell’ordine, l’azione non avrebbe mai avuto luogo, sarebbero stati subito condotti in caserma per essere identificati visto che in Francia, così come in Italia, è vietato circolare senza documenti d’identità.

legatoCoulibaly legato: un altro indizio che proverebbe il complotto è stato rilanciato da PandoraTV che, esaminando il filmati del blitz, avrebbe riscontrato che il soggetto crivellato di colpi dalle teste di cuoio, Amedy Coulibaly, avrebbe avuto le mani legate. In effetti si nota qualcosa del genere in alcuni fotogrammi, così come si nota che le mani sono libere, niente di strano che Coulibaly, seguendo la logica del martirio si sia lanciato contro due ali di agenti armati che lo hanno subito abbattuto con fuoco incrociato. Qualcuno ha obiettato che si trattasse di un ostaggio, senza chiarire perché mai un ostaggio si sarebbe dovuto prestare ad un gesto del genere. Noi abbiamo analizzato fotogramma per fotogramma il video dimostrando che non era affatto legato (cfr. il nostro video incorporato alla fine del post).

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anonymousIo non sono Anonymous: è apparso un video in francese su questi fatti (cfr. il nostro video) che inizia con tale titolo; questo perché la nota rete di hacker anarchici, ha annunciato, e attuato pochi giorni fa, di attivare degli attacchi informatici contro siti e profili sul web riconducibili all’ISIS e ai suoi combattenti. L’autore accusa senza mezzi termini il governo francese di aver partorito il complotto: si domanda come mai i due jihadisti hanno vendicato, così si dice, delle vignette blasfeme apparse più di 10 anni fa, dimenticando che nel frattempo erano giunte minacce e che la redazione fu oggetto di un attentato nel 2011. Secondo quesito, come facevano i due attentatori a sapere che quel giorno si svolgeva la riunione di redazione verso le 11:30; era il 7 gennaio, primo giorno lavorativo dopo le feste, in più quel giorno era presente in redazione un lettore che aveva appena vinto un contest avente come premio una giornata in redazione, e ciò dovrebbe essere un evento piuttosto reclamizzato. Chiede inoltre come, malgrado la preparazione militare palesata dai due, come abbiano fatto a sbagliare civico e chi gli abbia aperto la porta; osservando l’edificio, anonimo in color crema e senza insegne è comprensibile che in strada dovevano stare il meno possibile con le armi in pugno, dopodiché con le stesse hanno convinto la prima persona trovata, la disegnatrice Corinne Rey detta Coco, ad aprire la porta elettronica.

CHARLIE_GILETIn 3 minuti il giornale “20 Minutes” è già al corrente dei fatti, mentre i cronisti di “ITelè” hanno già avuto il tempo di andare sul tetto mentre la squadra di soccorso avrebbe impegato tra i 30 e i 45 minuti per giungere sul posto. Basta informarsi per capire che sono accuse inconsistenti: Allo stesso indirizzo di CH, al 10 di rue Nicolas Appert, ha sede la televisione Première Ligne, presso cui lavora Martin Boudot, il giornalista che ha fatto le prime riprese in cui si vedono chiaramente tre se non quattro agenti che giungono nei pressi della C3 ad assalto ancora in corso, che hanno un conflitto a fuoco con i due fratelli appena usciti dalla redazione, prova di ciò è il lunotto della C3 perforato. Qualche giorno dopo venne rilasciato dalla Reuters un altro video girato dal lato opposto a quello di Boudot, in cui si vede chiaramente crollare un’altra fandonia, cioè che una volante della polizia abbia lasciato strada ai fratelli che, al tentativo di blocco della volante sono scesi dall’auto, ben consapevoli che a differenza loro la polizia deve attenersi a delle regole d’ingaggio, e hanno subito aperto il fuoco causando una precipitosa ritirata della volante.

L’unico elemento da verificare in questi filmati rimane la presenza di una persona che indossa un indumento scuro dalla foggia assimilabile ad un giubbetto antiproiettile; dall’assenza di gradi e distintivi non sembra un agente di sicurezza, potrebbe trattarsi di un giornalista od operatore che lo ha indossato udendo i colpi? Non sappiamo ancora rispondere, chiunque abbia riscontri e voglia discuterne è bene accetto. Altro punto contestato, la presunta assenza di traffico che potrebbe essere spiegata in parte con la presenza, siamo nel pieno centro di Parigi, con mezzi pubblici piuttosto efficienti e di zone a traffico limitato, nonché l’impiego diffuso nella capitale francese delle biciclette. Si chiede poi l’autore del video come mai il presidente François Hollande si presenta sulla scena del delitto 55 minuti dopo senza apparentemente alcuna contromisura, incurante di blocchi stradali e pallottole vaganti. E’ vero che con un lasso di tempo così ristretto non vi era certezza se quei fatti erano la miccia o meno di un disegno terrorista più ampio, ma si presume che per fare quella “passerella” il presidente si sia avvalso di tutte le misure previste per qualsiasi uscita pubblica, senza dimenticare che un fatto del genere avrà sicuramente concentrato in quella zona tutte le forze disponibili. Ultima domanda, come mai i due non siano stati arrestati al pari di chiunque che avesse ad esempio rapinato una gioielleria!! Passi che non stiamo parlando di una semplice rapina ma di una strage premeditata, i due potevano anche aver già contemplato l’idea del martirio durante o dopo l’azione. Quindi a conti fatti gli elementi a sostegno della tesi “false flag” non possiedono una consistenza di rilievo, restano da spiegare il personaggio in antiproiettile sul tetto ed il fatto che la redazione di CH quel giorno non fosse presidiata come avveniva dopo l’attentato del 2011. In ultima analisi vale la pena di leggere un recente post su Facebook del giornalista Martin Boudot su come giudica le ipotesi di complotto, lui che era presente ai fatti.

kouaSarebbero emersi nuovi elementi che proverebbero la teoria del complotto dietro l’attacco alla redazione del giornale parigino Charlie Hebdo. Il primo riguarderebbe la presunta morte dei fratelli Kouachi in Siria nell’ottobre del 2014, notizia che sarebbe confermata da diverse testimonianze di altri combattenti che li avrebbero affiancati nelle scorribande degli jhadisti dell’ISIS. Tali fonti però non hanno avuto nessun riscontro, sembra strano che vengano menzionati da combattenti siriani, visto che gli stessi fratelli, durante gli assalti avrebbero gridato in presenza di più testimoni di far parte dei gruppi yemeniti legati ad Al-Qaeda. Tale rivendicazione è stata poi confermata dalle parole di Harat al Nazari, uomo di punta di Al-Qaeda nella penisola arabica.

Al Jazeera, citando fonti yemenite ha confermato la presenza dei fratelli nello stato arabo nel 2011 Che è stata invece smentita dalla vedova di Said Kouachi secondo cui il marito non è mai stato in Yemen e mai aveva palesato intenti jihadisti. Sia essa che la moglie di Cherìf sono state arrestate, interrogate ed in seguito rilasciate. E’ stata smentita anche la voce secondo cui uno dei due terroristi aveva gli occhi blu, contrariamente ai due fratelli franco-algerini. Tale affermazione fu prima attribuita a Corinne Rey, che aprì la porta ai due, ma la diretta interessata, Segolène Vinson ha categoricamente smentito tale riscontro, stesso dicasi per l’ingiunzione a recitare ad alta voce il Corano. I sostenitori della tesi del complotto puntano il dito infine sul fatto che, come nel caso di Bin Laden, non siano stati mostrati i cadaveri né dei fratelli né di Coulibaly dopo i blitz che ne hanno causato la morte. Segnaliamo che neanche quelli delle vittime dentro la redazione lo sono stati. Cosa ci conferma che siano stati uccisi e sepolti, è perché non si è tentato di prenderli vivi; che fossero loro dentro la famosa tipografia ce lo confermano due testimonianze, quella del titolare Michèl Catalano, rilasciato dopo un paio d’ore e dopo aver medicato una ferita al collo a Said Kouachi ed un suo cliente di cui sappiamo solo il nome Didier, che recatosi nella tipografia per lavoro vi avrebbe trovato Catalano in compagnia di quello che sembrava un agente delle forze speciali, gli avrebbe anche stretto la mano, ma insospettito da una frase di questi: “noi non uccidiamo civili” avrebbe avvisato la polizia guidata tra l’altro anche dal famoso dipendente nascosto tra gli imballaggi.

Nella parte finale della fuga i due fratelli avrebbero inoltre palesato il proposito di morire come martiri. Forse non sono elementi tali da convincere i più tenaci, ma pare superfluo ribadire che Anonymous ha ancora in atto una serie di attacchi informatici a siti e profili di personaggi riconducibili allo stato islamico.

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